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Anno: 1947 - 1950
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: Via Senato 11, Milano
Destinazione d'uso: Edifici per uffici
Progettista: Roberto Menghi, Marco Zanuso
In un’area pregiata della città, nel 1947, i giovani Roberto Menghi e Marco Zanuso vengono incaricati di progettare un edificio per uffici a completamento di un isolato. Il lotto, all’angolo tra la via Sant’Andrea e la via Senato, proprio in prossimità dell’importante Collegio Elvetico seicentesco (oggi sede dell’Archivio di Stato), viene utilizzato riaffermando pienamente la logica della città consolidata: si propone pertanto un edificio con una pianta ad L che riconferma la cortina edilizia su entrambi i lati e si adatta nello spessore ai corpi di fabbrica adiacenti, saturando così l’isolato e mantenendo il rapporto con lo spazio interno del cortile.
I due prospetti allineati sul filo stradale si differenziano, accordando una priorità a quello su via Senato, sebbene organizzati con la medesima partitura. Il fronte principale, infatti, presenta una larga interruzione del ritmo delle finestre, ottenuta con un’ampia superficie vetrata che denuncia anche all’esterno la distribuzione interna. Inoltre, tale soluzione risponde anche al tema dell’angolo, semplificato con un trattamento ascrivibile a pieno alla cultura razionalista. L’attacco a terra e il coronamento si distinguono: per uno “scuretto” in cui si ricavano le luci per il seminterrato, il primo, e per un lungo balcone continuo di pertinenza dell’ultimo piano dove il corpo di fabbrica si arretra.
L’edificio, che risulta pertanto «impaginato secondo una sintassi scorrevole e personale» e che interpreta con misurata attenzione il rapporto con il contesto, merita un’attenta osservazione soprattutto per la finitura degli esterni e l’uso dei materiali. Infatti, benché l’insieme dia luogo ad «una architettura sobria e liscia», il rivestimento in granito di Baveno lucidato e pannelli di grès porcellanato con manganese (posti come bancali sotto le finestre), e – soprattutto – le ceramiche di Lucio Fontana impreziosiscono il manufatto. Le possibilità di collaborazione tra artisti e architetti è infatti in quegli anni al centro di un’interessante ricerca che, non a caso, ispirerà il tema della IX Triennale dedicata, per l’appunto, ai «nuovi rapporti tra l’architettura e le altre arti». «Il gioco delle trasparenze anima questa facciata senza rilievi: attraverso la parete in cristallo si intravedono, ad ogni piano, le fasce orizzontali del pannello, posto come bancale sotto la finestra, in gres colorato di Lucio Fontana, e le quinte, trasparenti anch’esse delle “venetion blinds” in acciaio che schermano all’interno i serramenti delle finestre».