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Anno: 1937 - 1941
Località: Milano, Vigentina
Indirizzo: Via Sarfatti 25
Destinazione d'uso: Edifici per l'istruzione
Progettista: Giuseppe Pagano, Gian Giacomo Predaval
L’Università Bocconi, forte del successo di iscrizioni, a metà anni Trenta richiede ed ottiene dal Comune di Milano un’area di proprietà pubblica dove realizzare la nuova sede. L’accordo prevede che il Comune definisca un progetto di massima ma al tempo stesso che l’università si affidi ad un consulente di sua fiducia.
L’ex ministro Giovanni Gentile, sostenitore dell’università, coinvolge Giuseppe Pagano, direttore della rivista Casabella e protagonista del rinnovamento in architettura con opere come l’Istituto di Fisica nella Città Universitaria di Roma, dove aveva avuto modo di scontrarsi con il retorico monumentalismo di Marcello Piacentini. Il progetto comunale viene fermamente contestato da Pagano, che, inaspettatamente, è incaricato dal senatore Gentile di redigere un progetto alternativo. Dopo svariate vicissitudini e non senza opposizioni da parte di personalità come il Podestà di Milano, Pagano riesce a imporre un progetto fortemente innovativo, formato da volumi disposti liberamente sul lotto senza riconoscere il vincolo del perimetro dell’isolato. Lo schema cruciforme, in parte derivato dalla sede del Bauhaus di Walter Gropius, permette di areare e illuminare correttamente tutti gli ambienti.
Ogni volume ha dimensioni differenti in base alla funzione contenuta: il corpo uffi ci si trova sopra l’ingresso porticato di via Sarfatti; il volume di distribuzione si sviluppa in profondità; a nord sorgono le aule ad anfi teatro; a sinistra, rispetto all’ingresso, si trovano le aule; a destra il blocco dei servizi. Le severe geometrie dei volumi e delle aperture sono regolate da un attentissimo studio delle proporzioni, e la purezza delle forme è rafforzata dalle cromie delicate dei materiali. Lo scalone principale è una raffinata struttura “a forbice” che consente di collocare due scale nello spazio di una sola. I gradini, blocchi massicci di marmo da 2,80 metri, sono una riposta inventiva alle costrizioni autarchiche, che limitano l’uso del metallo e del cemento armato, ma incentivano l’uso del marmo. Gli interni sono accuratamente disegnati, con una particolare attenzione per i materiali innovativi. In particolare nel soffi tto curvo dell’aula magna, in doghe fonoassorbenti di sughero, così come nelle raffinate poltroncine in faggio curvato e fibra vegetale, si riconosce l’ammirazione di Pagano per le sperimentazioni di Alvar Aalto. Nonostante le sopraelevazioni, le nuove scale di emergenza e la perdita di quasi tutti gli arredi, è ancora possibile apprezzare la qualità del progetto originale.
Questa architettura è anche il testamento di un uomo convinto del valore morale del progetto, che, dopo essere stato pluridecorato nella prima guerra mondiale, fervente fascista e volontario in Albania, decide – poco dopo il completamento della Bocconi – di entrare nelle fi le della Resistenza fino a pagare con la propria vita in un campo di concentramento nazista.