Dal 07.07.2009 al 07.07.2010
Martedì 7 luglio Presentazione in giunta del Sindaco Moratti del nuovo Piano del Governo del Territorio di Milano. Articoli da Corriere e Repubblica
di seguito diamo spazio alla rassegna stampa dedicata all'evento.
sul sito del comune una sintesi dell'ass. Masseroli.
aCORRIERE DELLA SERA, 8 luglio 2009
Da Porta Genova alla Bovisa: ecco dove sorgeranno le nuove abitazioni
di Andrea Senesi
Il Comune: cambieremo 12 quartieri
Via libera per costruire mille case
Approvato dalla giunta il Pgt. L’assessore Masseroli: ambiente tutelato. Nasceranno le aree tematiche
MILANO - Come mille palazzoni da 35 appartamenti. Undici milioni di metri cubi spalmati su 25 aree «di trasformazione urbana» (più altre cinque in altrettanti parchi di cintura, dove però non arriverà neanche un centimetro di cemento e si lavorerà solo sul verde). Il Piano di governo del territorio, il documento quadro destinato a mandare in pensione dopo trent’anni il vecchio piano regolatore, da ieri è nero su bianco. La giunta ha dato ufficialmente il via libera, dopo l’accordo sancito lunedì all’interno della maggioranza servito di fatto a stralciare l’ippodromo dall’elenco delle aree edificabili.
Altri numeri. Le nuove volumetrie che con il nuovo documento urbanistico si realizzeranno nel corso dei prossimi decenni sono in totale il quattro per cento di quanto edificato fino ad oggi all’interno dei confini comunali. Altro esempio. Partiamo dalla superficie: undici chilometri quadrati su cui costruire. L’assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, assicura che, decimale in più decimale in meno, la media degli indici di edificabilità (metri cubi per metro quadrato) sulle 25 aree non supererà quota uno. Si torna così al dato di partenza, quello che fotografa in undici milioni di metri cubi la quantità di cemento destinata ad abbattersi sulla città. Spulciando nei dettagli del piano si scopre che in via Stephenson, zona abbandonata dietro Quarto Oggiaro, l’indice di densità è fissato addirittura a tre. Facile immaginare allora che lì arriveranno grattacieli e palazzoni. Strategici saranno soprattutto due ambiti d’intervento: le stazioni ferroviarie dismesse e le caserme rimaste vuote con la fine del servizio di leva e con l’esercito affidato ai soli professionisti.
«Nessuna colata di cemento — assicura però Masseroli —. Le nuove case nasceranno assieme al verde in aree oggi completamente abbandonate a incuria e degrado». Non si consumerà nuovo suolo, insomma. Dice Maurizio Cadeo (Arredo urbano) che con l’arrivo del Pgt si allargheranno anche tre aree verdi: piazza Vetra (si uniranno i due spezzoni ora divisi), il parco di Trenno e quello delle Cave. Nei piani del Comune ciascuna macrozona (una dozzina, in totale) avrà tanto di personale «vocazione». Sport e spettacolo, per dire, nella nuova zona di San Siro, che nel frattempo avrà inglobato anche la piazza d’armi della caserma Santa Barbara; la cittadella della ricerca intorno alla Bovisa, quella della giustizia con il trasferimento di carcere e Palazzo di Giustizia in zona Rogoredo-Porto di Mare. Lungo via Sammartini e via Ferrante Aporti Palazzo Marino vorrebbe poi veder nascere il futuro polo commerciale della città, con l’arrivo di negozi e botteghe artigiane.
Ma vincoli e destinazioni d’uso, fa capire lo stesso assessore, sono concetti ormai da archeologia urbanistica: «Noi non diremo mai che cosa dove nascere in questo o in quel luogo. Noi poniamo soltanto le cornici e fissiamo le regole per un governo del territorio che parta davvero dall'interesse pubblico. Ma secondo la nostra filosofia la cultura dei vincoli del vecchio piano regolatore è definitivamente morta». C’è il tema della perequazione, poi. Il sistema, cioè, che introduce la possibilità di trasferire o addirittura scambiare i diritti volumetrici dei singoli operatori. E c’è l’housing sociale, infine. Con l’obbligo di destinare agli alloggi a basso costo almeno il 35% delle nuove residenze costruite. «Il rischio è quello di un uso barbaro delle aree pubbliche e di una guerra al verde» attacca il pd Pierfrancesco Majorino. Replica di Masseroli: «Vogliamo offrire a tutti l’opportunità di vivere o di tornare a vivere a Milano. E lo faremo aumentando la qualità della vita». E il milione e ottocentomila abitanti? «Non c’è un obiettivo legato alla quantità. Conta solo la qualità».
