Dal 26.02.2009 al 04.03.2009
Pubblichiamo la consueta rassegna stampa settimanale dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld.it
Pomodoro: patto anticrisi tra cultura, moda, design
Lo scultore: fare squadra per rilanciare Milano. Pac insufficiente, subito il Museo d' arte contemporanea «La cultura dev'essere vitale, aperta alle novità, alle contaminazioni. Va evitata la museificazione e vanno sostenuti i giovani» Sediamoci intorno a un tavolo: la cultura nasce dalle persone I privati svolgono il ruolo più delicato per scultura e pittura Milano avrebbe di più se avesse luoghi giusti e giusto dialogo
«A Milano si parla tanto di cultura, non sempre a proposito, ma da tempo si conclude poco e si realizza meno...». È un giudizio piuttosto duro, maestro. «Vivo e lavoro qui dal 1954 e sa una cosa: sento parlare di un Museo dell' arte contemporanea da allora. Non è bastato mezzo secolo a colmare questa voragine. Io un contributo l' ho dato, con la mia Fondazione: ho iniziato il progetto da solo e oggi è un luogo vivo, la dimostrazione che la "cultura del fare" può ancora produrre contenuti». Lo scultore Arnaldo Pomodoro, 82 anni, interviene nel dibattito sul Manifesto prendendosi una pausa dal lavoro nel suo studio (ascolta musica lirica, deve disegnare scenografie per la Fenice di Venezia). È tempo di un nuovo Manifesto della cultura? «Qui non si tratta di partorire il Futurismo o il Costruttivismo, ma di dare un' anima a un modo d' intendere e fare cultura. Io dico: ci sto. Sediamoci attorno a un tavolo, fissiamo i punti: la cultura nasce dalle persone». Che ruolo può avere la politica? «La politica vive troppo spesso la cultura come un fastidio, oggi sono i privati a svolgere il ruolo più delicato nelle arti figurative, nella scultura e nella pittura - e sono visti quasi come una tribù -. Io raccolgo la riflessione del professor Abruzzese: "Servono avventurieri delle idee, persone che creino lo spazio per la circolazione dei pensieri". Idee e nuovi spazi». Si diceva dell'importanza di realizzare un Museo d' arte contemporanea: il progetto c' è, sarà realizzato a CityLife... «Sarà. Intanto, vediamo cosa c' è. Il Pac è troppo piccolo, non è un vero museo, senza luce, sacrifica artisti come Marino Marini... Eppure il pubblico c' è. E ha voglia di cultura». E l' offerta non riesce a star dietro alla domanda? «Ha visto quante gente ha partecipato alle conferenze in via Palestro con Germano Celant e Angela Vettese? Tanta, davvero. Un successo. Poi c' è Rampello, ha ridato vita alla Triennale: finalmente ha aperto un dialogo, interroga le persone. Ecco, ci vuole il coraggio di continuare così. Milano avrebbe molto di più se avesse luoghi adeguati e giusto dialogo». In che senso «avrebbe di più», maestro Pomodoro? «Gli artisti sarebbero più generosi... La Galleria d' arte di Roma è nata così, spontaneamente. Persino Rovereto ha il Mart. Noi non possiamo perdere altro tempo, no: serve freschezza, una stagione di apertura». Le sembra che la città si sia chiusa sui suoi difetti? «Non vede? Si calunniano gli stilisti, loro che sono sempre stati così attenti agli artisti. Oggi questo rapporto s' è sfrangiato, ma tocca alle istituzioni trovare un collante, tenere insieme i sogni, organizzare e favorire gli scambi tra artisti, letterati, poeti, musicisti, stilisti e designers. Noi, alla Fondazione, facciamo questo: uniamo sfilate e libri, le canzoni di Ornella Vanoni e le letture di Aldo Nove». Il Comune non lo fa? «L' assessore Finazzer Flory ci sta provando, è un compito difficilissimo: gli auguro buon lavoro e buona fortuna». La crisi è un ostacolo o un' occasione di rilancio? «È in queste circostanze che gli artisti hanno più motivazioni e vanno incoraggiati, pensi cosa sono stati i movimenti nel Dopoguerra... Speriamo che non crollino del tutto i finanziamenti pubblici, la cultura è già abbastanza maltrattata». C' è la prospettiva Expo. «Mah, per ora vedo contraddizioni incredibili. Io ne sento il richiamo, vorrei io lasciare un segno... Non per altro: ho donato una Sfera grande all' Expo di Montreal, ho inviato opere all' Esposizione di Brisbane. Qui non mi ha chiamato nessuno, eppure qualche idea ce l' ho...». Può spiegarle ora, se vuole. «Un grande portale di dieci metri per dodici in periferia, in un punto d' ingresso alla città. Vede, Milano non ha unità urbanistica oltre le Mura spagnole, servirebbero nuovi Archi. Io sono pronto a regalare il mio». È fiducioso o pessimista sul futuro della cultura milanese? «Fiducioso. Perché dipende solo da noi, dal nostro coraggio. Giulio Carlo Argan mi diede un consiglio, vent'anni fa: "Fai girare le opere d' arte». È un pensiero ancora attuale: la cultura dev'essere vitale, aperta alle novità, alle contaminazioni. Va evitata la museificazione e vanno sostenuti i giovani».
