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Sedi Universitarie alla Bicocca

Anno:  1986 - 1999

Indirizzo: Piazza della Scienza, Milano

Destinazione d'uso: Edifici per l'istruzione

Progettista: Studio Gregotti Associati

Nel 1986 è indetto un concorso internazionale ad inviti per riutilizzare una grande area alla periferia Nord di Milano divenuta libera dopo il trasferimento delle attività produttive della Pirelli. Tra i diciotto gruppi di progettazione invitati, tre vengono ammessi alla seconda fase di concorso, tra i quali, nel 1988, viene selezionato il progetto della Gregotti Associati. Il progetto urbanistico propone la costruzione di una parte di città secondo schemi consolidati, impostata su una maglia di blocchi allineati, nei quali, però, l’ampiezza degli isolati consente una grande pluralità di funzioni (residenze, uffici, laboratori di ricerca, un teatro). La sostanziale uniformità, tesa a ripristinare la capacità della città storica di sommare edifici eterogenei in un repertorio morfologico unitario, è corretta solo da poche calcolate anomalie planimetriche.

L’operazione, in questo senso, si apparenta a soluzioni come il piano per la Città Olimpica di Barcellona dello studio Martorell-Bohigas-Mackay (1985) o il piano per Potsdamer Platz a Berlino di Renzo Piano (1992). In questo caso, però, lo studio Gregotti Associati ha curato la progettazione della maggior parte degli edifici che compongono il quartiere: ciò ha garantito la corrispondenza tra le scelte architettoniche ed il piano urbanistico complessivo ma si distingue nettamente da interventi urbani di simile entità. Gli edifici destinati ad alcune facoltà scientifiche dell’Università sono tra i primi ad essere realizzati. Una parte di essi occupano delle costruzioni industriali riconvertite, all’estremità nord del quartiere, altri, invece, occupano una posizione centrale dell’intera area di intervento e si dispongono attorno a Piazza della Scienza. Due grandi edifici a “C” delimitano la piazza, formando, verso l’esterno, un isolato compatto. Il rapporto tra gli edifici e il contesto urbano è indissolubile, tanto che i due blocchi sono svuotati nel mezzo da grandi fornici che permettono di aprire un lungo asse visivo che attraversa il quartiere da nord a sud.

L’asse est-ovest, invece, è percorso dalla linea del tram che in una direzione collega l’università al centro e nell’altra porta alla stazione ferroviaria. Come osserva Bernardo Secchi, Gregotti disegna “spazi di grande suggestione ed asciutta monumentalità” offrendo “un’immagine convincente di magnificenza civile” che, d’altra parte, dà luogo a condizioni di scarso comfort degli spazi pubblici, anche a causa di un progetto del suolo forse poco approfondito.

Le facciate sono disegnate secondo criteri compositivi consolidati, enfatizzando gli assi di simmetria e seguendo la tripartizione basamento-corpocoronamento. Alle finestre corrispondono i dipartimenti, mentre le vetrate più grandi danno luce alle aule. I singoli elementi architettonici, invece, sono sottoposti ad un attento processo di reinvenzione. Le campiture rettangolari che stabiliscono il modulo di facciata, ad esempio, corrispondono effettivamente ai pannelli prefabbricati montati a secco, mentre le crociere delle finestre sono estruse fino a trasformarsi in brise-soleil.

PAOLO BRAMBILLA