la REPUBBLICA, 7 luglio 2009
Piano del territorio: i nuovi quartieri
di Giuseppina Piano
Oggi il sindaco Moratti presenta il Pgt: 9 milioni di metri quadrati da sfruttare nella metropoli da due milioni di abitanti del 2030
Un milione e 300mila metri quadrati dove costruire palazzi al posto di stazioni e binari ferroviari che non servono più. Altri cinque milioni e mezzo dove già è stata decisa la nascita di nuovi quartieri ma che bisogna dotare di nuove infrastrutture. Un tesoretto di nove milioni di metri quadri su cui, finora, non si poteva costruire perché destinati a parchi e servizi pubblici che però non sono diventati realtà. E la grande incognita dell’ippodromo di San Siro: un milione e mezzo di verde che bisogna decidere se mantenere.
È partendo da questi numeri che, dopo cinquan’anni, Milano si reiventa. Con più grattacieli per non consumare suolo. Con tre nuove linee del metrò. E con l’obiettivo, forse, di arrivare a due milioni di abitanti nel 2030.
Parte il grande business del mattone e va in pensione il Piano regolatore del 1954, rivisto già nel 1980, per essere sostituito dal Piano di governo del territorio (Pgt) degli Anni Duemila. Chili e chili di carta su cui si giocherà la partita del nuovo cemento.
Oggi Letizia Moratti presenterà le bozze ai partiti della sua maggioranza. Arrivare a due milioni di abitanti nel 2030, come azzardò l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli?
Questo il Piano oggi non lo dice ancora. La quantità sarà definita solo quando i partiti daranno il loro via libera su quanti metri quadrati si possono sbloccare e, soprattutto, quanti metri cubi si possono lasciare costruire.
Quantificando per ogni area un «indice di edificabilità». La Lega, ad esempio, si presenta all’appuntamento in trincea: «Non vogliamo sentir parlare di 700mila nuovi abitanti. Per nuovo cemento non c’è spazio, Milano è già sufficientemente urbanizzata», manda a dire Matteo Salvini. Nuovi quartieri? «Non sull’ippodromo». Proprio San Siro, e il nuovo quartiere da costruire con il trasloco dell’ippica, saranno la battaglia più rilevante che si giocherà nel centrodestra di Letizia Moratti: l’assessore Masseroli ma anche la Regione vogliono sbloccare molto presto la zona, i partiti frenano. Almeno fino alle elezioni provinciali.
Il Piano che il sindaco presenterà oggi già cambia tutto il sistema delle regole del gioco: sparisce la distinzione tra destinazione d’uso industriale-commerciale-residenziale, restano solo le zone vincolate come non edificabili. Arriva la «perequazione» e la «borsa dei diritti volumetrici». Le «aree di trasformazione», le direttrici dove andranno nuove case e nuovi abitanti, però sono già chiarissime dal Pgt che recepisce quello che sta già avvenendo: la Bovisa e la zona ai confini con Sesto, verso Ovest Cascina Merlata e tutta l’area dell’Expo, Montecity-Rogoredo, Garibaldi-Repubblica e Citylife, il Portello e quello che è rimasto della vecchia Fiera.
L’assessore alla Mobilità Edoardo Croci assicura: «Tutte le aree di trasformazione saranno accessibili da sistemi di trasporto pubblico, garantendo una migliore vivibilità». La novità più rilevante è la rivoluzione ferroviaria: 1,3 milioni di metri quadrati per nuove case e nuovi parchi, al posto di stazioni che verranno chiuse (da Porta Genova allo Scalo merci Farini, da San Cristoforo a Porta Romana), o che verranno ridotte riducendo il fascio dei binari e i depositi (Lambrate, Rogoredo, Greco, Certosa). Sarà uno dei grandi business immobiliari dei prossimi anni. Con un accordo tra Fs e Comune che assicura due obiettivi: la plusvalenza dovrà essere reinvestita in nuove opere ferroviarie, per migliorare l’accessibilità a Milano, mentre gli oneri di urbanizzazione finiranno in nuove metrotranvie per collegare le stesse zone al centro.
