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Complesso residenziale

Anno:  1961 - 1968

Località: Milano, Brera

Indirizzo: via Cavalieri del Santo Sepolcro 10-12, via dei Chiostri 1, via Pontaccio 8-10, via Solferino 7

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: BBPR

 

Chiostri e ortivi all’interno di complessi conventuali e giardini appartenenti a palazzi aristocratici hanno da sempre caratterizzato l’area di corso Garibaldi.  Il carattere poroso del tessuto edilizio  è dunque solo in parte conseguenza dei danni occorsi durante la guerra. Il progetto dei BBPR insiste su uno dei tanti vuoti urbani presenti nella zona e consta di tre volumi di altezza variabile (di undici, sette e quattro piani), realizzati nell’arco di un decennio, che, seppur finanziati da committenti diversi, mostrano di avere una chiara nota dominante. L’intento è inserirsi nel contesto discretamente, pur senza rinunciare ad una libera interpretazione fortemente soggetta alla sensibilità dell’architetto. I fabbricati si caratterizzano per una disposizione che privilegia quasi sempre la visione di scorcio, attraverso la vegetazione, mentre a livello formale e compositivo è esplicita la ricerca di un carattere “spugnoso”, di una progressiva erosione della scatola muraria. Ciò viene ottenuto innanzitutto attraverso il profilo gradonato e seghettato, in cui le ampie logge e terrazze, oltre a richiamarsi al noto tema delle “ville sovrapposte”, svolgono un ruolo fondamentale: su di esse può prosperare altra vegetazione, ad accentuare l’impressione che l’architettura sia come “erosa” dalla natura. 

 

Le evidenti fasce marcapiano in cemento martellinato sottolineano il ritmo orizzontale dei prospetti, mentre i tamponamenti sono costituiti da pannelli in cemento e graniglia, elementi ricorrenti in gran parte della produzione coeva dei BBPR: primo fra tutti la Torre Velasca (1958), ma anche i complessi in corso Buenos Aires (1970) e in corso Vittorio Emanuele (1971). Il tema dell’edificio gradonato, apparso per la prima volta nel sopralzo del cortile di Palazzo Ponti in via Bigli (1950), ma presente anche nell’edificio di via Vigna (1963) e in quello per la Metropolitana Milanese a Sesto San Giovanni (1964), caratterizza tuttavia solo i fronti interni. L’affaccio avviene su ampie porzioni di verde in analogia con i chiostri di S. Simpliciano, oggetto d’intervento da parte dei BBPR nel 1939 e da allora sede fra l’altro dello studio di progettazione. I fronti su via Pontaccio, al cui interno si trova un cortile ellittico, e su via Solferino si dispongono invece a filo dell’isolato, dove viene restaurato tra l’altro un fabbricato risalente al 1890 e una facciata settecentesca, a confermare il carattere compatto su fronte strada dell’edilizia ricorrente nella zona.   

 

L’esplicito intento di evitare l’imposizione di una forma “chiusa” illumina bene la vera natura della nota teoria rogersiana delle preesistenze ambientali, a dispetto di interpretazioni banalizzanti che hanno rischiato di ridurne il potenziale a semplice mimetismo formale: se si confronta il coevo edificio della Chase Manhattan Bank in piazza Meda, si avrà chiaro come tale teoria si sostanzi piuttosto nella prassi del “caso per caso”: in un contesto urbano completamente diverso, monumentale e terziario, la scelta sarà quella di accentuare al massimo la riconoscibilità dell’edificio, anche attraverso un dichiarato brutalismo neotecnologico, mentre nel caso in oggetto si è optato per una soluzione discreta e celata dal contesto.

 

Federico Ferrari