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Anno: 1938
Località: Milano, Bande Nere
Indirizzo: Via Mogadiscio 2-4
Destinazione d'uso: Case unifamiliari
Progettista: Franco Albini
La villa Pestarini è l’unica casa che Albini realizza a Milano, senza la collaborazione di altri architetti, prima della seconda guerra mondiale e la sua commissione rientra nell’ambito dei duraturi rapporti professionali che l’architetto intesse con la committenza altoborghese cittadina – Falck, Caprotti, Vanzetti, Ferrarin – per la quale progetta e realizza numerosi arredamenti e interni durante i primi anni di attività. In questo progetto si può leggere un chiaro riferimento alla “Casa a struttura d’acciaio”, che Albini e altri giovani architetti avevano realizzato due anni prima per la V Triennale, sotto la guida di Giuseppe Pagano, allora direttore di “Casabella”. Più in generale, vi si rintraccia una affinità con l’architettura avanguardista centro-europea, specialmente tedesca e scandinava, riscontrabile soprattutto nella soluzione escogitata per la scala interna.
Regola strutturante l’intero edificio di due piani, leggibile sia in pianta che in alzato, è la separazione netta in due fasce, una servente, posta verso la strada, l’altra servita aperta sul giardino interno, destinate rispettivamente la prima a accogliere i percorsi, la cucina e il bagno, la seconda a disporre in linea uno studio, un ampio salone e una sala da pranzo. I due volumi si sviluppano longitudinalmente e quello servente è leggermente slittato, non soltanto per conferire all’intera costruzione una certa dinamicità plastica, ma per accogliere sia l’ingresso principale, protetto dal balcone di una delle camere da letto poste al livello superiore, sia quello di servizio. Anche l’interno è caratterizzato dalla stessa fluidità e dinamicità degli spazi, a cominciare dagli ambienti ospitati nella fascia servita, che possono essere lasciati in comunicazione tra loro oppure divisi per mezzo di ante scorrevoli. Nella fascia servente la concezione del vano di distribuzione aperto sul soggiorno è sublimata dalla scala, che assume il ruolo di perno dell’intera composizione planimetrica, come accadrà in seguito in altri progetti più maturi di Albini. Alleggerita grazie a gradini in marmo bianco di Carrara, materiale con cui è pavimentato anche l’ambiente servente in contrasto col parquet del soggiorno, è resa ancor più diafana dalla luce calibrata e diffusa dalla parete retrostante, realizzata in vetrocemento.
La giustapposizione tra la scala e la parete traslucida è una soluzione che ricorre spesso nell’architettura nord europea di questi anni, ma nella casa Pestarini determina un contrappunto chiaroscurale che si ripercuote sui prospetti esterni, dove l’apertura in vetrocemento è tuttavia leggibile come eccezione alla regola generale che definisce i prospetti. Infatti, in armonia con l’organizzazione nettamente bipartita della planimetria e della volumetria, se si esclude la parete che illumina la scala, il prospetto verso strada è rivestito con superfici dure e stagne incise nettamente da strette aperture, mentre verso il giardino si articola un fronte forato da ampie finestrature a tutta altezza e addolcito da un terrazzo con pergolato. Nel 1949 Albini progetterà anche il sopralzo della casa, rivestito in lamiera grecata bianca.