Le altre grandi aree in costruzione dovranno nascere sugli assi delle nuove metropolitane, la nuova linea 4 da Lorenteggio a Linate (ma mancano i fondi per arrivare all’aeroporto), e la nuova 5 da Niguarda a San Siro (qui i soldi, per la linea che incrocerà Citylife, dovrebbero invece arrivare da Roma). L’arrivo del metrò a San Siro aumenterà ancora gli appetiti immobiliari sull’ippodromo. Mentre la prefettura ha chiesto, per motivi di sicurezza, di spostare di 200 metri la fermata prevista a fianco dello stadio.
CORRIERE DELLA SERA, 7 luglio 2009
Via al piano del territorio. Cantieri in 25 nuove aree. Salvo l’ippodromo
di A. Se.
Majorino (Pd): delibera ambigua, così parte la cementificazione.
Arriva il sì della Lega. Oggi l’approvazione in giunta. «Niente palazzi sulle piste di San Siro».
Venticinque aree per costruire la Milano dei prossimi decenni, la metropoli dalla ritrovata grandeur capace di richiamare dentro i suoi confini i giovani e il ceto medio. Venticinque, meno una: l'ippodromo. Sulle piste dove da decenni galoppano e trottano i cavalli il cemento non arriverà.
Via libera all’accordo sul Piano di governo del territorio, il documento quadro che disegnerà l’urbanistica di Milano dei prossimi decenni. Dopo mesi di infinite trattative, ieri la Lega ha pronunciato il sì definitivo. Il Pgt arriverà in giunta oggi (martedì 7 luglio), come chiesto dal sindaco Letizia Moratti e dall’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli.
«Il percorso è avviato. Entro settembre contiamo di portare la delibera in Consiglio per la prima approvazione », spiega l’assessore.
L’ippodromo, dunque. Con le parole del capogruppo lumbard Matteo Salvini e dello stesso Masseroli che confermano: «Sulle due piste non si costruirà nemmeno un metro cubo». Il che, sottolinea l’assessore, non vuol dire per forza di cose che entrambe le piste rimarranno al loro posto.
Il trotto, per dire, potrebbe anche essere trasferito altrove, magari, come si dice, fuori Milano. Ma su quell’area non potrà nascere niente più che un parco.
Rimane il documento generale. Con le 25 aree di trasformazione, ciascuna con tanto d’indice volumetrico.
«Non è un documento chiuso. Saranno gli accordi di programma che di volta in volta, area per area, confermeranno o modificheranno le volumetrie indicate».
«È solo l’inzio di un percorso. Oggi abbiamo salvato un milione di metri quadrati dall'avanzare del cemento», sottolinea Salvini che si gode la vittoria, mentre tutti gli altri capigruppo della maggioranza di Palazzo Marino brindano comunque all’accordo raggiunto.
«Un documento di un’importanza epocale», dice Giulio Gallera del Pdl. Che racconta di una proposta spuntata tra le pieghe del futuro Pgt e immediatamente condivisa da tutti: «Realizzare un nuovo Qt8. Un nuovo quartiere dove tutti i grandi architetti di fama mondiale daranno il proprio contributo».
«Si passa da una cultura dirigista, quella che animava il vecchio piano regolatore del 1980, a una visione liberale e moderna di governo del territorio », esulta anche l’Udc Pasquale Salvatore.
«L’ottica di ragionamento deve rimanere quella della grande area metropolitana», osserva il repubblicano Franco De Angelis.
Di tutt’altro umore l’opposizione. Ammette il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino: «Siamo molto preoccupati ». «Anche perché la nascita di questo Pgt è stata gestita come una trattativa puramente privata. I controni dell’accordo poi confermano tutte le ambiguità sul tema del verde e delle aree pubbliche». In conclusione: «Se l’idea è quella della cementificazione selvaggia, noi siamo pronti a un'opposizione durissima».