Lo Staff di Ordine e Fondazione è a disposizione per supportare nella risoluzione di problematiche e segnalazioni.
Qui i contatti degli uffici
Anno: 1939 - 1941
Località: Milano, Ortomercato
Indirizzo: via Paolo Maspero, via del Turchino, via Varsavia
Destinazione d'uso: Quartiere residenziale
Progettista: Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti
Terzo e ultimo quartiere commissionato ad Albini, Giancarlo Palanti e Renato Camus dall’Istituto Fascista Case Popolari (Ifacp), viene costruito alla periferia sud-est della città, in un’area collocata ai margini del nucleo urbano e dove alla fine degli anni Cinquanta l’insediamento del nuovo Ortomercato di Milano (1959) causerà la parziale demolizione del quartiere. Al pari dei due precedenti progettati dai tre architetti - il “Fabio Filzi” (1935-1938) e il “Gabriele D’Annunzio” (1938-1941) – l’insediamento intitolato a Ettore Ponti, rappresenta l’occasione per dare una struttura igienica e innovativa a un nuovo brano di città, destinato ad ospitare oltre cinquecento alloggi. Tuttavia gli alti indici di densità richiesti, l’esiguità di risorse messe a disposizione dall’Ifacp e uno sviluppo penalizzante del lotto di progetto concorrono ad un esito di minor qualità rispetto alle altre realizzazioni del gruppo.
All’interno del lotto aperto, parallelamente all’asse di Via Maspero e in accordo con l’ordine solare, vengono organizzate undici schiere di edifici a quattro o cinque piani equidistanti tra loro e composte da tipi edilizi unici o accoppiati, per un totale di 22 edifici. Lungo l’asse di Via Monte Cimone, il ritmo delle schiere è scandito dall’alternanza di corpi più corti (uno ogni tre) che, liberando lo spazio centrale, permettono l’apertura di spazi verdi interni al lotto. Il tipo edilizio di base è risolto felicemente in maniera simile a quello del quartiere “Fabio Filzi”, con l’accostamento del blocco bagno-cucinotto aperto sul soggiorno, che funge da disimpegno per le eventuali stanze aggiuntive e che è illuminato da una loggia. L’aumento della densità abitativa dettato dalle esigenze dell’Ifacp forza i progettisti a incrementare il numero di alloggi per piano serviti da una scala (da 3 a 4): ne consegue l’impossibilità di dotare gli appartamenti del doppio affaccio, alla quale gli architetti pongono rimedio mediante l’installazione di serramenti di ingresso apribili nei sovraporta, studiati per favorire il riscontro d’aria.
Lo studio dei prospetti degli edifici mantiene quella severità già sperimentata nei precedenti quartieri, con qualche piccola variazione: sul fronte opposto ai vani scala i volumi puri e le geometrie nette - conclusi in altezza da tetti piani - trovano contrappunto nell’estroflessione oltre il filo di facciata dei blocchi contenenti le unità bagno-cucina-loggia. Lo sfalsamento degli edifici dettato dall’andamento diagonale del lotto verso via Del Turchino è occasione progettuale per lo studio del fronte più riuscito dell’intero intervento, una successione ritmica di volumi stereometrici di grande impatto. Un risultato ottenuto anche attraverso alcune accortezze nello studio dei prospetti maggiori, le cui fasce laterali in prossimità degli spigoli sono semplicemente intonacate e mantenute sgombre da aperture, che sono invece ritagliate sulle testate minori. Inoltre una cornice delimita i prospetti maggiori di ogni edificio, amplificando con un netto effetto chiaroscurale la plasticità dei volumi.
G. Pagano
in «Costruzioni Casabella», n. 178, pp. 2-3, 14-20, ottobre 1942
in «Il Vetro», n. 3-4, pp. 46-45, marzo-aprile 1943
G. Ponti
in «Stile», n. 38, pp. 7-23, febbraio 1944
V. Prina (a cura di)
in “Edilizia Popolare”, n. 237, pp.p. 36-37, numero monografico dedicato a Franco Albini, gennaio febbraio 1995
L. Spinelli (a cura di)
Electa, Milano 2006, pp. 16-17