Stella Armando
Pagina 5
(23 febbraio 2009) - Corriere della Sera
Scavo
bis in Sant' Ambrogio il cantiere apre sull' altro lato
Qualche
residente l' aveva interpretata come la prima manovra in retromarcia.
E invece la copertura degli scavi davanti alla Basilica di Sant'
Ambrogio in realtà è provvisoria: Comune e costruttori non hanno
avuto alcun ripensamento sul parcheggio sotterraneo, circa 200 posti
a rotazione e 320 box, che partirà entro l' estate per essere pronto
nel 2011. L' area riempita, terminati gli studi archeologici della
soprintendenza, sarà adesso anche asfaltata e diventerà il nuovo
passaggio delle auto. Sotto la strada tra il cantiere e le case
verranno realizzati due nuovi condotti fognari, che oggi si trovano
proprio nella zona degli scavi. Quando l' operazione sarà terminata,
l' area riempita verrà riscavata per realizzare i cinque piani
sotterranei. Niente dietrofront, dunque, il progetto va avanti. E il
trasloco provvisorio del cantiere «sarà proprio il primo tassello
dell' intera operazione», dice il costruttore, Claudio De Albertis,
che conferma la futura pedonalizzazione della piazza, come da
progetto. La vendita dei garage, costo 50mila euro, garantisce De
Albertis, va a gonfie vele: «Entro fine febbraio avremo venduto
tutti i box, ma le richieste sono almeno il triplo». L' incasso
previsto per i costruttori è di 16 milioni di euro. Nonostante il
progetto sia giunto alla fase esecutiva, il comitato di residenti,
che da sempre s' è opposto ai cinque piani sottoterra in prossimità
di campanili e porticato bramantesco, non demorde. Nemmeno gli
inquilini più illustri. «Quando ho visto la copertura mi ero illusa
per un attimo e invece niente - si rammarica l' architetto Cini Boeri
- è un progetto assurdo. Non è così che si tolgono le auto dal
centro». Un' idea su dove mettere le auto i residenti, in realtà,
ce l' avrebbero. «Piuttosto di scavare cinque piani davanti alla
basilica romanica più bella d' Europa - propone Cini Boeri - non si
possono mettere le auto nei due cortili della caserma che sono
praticamente inutilizzati?». Ma non è la sola. «Andremo avanti con
qualunque mezzo pur di non svendere uno dei luoghi storici di Milano
- attacca Francesca Castelbarco, consigliere di zona 1 - è un'
ingiustizia che grida vendetta, tutto per far guadagnare le imprese
costruttrici». Al gruppo di residenti furiosi arriva la replica del
Comune: «La soprintendenza si è espressa favorevolmente e non
accettarlo vuol dire non avere rispetto per le istituzioni», è il
commento dell' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini. Che
aggiunge: «Il concetto che i parcheggi
aumentino
il traffico non ha senso: è l' unico modo, invece, per togliere le
60mila auto ogni giorno in doppia fila e in divieto di sosta sui
marciapiedi».
Ilaria
Carra
La
Repubblica
23-02-09, pagina 7 sezione MILANO
Il
progetto Torna l' ipotesi di un sottopasso di 15 chilometri contro il
traffico. Entro il 2015 pronto il primo tratto fino a Garibaldi
«Un
tunnel dalla Fiera al centro di Milano»
La riunione Il 10 marzo
la riunione decisiva per avviare le procedure del sottopasso che
prevede 11 uscite sui punti nevralgici della città
Torna
l' ipotesi del tunnel. Un' autostrada che attraversi Milano
sottoterra, tagliandola dalla zona della nuova Fiera fino a Linate.
