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Anno: 1949
Località: Milano, Brera
Indirizzo: via Fatebenefratelli 10
Destinazione d'uso: Edifici residenziali
Progettista: C. De Carli, A. Carminati
Costruito per un committente privato, l’edificio sorge su un lotto rettangolare di testata compreso tra via Fatebenefratelli, via Borgonuovo e via dell’Annunciata. Sul basamento, suddiviso in campate regolari dai pilastri e delle vetrate dei negozi, si elevano cinque piani destinati ad abitazioni: i primi tre si ripetono uguali, il quarto e il quinto sono caratterizzati dalla presenza di ampie logge e terrazze. Ciascun piano è originariamente occupato da un singolo alloggio; tutti i locali di servizio, a cui è possibile accedere da un ingresso secondario, sono disposti lungo via dell’Annunciata, le camere da letto sono collocate sulla testata verso via Borgonuovo, mentre l’affaccio principale su via Fatebenefratelli e la zona absidale della chiesa di San Marco è riservato alle zone giorno.
I prospetti esterni sono scanditi dalla disposizione regolare delle aperture e delle pietre di rivestimento in marmo, interrotta solo dal telaio del corpo a bow-window dei soggiorni, aggettante su via Fatebenefratelli. L’evidenza del reticolo strutturale di sommità, con la connessa libertà dei rapporti fra pieni e vuoti, rimanda alla formazione dell’architetto, vicina al primo razionalismo milanese e comasco. Si tratta di una sintassi rintracciabile anche in altri progetti di De Carli – la sede INFAIL a Sesto Calende (1939-42), sua prima opera, e la casa ad appartamenti e uffici in via Stendhal (1952-53) – che sarebbe stata sviluppata negli anni successivi con una serie di progetti di edilizia civile improntati a più marcate sottolineature dei ricorsi orizzontali o a geometrie più articolate, finalizzate alla “rottura del volume con l’eliminazione dell’ambiente-blocco”.
Il terrazzo-loggia che occupa parzialmente il penultimo e l’ultimo piano, con un doppio ordine di pilastri e travi che svuota la sommità del fabbricato verso la stretta via dell’Annunciata, integra nell’edificio l’elemento naturale del cielo, richiamando ancora una volta l’ideale di una stretta relazione fra architettura e natura. Esso è riconducibile al concetto di “casa all’italiana” di Gio Ponti – un luogo dove i terrazzi e gli altri spazi aperti possano garantire una vita salubre a contatto con l’aria aperta – e trova grande spazio negli scritti di De Carli pubblicati fin dagli anni Quaranta: “E la natura entra nella misura del cielo, visto dalla via tra le pareti delle case; nell’altezza di queste pareti; nella dimensione delle finestre, dei pieni e dei vuoti, delle terrazze, degli arretramenti, di ogni finitura” (C. De Carli, La velocità, nuovo “tempo musicale” dell’architettura, in “Stile”, n. 32-34, agosto-ottobre 1943).