Dal 24.06.2009 al 10.07.2009
Si è spento, a 67 anni, il collega Bruno Eduardo Vigano', Argentino, era stato da tempo adottato da Milano
Si è spento l' architetto Bruno Vigano', 67 anni, gran viaggiatore, appassionato di barche e soprattutto di arte.
Di lui i colleghi di lavoro hanno sempre lodato «la grande creatività» e l' abile uso dei colori. Argentino, era stato da tempo adottato da Milano: qui aveva aperto due studi, uno dei quali a ridosso di piazza del Duomo. E' iscritto all'Ordine di Milano.
Già socio di Gregotti, Viganò, che lascia la moglia Cecilia e la figlia Lara, aveva tra le altre cose lavorato per l' Urban Center.
Alcune sue opere, di recente, sono state esposte in Triennale. I suoi progetti lo hanno spesso portato nei Paesi Arabi, dove ha disegnato nuovi quartieri, a volte addirittura nuove città. In Italia, resta la sua firma su banche e università. Di Vigano', che fin quando la malattia non l' ha indebolito era solito muoversi per Milano sulla sua bicicletta, Marco Albini ha detto: «Un argentino vero, ricco di energia». Per visitare il suo portfolio.
Pubblichiamo un breve profilo dell'amico Salvatore Grande
Parigi 1980, primavera, quartiere della Bastille, un terzo piano di un loft verticale, zona dei tessutari all'ingrosso.
Quartiere generale di un gruppo italo-francese (architetti e studenti) alle prese con un grande concorso mitterandiano: Tete Defense!
Bruno Viganò era l'anima portante del gruppo, si lavorava dalle sette alle sette tutti i giorni senza sosta, si lavorava a mano, il computer era ancora nell'anticamera degli studi.
E' stato quel marzo uno dei più belli della mia vita professionale, un mese intenso pieno di sofferenze e piacere.
Con Bruno si mangiava in un piccolo ristorante della via Saint Claude, servivano piatti della cucina italiana a buon mercato e il vino non era male.
Si parlava inessorabilmente di architettura, la vita era architettura.
Fu un marzo indimenticabile, vivemmo l'euforia di un premio che dopo sfumò.
Quel marzo segnò un momento magico della mia formazione, da li in poi l'amicizia con Bruno divenne più solida e personale.
Quell' anno, credo, andammo nelle Marche insieme alle famiglie ad abitare nel mese di agosto un casolare di campagna e fu per noi un apprendistato di pittura e tiro con l'arco.
Dopo iniziammo una collaborazione progettuale in modo saltuario ma sempre fruttifera.
Poi ci siamo persi, io in Medio Oriente, lui in lunghi periodi americani facendo architettura.
Ci siamo rincontrati spesso a Milano, ci siamo raccontati.
Bruno Viganò ha attraversato 40 anni di architettura italiana ed europea con leggerezza e perspicacia, ha progettato e costruito architetture archetipiche, ha insegnato e ci ha lasciato un bagaglio di forme, di tonalità, di poesia riscotrabile nel suo enorme catalogo architettonico.
Architetto razionalista-fantastico come la buona tradizione letteraria argentina.
Architetto della cifra geometrica, della dimensione paesaggistica della architettura, del disegno immenso.
Architetto vero.
Ci ha lasciato il ricordo di un uomo forte e intelligente, elegante, un uomo quasi di altri tempi.
Un uomo che dell'austerità e dell'architettura aveva fatto una ragione di vita.
Ciao Bruno, ci mancherai.