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Viadotto dei Parchi
Anno: 1973
Località: Milano, Lambrate
Indirizzo: viadotto Parchi
Destinazione d'uso: Infrastrutture/Viabilità
Il Viadotto dei Parchi (Tangenziale Est di Milano) è costituito da due carreggiate di tre corsie di marcia sopraelevate per circa 3 km di lunghezza totale su 245 campate indipendenti. Il viadotto è servito dagli svincoli di Lambrate, Rubattino e Forlanini con piste di accelerazione in entrata e decelerazione in uscita. Oltre ad essere il perfezionamento del prototipo del viadotto a piastra di viale Monteceneri (1959-1963) divenuto dopo dieci anni il generale modello dei viadotti gettati in opera su pile isolate, questo viadotto è il primo esempio di impiego di centine mobili autovaranti. Questa modalità costruttiva estesa alla costruzione dei viadotti stradali in ambienti naturali permette di realizzare tracciati interamente pensili, praticamente trafilati in quota, non appoggiati o scavati nei versanti, che non alterano declivi e suoli non modificando lo scolo naturale delle acque, etc. e che “(…) si inseriscono senza prepotenza nell’ambiente (…)” (Zorzi 1980) progettati e costruiti per una necessaria lunga durata “(…) in efficiente e discreta permanenza (…)” (Polin 1983).
Ogni carreggiata “(…) si configura come una piastra sagomata sottile in cemento armato precompresso monolitica con i sostegni cavi a sezione ottagonale di modesto ingombro, ubicati in asse alla carreggiata. L’effetto architettonico e l’inserimento nel paesaggio di periferia urbana deriva dalla costanza ritmica della struttura indefinita, le cui masse vanno concentrandosi verso l’asse longitudinale delle carreggiate e verso i sostegni (…) Lo schema statico si configura come una serie indefinita di telai zoppi con impalcato monolitico con i piedritti ma con giunti e appoggi scorrevoli. La piastra dell’impalcato è precompressa sia longitudinalmente che trasversalmente (…)”. “L’intero viadotto è stato gettato in opera con l’impiego di tre centine mobili (…)”. “Senza mai necessitare di sostegni intermedi l’attrezzo è atto a casserare e sostenere il getto dell’impalcato (…)”. “Effettuato il getto a sufficiente indurimento del calcestruzzo si effettua le precompressione rendendo l’impalcato autoportante (…)” (Zorzi 1974). Successivamente la centina abbassata viene spostata in avanti. L’avanzamento medio del cantiere è di una campata per settimana.
Il progetto di allargamento delle carreggiate, costruendo due nuovi viadotti affiancati a quelli esistenti in modo da ottenere complessivamente tre corsie oltre a quella di emergenza realizzato negli anni ‘90, si distingue per il grado di attenzione all’opera da ristrutturare costruendo “(…) due distinte opere, comprese tra le esistenti, che ripetono la tipologia a telaio zoppo della vecchia soluzione con analoghe caratteristiche geometriche (…) conciliando allo stesso tempo l’avanzamento per campate successive imposto dal particolare schema strutturale dell’opera (…)” (Martinez 1995).
S. Zorzi
in “Realizzazioni Italiane in cemento armato precompresso”, a cura dell’AITEC, VII congresso FIP New York, 1974
S. Zorzi
in “L’Industria Italiana del Cemento” 11/1980
S. Zorzi
Roma, 1981, mostra Museo di Castelvecchio, Verona, 1981
G. Polin
in “Casabella”, n. 490/1983
A. Villa (a cura di)
Milano, 1995
F. Martinez
in “Le Strade”, n. 10/1995
G.Barazzetta
in R. Poletti ed., “Costruttori di modernità, Assimpredil ANCE 1945-2010”, Milano, 2011
A. Ferlenga, M. Biraghi, B. Albrecht (a cura di)
Milano, 2012