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PAN Associati – con Raffaele Selleri a Precotto

Dal 20.01.2010 al 20.01.2011

Perdersi è uno dei modi migliori per conoscere i luoghi che attraversi. Se poi si tratta della tua città, il gioco si fa ancora più intrigante

Arrivando all’appuntamento con l’arch. Selleri mi sono perso.
Come altri meglio di me hanno saputo raccontare, perdersi è uno dei modi migliori per conoscere i luoghi che attraversi.
Se poi si tratta della tua città, in cui da anni vai a zonzo per cercare di comprenderne lo spirito, il gioco si fa ancora più intrigante.

Sono a Precotto, in fondo a viale Monza, nord Milano, dove inesorabile la sostituzione delle aree produttive di media e piccola dimensione degli ultimi anni è occasione per ripensare al tessuto della città contemporanea.
Procedendo da viale Monza, superate ferrovia e Martesana, appare inatteso in corrispondenza del passaggio delle linee tramviarie e della strada pedonale cui fa da margine, in senso un po’ discosto e sghembo, arretrato rispetto la cortina edilizia del viale,  un poderoso edificio in mattoni.
La sua urbanità restituisce la scala del luogo in modo immediato, il disegno garbato e rigoroso del volume che si articola come sequenza di corpi a torre dice la residenza che vi è insediata. Non sembra nemmeno un edificio di 7 piani, pur essendo i corpi di fabbrica intorno in generale più bassi della metà.

Appuntamento in studio, di li a pochi passi, in un edificio, come poi mi racconterà l’architetto, anch’esso di sua progettazione: il primo, costruito quarant’anni fa insieme all’amico Architetto Pierluigi Bulgheroni, con cui, per molti anni,  ha condiviso lo studio. Un buon esempio di architettura ‘eroica’ degli anni ’60: struttura in c.a. a vista, lì da vedere, tamponamenti in mattoni, trafilati, come l’industria era orgogliosa di fare, colori primari, dettagli minuti e urbani sin nella pensilina di ingresso.

L’arch. Raffaele Selleri, disegni alla mano, mi racconta l’evolversi del progetto, che si sviluppa su un area dismessa appartenuta ad una storica segheria a due passi dal suo studio: Variante di piano, piano particolareggiato, progetto esecutivo: sette e più anni di lavoro, di dialogo serrato con l’amministrazione.

Un area importante (19.000 mq circa), in cui i due corpi di fabbrica da lui progettati ridisegnano il sistema urbano del quartiere  rinnovandolo completamente: residenza, verde,  viabilità. I due edifici residenziali sono articolati in diverse tipologie –terra con piccoli giardini, simplex e duplex agli ultimi livelli,  per complessivi 11.000 mq circa.

Alcuni caratteri invarianti –lo zoccolo in beola, mattoni faccia a vista, serramenti in legno verniciato e carpenterie in ferro a trattamento micaceo, un agire progettuale con misurata cognizione del gesto architettonico che diventa azione civile e consapevole del fare la città.
L’intervento infatti appare proprio come un brano di tessuto  che appartiene alla città, rimanda a caratteri che riconosciamo, facendosi e facendoci così sentire parte di un luogo, parte di una città, la nostra città, carattere solido  legato alla migliore tradizione urbana europea.

Lontano, verso est, si scorgono le gru e sotto un monte di volumetrie in costruzione,  immagine come di un’altra città, che arraffa: qui invece  è la misura che fa la città.
Come accade per gli edifici,  gli spazi aperti –quei vuoti che il nuovo Piano afferma di voler rendere protagonisti del progetto della città-  si affermano come spazio pubblico eminentemente urbano, ma proprio grazie al loro essere tra edifici significanti, buona architettura, caricandosi di valenze d’uso, piuttosto che di scambio.

Un occasione insomma in cui è dato capire come sia estremamente fragile ragionare in virtù del solo valore di scambio –leggi rendita delle aree- attorno cui si intende governare la città contemporanea, come troppo spesso appare, non più per i diritti dei molti cittadini, quanto per la libertà di agire dei pochi proprietari. Situazione che quindi si salva solo quando ad agire sono architetti con una qualche coscienza civile, meno ahimè quando in mano ai golosi del volume massimo consentito.

Raffaele appare sereno, solido, di una cordialità misurata, come quella che traspare dai suoi edifici.
Mi mostra alcuni dettagli, gli androni degli ingressi alle scale, le finiture disegnate, senza il bisogno di dilungarsi troppo in spiegazioni verbose: è li da vedere, cosa c’è da aggiungere quindi?

Me ne vado, rinfrancato, con qualche grammo di ottimismo in più, come quando ci si sente a proprio agio in in un luogo in cui, paradossalmente, mi sono ritrovato 'perso' poco tempo prima.
Lui intanto mi racconta della generazione che intanto cresce, nel suo studio, che allarga gli orizzonti della disciplina: la progettazione ambientale, le scienze forestali.
Con qualche orgoglio penso che quella generazione è anche la mia.

Francesco de Agostini


Edifici di Edilizia Residenziale,  2003-09
Piano Particolareggiato: in variante al P.R.G. per la riqualificazione  urbana delle aree comprese tra viale Monza, via Columella, via Cislaghi, via Ponte nuovo e per la localizzazione del tracciato della tranvia Bicocca/Cascina Gobba a Milano.

Superficie di  P.P = mq 19.065
Edificabilità:  12.467  mq
Edificio di via Columella,   slp  mq 6.257
Edificio  di via Don Bigiogera (nuova via di P.P.), 4.665  mq slp

Progetto architettonico e D.L.: PAN associati arch. Raffaele Selleri, Gaetano Selleri
Collaboratori:  arch. Marco Tomasi, arch. Stafano Diene,  arch. Stefano Bianchi
Progetto strutture e D.L.:  ing. Giacomo Mori, ing Paolo Del Pecchia
Progetto impianti e D.L. Idro sanitario e riscaldamento: ing. Carlo Gatti
Progetto impianto Elettrico:  ing, Giovanni Domenella  
Impresa esecutrice: Edilferri Castel Rozzone (BG)
Committente:  fratelli Paganoni srl

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