Un tunnel di quasi 15 chilometri, con undici uscite su alcuni punti
nevralgici della città. L' ipotesi risale al 2006, ai tempi del
sindaco Gabriele Albertini commissario al Traffico. Più volte
infilato nel cassetto e poi rispolverato per problemi economici, il
provvedimento torna alla ribalta e la novità è che la Regione vuole
inserirlo fra le priorità infrastrutturali per l' Expo. Se ne è
parlato anche durante l' incontro di ieri mattina, dopo che già il
Comune ha indicato nell' ingegnere Antonio Acerbo il Responsabile
unico del procedimento e che, la scorsa settimana, i tecnici avevano
riesaminato tutte le ipotesi in campo. La riunione considerata
decisiva è il prossimo 10 marzo: quando si cercherà di valutare
come procedere anche al punto di vista amministrativo. Finora c' è
in campo la proposta della Torno, come capofila di un raggruppamento
di imprese, che già dal 2006 aveva presentato un project financing
per il tunnel. La Torno è però promotore solo di un tratto, che va
da piazza Kennedy a Garibaldi-Repubblica. In realtà, l' intero
tragitto comprende altre due tratte: quella che va da Kennedy all'
area che ospiterà l' Expo e quella che da Repubblica collega a
Linate, inserita da questa giunta per dare maggiore completamento
all' infrastruttura. «Abbiamo raddoppiato le dimensioni del tunnel -
conferma l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli - perché solo
in questo modo sarebbe una reale alternativa: potremmo perfino
pensare di abbattere il ponte della Ghisolfa e costruire al suo posto
un parco lineare, passando sottoterra i percorsi automobilistici e
disegnando un nuovo tessuto urbano». La Torno ha chiesto alle
istituzioni che venga loro affidato, in trattativa diretta, anche il
tratto che parte dall' area Expo, mentre il percorso fino a Linate
verrà messo a gara. I costi? Altissimi, ovviamente. Si parla di 1
milione e 250 mila euro per la sola tratta Repubblica-Kennedy. «Ma
anche l' Avvocatura - contesta l' ambientalista Enrico Fedrighini -
ci ha risposto che non esiste una garanzia economica a sostegno del
progetto. Dovrebbe fare da garante la Regione: e siccome denaro per
tutto non c' è, il tunnel rappresenterebbe una brusca manovra di
arresto per le opere pubbliche». Ribatte Masseroli: «La Corte dei
Conti ha precisato che il finanziamento deve essere pubblico: o
interverrà il Governo o studieremo un percorso finanziario simile a
quello che si sta attuando per la Brebemi».
Soglio
Elisabetta
Pagina 3
(24
febbraio 2009) - Corriere della Sera
Parte il restauro
del Marchiondi
Di
storie, i muri dell' istituto Marchiondi di via Noale, sono
destinati a racchiuderne molte. Quelle dei ragazzi «cattivi» che,
un tempo, venivano mandati al «correzionale» di Baggio per essere
rieducati. Quelle delle decine di famiglie rom che, negli ultimi
anni, si sono contese gli spazi diroccati del capolavoro disegnato
da Vittoriano Viganò. E, in un domani ormai prossimo, quelle degli
studenti e «soggetti deboli» ai quali l' edificio è destinato.
Entro un anno, infatti, nei lunghi corridoi devastati da 12 anni di
incuria e occupazioni, torneranno gli operai, incaricati di
restaurare l' edificio del 1953. Parte un piano di recupero da 16
milioni di euro, che vede coinvolti Comune, Politecnico, Fondazione
Cariplo e una cordata di cooperative consorziate. Fine del degrado,
fine dell' abbandono colpevole di un edificio definito
universalmente un capolavoro dell'
architettura Brutalista, rinascita della struttura sotto forma di
pensionato per 218 studenti universitari e sede di servizi pubblici
destinati al quartiere, all' aggregazione giovanile, all' housing
sociale. A giorni verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l'
annuncio dell' arrivo dei fondi assegnati al Comune dal ministero
dell' Università per questo piano di recupero e riuso. Un
finanziamento milionario ottenuto grazie al coordinamento della
Cariplo, che è riuscita a mettere assieme Comune, terzo settore e
Politecnico. Il progetto è stato steso da una folta squadra di
architetti, ingegneri, strutturisti ed esperti di energia e
materiali, coordinato dal professore Massimo Fortis del Dipartimento
di progettazione dell' architettura del Politecnico. L' assessore
alla Casa Gianni Verga è soddisfatto: «Spero che si possano
iniziare i lavori al più presto.
