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Palazzo Comunale di Sesto San Giovanni

Anno:  1961 - 1971

Località: Sesto San Giovanni, Centro

Indirizzo: piazza della Resistenza

Destinazione d'uso: Centri Civici

Progettista: Piero Bottoni, A. Didoni

Il Comune di Sesto San Giovanni conferisce a Bottoni l’incarico della progettazione della nuova sede municipale nell’estate del 1960. La città sotto la spinta dell’immigrazione è enormemente cresciuta e i suoi servizi amministrativi sono sull’orlo del collasso. L’antica sede, villa Mylius, è da tempo divenuta insufficiente e il consiglio comunale da anni è costretto a riunirsi in una palestra scolastica. Concentrare e razionalizzare i servizi casualmente distribuiti nel tessuto urbano e assicurare uno spazio di rappresentanza adeguato a un Comune che dal 1954 si fregia del titolo di città: sono questi i problemi che Bottoni deve risolvere.   

Diverse le soluzioni studiate. In quella definitiva la nuova sede municipale si presenta composta da due edifici affiancati, molto differenti ma tali da apparire nell’insieme come un medievale palazzo comunale con la sua torre. Il corpo degli uffici si proietta in altezza. Alto 12 piani, riunisce al suo interno i servizi tecnico-amministrativi, a eccezione dell’anagrafe. Con un vago aspetto brutalista, in cemento armato a vista sui fronti minori e pannellature in elementi di cotto prefabbricato su quelli maggiori, il volto ricalca, nei suoi tratti di fondo, due  progetti ferraresi di Bottoni: l’edificio per servizi integrativi dell’Università e il museo d’arte moderna. Identici sono infatti il taglio e il gioco delle finestre verticali e quello delle finestre che ritmano in orizzontale il succedersi dei piani: una speciale finestratura inventata da Bottoni – e da lui poi denominata “Bottoniana” – per consentire la vista del cielo stando in casa o in un ambiente di lavoro.   

Alla torre degli uffici e al suo cromatismo attenuato fa da contrappunto il palazzetto dove ha sede la rappresentanza del governo locale e l’aula del consiglio comunale. Più basso, massiccio ma sinuoso e reso trasparente in facciata da una grande vetrata, come si addice a una roccaforte della democrazia, l’edificio ha il volto coloratissimo, rivestito da piccole piastrelle di ceramica che vanno dal nero al rosso fiamma, al giallo, al bianco, «in modo che esso possa immediatamente individuarsi […] da chiunque, cittadino sestese o no, così come per altri aspetti si individuavano una volta i palazzi del Comune nelle città storiche» (P. B.).   

A esaltare ulteriormente la sua funzione di cuore urbano, il palazzetto si eleva sopra un alto basamento. In questo modo si ottengono altri due risultati: all’interno il basamento crea lo spazio invisibile per l’autorimessa del Comune; all’esterno dà vita a una piccola «piazza civica» sopraelevata, che i pilastri del palazzetto rendono in parte porticata, simile a un «broletto secondo il tradizionale schema delle antiche sedi dei Comuni lombardi»(P.B.).

GRAZIELLA TONON