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Anno: 1988 - 1991
Località: Milano, Centrale
Indirizzo: piazza della Repubblica 13
Destinazione d'uso: Strutture ricettive
“A questa architettura obsoleta appartiene la facciata dell’Hotel Duca: obsoleta non solo dal punto di vista architettonico ma proprio nel senso tecnico. Costruito per soddisfare il gusto di una tecnica di invenzione la facciata si è degradata in pochi anni fino a rendere necessario il rifacimento”.
[Aldo Rossi, Ristrutturazione e ampliamento Hotel Duca, 1991 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, Electa, Milano 1996].
Affacciato su piazza della Repubblica a conclusione del viale che conduce alla stazione Centrale l’Hotel Duca di Milano, ristrutturato e ampliato da Aldo Rossi, trova la sua ragione più concreta nell’occasione del concorso nazionale, bandito nel 1988 dalla Metropolitana Milanese e dal Comune di Milano, per la riqualificazione del sistema urbano costituito dalle piazze IV Novembre, Duca d’Aosta, Luigi di Savoia, via Vittor Pisani e la stessa piazza della Repubblica.
L’imminente inaugurazione della prima tratta della terza linea Metropolitana, tra le stazioni di Centrale e Duomo, aperta il 3 Maggio del 1990, spinge infatti la città di Milano ad un ripensamento generale di tutta l’area della circonvallazione lungo le mura spagnole nell’asse che conduce al Duomo, oltre ad un necessario adeguamento di tutti quegli edifici appartenenti ad “una architettura di maniera, sostanzialmente povera ed obsoleta già dopo pochi anni” che con solamente poche felici eccezioni, da Mario Bacciocchi ai BBPR, fino ai due edifici di Giovanni Muzio, definisce “quel viale della stazione che è caratteristico del disegno urbano delle città italiane” [Aldo Rossi, Ristrutturazione e ampliamento Hotel Duca, 1991 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, Electa, Milano 1996].
Stretto nei vincoli dell’incarico professionale che, seguendo a poca distanza gli interventi ai vicini Hotel Principe di Savoia e Hotel Palace, ne imponeva la sola ristrutturazione della facciata e il misurato ampliamento nell’area retrostante lungo via Marco Polo, il progetto non concede la libertà compositiva che in quegli stessi anni permettono a Rossi di immaginare e costruire l’imponente complesso alberghiero di Fukuoka.
L’intera composizione per l’hotel assomma in un’operazione quasi elementare corpi indipendenti in un ritrovato studio tipologico della funzione alberghiera; due elementi finiti, in un certo senso autonomi, dialogano in una nuova geometria con l’indifferente edificio preesistente: un corpo basso di due piani posto davanti alla facciata e contenente l’accesso e il ristorante e un secondo blocco muto di dieci piani in mattoni con tagli di finestre regolari nella parte retrostante che ospita l’ampliamento vero e proprio delle camere e dei servizi annessi, collegato al primo da scale e ascensori. Il ridisegno della facciata, compone nuovamente tutti questi elementi in un’unità di linguaggio di cui è difficile distinguerne le annessioni. Ogni singola parte del progetto, nella comune adesione al carattere lombardo definito da cotto, beola, rame e metallo, esalta nei semplici dettagli la propria vocazione: l’ingresso costruito da quattro colonne in marmo di Carrara sorregge il corpo quasi completamente vetrato del ristorante posto al piano superiore e realizzato con importanti travi metalliche verdi; la facciata, protagonista dell’intero intervento, alterna paraste di beola a fasce vetrate fino ad una gronda in rame che annuncia con la sua sporgenza gli ultimi tre piani di cotto, memoria “delle molte chiese lombarde o comunque italiane mai finite per vicende diverse ma probabilmente anche con un certo gusto dell’opera non finita” [Aldo Rossi, Ristrutturazione e ampliamento Hotel Duca, 1991 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Architetture 1988-1992, Electa, Milano 1996].