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Domus Aurelia, Flavia, Livia, Onoria e Serena

Anno:  1933 - 1938

Località: Milano, Tortona

Indirizzo: via del Caravaggio 25, via privata Letizia

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Gio Ponti

I quattro stabili costruiti in via del Caravaggio sono parte della più ampia riflessione sulla casa moderna da produrre in serie, che Ponti ha modo di portare avanti attraverso gli esperimenti delle Domus Julia, Carola e Fausta in via De Togni (1931-1936) e della Domus Adele di viale Coni Zugna (1934-1935).    

 

Le costruzioni sono concepite come un’unità di quartiere, ispirata al concetto di strada-giardino grazie alla successione di spazi verdi che fanno da filtro tra ciascun edificio e lo spazio pubblico destinato alla circolazione. Un modello di case in linea «in parte suggestionato da quegli esperimenti promossi in Germania dagli architetti radicali e di cui puntuali osservazioni critiche offriva, proprio su “Domus”, il giovane Griffini» (Irace, 1988, p. 77). La comune concezione è testimoniata anche dall’invariante di elementi come balconi, terrazze, vetrate – pur declinati autonomamente in ciascuno dei blocchi – che riprendono caratteri consolidati della tradizione italiana e che ricorreranno in tutte le realizzazioni dell’architetto, fino alla conclusione della seconda guerra mondiale. Alle istanze economiche già emerse con la casa di via Domenichino si affianca ora la necessità etica e sociale di un alloggio come luogo per soddisfare i bisogni dell’uomo contemporaneo. Il riflesso del nuovo pensiero è leggibile tanto negli ambienti di servizio impostati al minimo consumo dello spazio a disposizione, quanto nell’ampio soggiorno che ritorna in tutte le Domus pontiane e che si arricchisce di soluzioni d’arredo già comprese dalla costruzione, che ne definiscono la suddivisione in aree funzionali. Agli armadi a muro, alle vetrine o agli scaffali fissi si aggiunge poi l’invenzione della “finestra-vetrina” (antesignana della “finestra arredata” delle case degli anni Cinquanta), che trasforma lo spazio sotto il davanzale delle sale affacciate su balconi in luogo dalle plurime possibilità di utilizzo. Accomunate da questi caratteri, dall’uso di materiali poveri come l’intonaco colorato – dalla «gaiezza tutta italiana» già descritta per le case di via De Togni (1933) – e da una ridotta variazione volumetrica e tipologica, tutte le Domus di via del Caravaggio conservano comunque una propria anima. 

 

La Domus Livia, prima ad essere conclusa, fa da testata d’ingresso alla schiera grazie al doppio affaccio sulla via privata Letizia e su via del Caravaggio. Qui il prospetto è scandito da una fila di finestre orizzontali, incorniciate da balconi in aggetto, a servizio di un ambiente che può essere inglobato al soggiorno ora all’alloggio di sinistra ora a quello di destra. Lo stesso accorgimento spaziale viene adottato dalla Domus Serena, il cui fronte d’ingresso è però ritmato in verticale da una doppia fila di logge sovrapposte, che nella versione originale del progetto culminavano in obelischi mai realizzati. Anche le sagome in stucco dai profili arrotondati – introdotte da una variante per sopperire alle accuse di eccessiva nudità della costruzione, mosse dalla Commissione Edilizia – non saranno mai applicate al paramento murario. Le Domus Onoria e Flavia, infine, condividono anche un’impostazione planimetrica a L e un prospetto sulla via Letizia caratterizzato dalla reinterpretazione in chiave contemporanea del motivo della quadrifora, affacciata sui terrazzi. Ma se nella prima casa questo stesso motivo è ingentilito dall’introduzione di profili ad arco per le aperture laterali, nella seconda si semplifica ulteriormente tornando alla linea retta, che domina l’intero prospetto anche per via dell’introduzione di fasce marcapiano in clinker.

 

Manuela Leoni

BIBLIOGRAFIA SULL'EDIFICIO:

 

G. Ponti 

L’Italia che si rinnova

in «Domus», n. 72, dicembre 1933

 

Domus Serena

in «Case d’oggi», febbraio 1937

 

B. Moretti 

Case d’abitazione in Italia

Hoepli, pp. 118-119, Milano 1947

 

F. Irace

La “casa all’italiana” 1928-33. Gio Ponti e la progettazione di “case tipiche”

in O. Selvafolta, Costruire in Lombardia, pp. 183-201, Milano 1985

 

F. Irace 

Gio Ponti. La casa all’italiana

Electa, pp. 72-91 e pp. 189-190, Milano 1988

 

G. Arditi, C. Serrato

Gio Ponti. Venti cristalli di architettura

Il Cardo, pp. 27-34, Venezia 1994

 

L. Miodini

Gio Ponti. Gli anni Trenta

Electa, Milano 2001