Dal 09.07.2009 al 17.07.2010
Entra in vigore la Legge Regionale del 16 luglio 2009 n. 13. Qui di seguito pubblichiamo le riflessioni sul testo della Legge come approvata in Regione, con riferimento al caso di Milano
Pubblicata sul 2° supplemento ordinario al BURL del 17.07.2009 n. 28:
"Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del
patrimonio edilizio ed urbanistico della Lombardia"
Legge Regionale 16 luglio 2009 n. 13.
Qui di seguito pubblichiamo le riflessioni sul testo della Legge Regionale n.13/2009 come approvata dal Consiglio Regionale, con riferimento al caso di Milano.
Sulla legge regionale 13/2009 (“Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio e urbanistico della Lombardia”) stanno cadendo molte critiche alcune delle quali intrinseche al parere dal nostro Ordine espresso a suo tempo sul progetto governativo inerente la stessa materia: il cosiddetto Piano Casa.
Nell’art. 4, comma 6, il provvedimento lascia tuttavia ai Comuni ampio margine: a) di esclusione dei comparti caratterizzati da “peculiarità storiche, paesaggistico-ambientali ed urbanistiche”; b) d’integrazione della legge in materia di parcheggi e verde.
Sono temi cui il Comune di Milano dovrebbe assegnare un compito nella valorizzazione dell’immagine della città anche all’interno del progetto Expo o cui ha già dato un’importanza strategica attraverso il Piano dei parcheggi.
Eppure le Amministrazioni comunali milanesi nella gestione delle aree B2, hanno mostrato grave disinteresse verso il problema delle tutele di ordine tipologico; questione che si ripropone oggi relativamente alla definizione delle “peculiarità” architettoniche citate dalla stessa legge regionale.
Un esempio per tutti: quello degli isolati di villette unifamiliari isolate o a schiera che contraddistingue alcuni parti della zona Città Studi, della zona di corso Indipendenza piuttosto che nella piazza Po e in altri spazi semi-centrali di Milano. Questi “piccoli pezzi” della città presentano assetti organici destinati a essere sconvolti dall’applicazione indiscriminata della legge, qualora non subentrino, come suggerito dal legislatore, misure di compatibilità tipologica, di tutela delle corti a giardino e di attrezzatura della sosta degli autoveicoli.
Si tratta cioè, al di là della protezione espressa da vincoli architettonici, storici e temporali riconosciuti, di indicare selettivamente e chiaramente aree urbane e isolati cittadini rispetto alle quali la legge Piano casa non sia applicabile o debba sottostare a particolari disposizioni.
Un passo indietro: all’art. 3, comma 5, la legge consente al Comune di individuare i comparti dove sostituire i fabbricati, industriali e artigianali, oggi abbandonati con edifici di abitazione: ciò avverrebbe congiuntamente al recupero urbanistico ed edilizio di una nuova generazione di aree dismesse.
Ci domandiamo: l’individuazione di quegli edifici e il recupero di cui s’è appena detto, sono atti privi di coordinamento? Coordinamento in senso soprattutto qualitativo, attento a tendenze presenti a scala europea fuori dal modello “park and tower” che sembra essere la prevalente espressione della modernità avallata dall’Amministrazione milanese.
Bisogna aggredire la crisi delle strutture spaziali tradizionali attraverso un processo di place making capace di cogliere le dinamiche della quotidianità delle realtà urbane oltre i modelli preformati della città convenzionalmente moderna, non soltanto puntando sulla soddisfazione del singolo cittadino o sulla qualità del progetto di comparto, ma sulla valorizzazione dei tessuti organici nel primo caso e sul rinnovamento di un’area come sull’integrazione sociale di un più vasto contesto territoriale nel secondo.
Infine, bisogna fermare, come raccomanda il rapporto annuale della Società Geografica Italiana, “sottourbanizzazione” e “deruralizzazione” (né città, né campagna) ovvero i fenomeni che circondano le periferie o s’insinuano in quest’ultime: combattuti oramai in tutta l’Europa avanzata, rischiano di ricevere attraverso il provvedimento regionale impulsi improvvidi nello stesso ambito dei parchi lombardi.
Una questione che, sembra superfluo dirlo, investe anche Milano.
Pubblichiamo inoltre anche la prima presa di posizione del Consiglio dell'Ordine in attesa dell’uscita ufficiale del decreto.
Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Milano ha anche trasmesso
in data 26 giugno 09 alla V Commissione Territorio del Consiglio
Regione Lombardia le seguenti osservazioni.