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Quartiere Feltre

Anno:  1957 - 1963

Località: Milano, Parco Lambro - Cimiano

Indirizzo: vie Rombon, via Feltre, via Crescenzago

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista: Gino Pollini (coordinatore)

Il Feltre fu localizzato in un’area all’epoca estremamente periferica ad est della ferrovia, a nord del borgo di Lambrate, già trasformato da tempo in periferia industriale, appena a sud del Parco Lambro. La struttura insediativa prevede due tipi di edifici: una principale formata da cinque edifici in linea alti dieci piani e piegati analogamente a dei redants e una secondaria di edifici più bassi di quattro piani a corte aperta. La prima configura un grande recinto permeabile che definisce uno spazio verde in cui sono collocati alcuni servizi, mentre la seconda cerca una relazione con la tessitura insediativa della città consolidata, formata prevalentemente da edifici a corte. Uno dei caratteri immediatamente riconoscibili del quartiere Feltre è l’unità figurativa e spaziale del disegno insediativo che si è probabilmente riflessa anche in una buona qualità abitativa. È noto che il progetto urbanistico fu l’esito di un lavoro collettivo coordinato da Gino Pollini a cui contribuirono progettisti diversi. Questo sistema fu applicato anche nella progettazione degli edifici alti dove i singoli corpi di fabbrica furono progettati da un team di architetti guidati da un coordinatore suddividendo il fabbricato in blocchi poi assemblati. La presenza di regole accettate e condivise fra i progettisti (riguardanti numero di piani, attacco a terra, linea di gronda, posizione dei corpi scala,) ha permesso di ottenere quell’unità nella molteplicità oggi difficile da trovare nelle realizzazioni contemporanee.

 

Il Feltre è un ‘esempio di dialogo fra scale diverse: se gli edifici a corte si confrontano con la spazialità del tessuto storico milanese attuando un “passaggio graduale” tra le preesistenze e il nucleo di edifici alti, questo ultimi cercano invece un rapporto con elementi a scala maggiore come il Parco Lambro e il fiume. Il cambiamento del tipo insediativo corrisponde ad un cambiamento della concezione urbana: dalla città chiusa fatta di strade e piazze si passa ad uno spazio “topologico” costituito da luoghi aperti di densità variabile che cambiano le loro qualità a seconda della presenza del costruito e della natura.

 

Dal punto di vista tipologico gli edifici presentano diverse soluzioni ricche di interesse: la distribuzione a corpo scala non è certo un tema innovativo ma alcuni punti, ad esempio i nodi, dove gli edifici si piegano, sono risolti in modo magistrale: nell’edificio 12, del gruppo De Carlo, la congiungiunzione tra due corpi di fabbrica angolati di poco più di novanta gradi è risolta configurando un nucleo edilizio quadrilobato in cui un singolo corpo scala distribuisce quattro alloggi, tutti dotati doppio affaccio. Per quanto riguarda le scelte espressive gli edifici presentano alcuni caratteri comuni che contribuiscono a definire l’identità del quartiere: uno dei più evidenti è il rivestimento in mattoni “faccia a vista” arricchito da misurate ricerche decorative. Ad esempio sempre nell’edificio ma nel blocco realizzato dal gruppo Pollini (scala M) il fronte in mattoni, che appare come un “pieno” scavato dalle finestre, è interrotto dalle logge protette da un sistema filtrante formato dai montanti delle logge stesse e da grigliati in laterizio.

 

Marco Lucchini