Riuscire a mettere insieme tutte le forze per immaginare un futuro
per quella struttura è un gran risultato ed è anche la fine di un
tormentone». A che cosa si riferisce l' assessore lo dicono
chiaramente i molti che nella Fondazione Cariplo hanno creduto nella
possibilità di restituire alla città il Marchiondi, con un impegno
economico di quasi quattro milioni: «è un intervento di edilizia
sociale che mira a rispondere al grave e variegato bisogno di casa a
Milano. C' è grande necessità di strutture per gli studenti, una
delle principali risorse per lo sviluppo del capitale umano della
città. Ma non sarà solo un pensionato, piuttosto un centro
polifunzionale», spiega il presidente Giuseppe Guzzetti. Conscio
delle centinaia di zingari che occupano le sette palazzine, oltre
10mila metri quadrati, aggiunge: «Bisogna che i lavori partano al
più presto. Per farlo si devono liberare gli edifici dagli
occupanti, essi stessi in grave stato di bisogno. Il Comune dovrà
provvedere agli sgomberi con lo stesso stile, di rispetto e di
accoglienza, che caratterizzerà la realizzazione dell' intero
progetto». Tempi e modalità del cantiere, secondo il professor
Fortis, sono chiari: «Già in primavera dovremo entrare nell'
istituto per terminare i rilievi necessari per il progetto
esecutivo. L' inizio dei lavori veri e propri sarà tra un anno. Non
modificheremo l' involucro edilizio esterno e anche all' interno, in
particolare nell' ex convitto, rispetteremo l' impianto delle
"cellule" voluto da Viganò». Una volta finiti i lavori,
secondo l' accordo di programma, il Comune concederà gratuitamente
per 35 anni il Marchiondi al Politecnico. Pensionato e servizi
sociali collegati saranno gestiti in forma unitaria con gli enti del
nonprofit.
Zita
Dazzi
La
Repubblica
24-02-09, pagina 9 sezione MILANO
Rinasce
il Belvedere di Gio Ponti «Bolla» di vetro sopra il Pirellone
Oggi
l' inaugurazione ufficiale. Da sabato le visite guidate Domenica
mattina la corsa a piedi (710 gradini) per la terza edizione della
Vertical World Circuit
Il
Belvedere voluto da Gio Ponti, in cima a Palazzo Pirelli, la torre
simbolo dell' età moderna, è una grande piazza piena di luce,
sospesa a 127 metri dal suolo. Come ricorda il disegno del
pavimento, a bande bianche e nere: lo stesso della piazza d'
ingresso al grattacielo. Al centro, in una bolla di vetro,
apparentemente fragile come una crisalide, stanno racchiuse una
piccola sala riunioni che sembra la sala comando dell' Ammiraglia di
Star Trek, con tanto di poltroncina rivestita in cavallino pezzato
(design rigorosamente di Gio Ponti), il bar, il guardaroba, gli
ascensori. E, poi, lungo il perimetro, immense vetrate e piloni
portanti di cemento armato, leggerezza e muscolarità che insieme
esaltano quella forma perfetta di un cristallo, allungata e
schiacciata, che caratterizza l' opera di Gio Ponti. Stasera l'
inaugurazione ufficiale con le autorità, domani una serata di
presentazione del restauro (il primo di tipo conservativo di un'
opera moderna) riservata a personalità del mondo della creatività,
dall' architettura alla moda, dal design all' editoria. Domenica
mattina, infine, la corsa a piedi (710 gradini) per la terza
edizione della Vertical World Circuit, con skyrunner professionisti
ma anche sfida aperta a tutti. Quindi, dal 28 febbraio al 9 marzo,
visite guidate per la cittadinanza e le scuole. Otto mesi ci sono
voluti per riportare alla città il Belvedere che per Gio Ponti era
«la metafora dell' apertura sull' orizzonte urbano». Il restauro è
costato 3,75 milioni. A Nord, tra i piccoli loghi sulle vetrate che
indicano dove guardare (il Resegone e la Grigna, il circuito di
Monza a 15 chilometri, il lago di Como a 45), in primo piano ecco il
Pirellone bis, tutto acciaio e specchi, che cresce con prepotenza.
«Il restauro del 31° piano e la realizzazione dei nuovi uffici
nell' Altra Sede sono parte di un unico grande disegno», spiega il
presidente Formigoni. E il Belvedere lombardo si ripresenta così in
una versione più moderna ma già presente quando venne pensato.
Cioè: «Svolge quel servizio alla collettività, come spazio
istituzionale di alta rappresentanza e di spazio pubblico che si
compenetrano e che attraverso le grandi vetrate comunicano con il
territorio».
D'Amico Paola
Pagina 6
(25
febbraio 2009) - Corriere della Sera
Addio
a Fehn, architetto della natura
Sverre
Fehn, uno dei più famosi architetti norvegesi è morto a Oslo a 85
anni. Tra i suoi progetti i musei dei Ghiacciai a Fjaerland del 1991
e l'Aukrust ad Alvdal del 1996. Agli anni Sessanta risalgono altri
capolavori: il Padiglione Nordico alla Biennale e il Museo
dell'Hedmark di Hamar, in Norvegia. I suoi segreti furono
l'utilizzare mattone e pietra con semplicità e il legame
architettura-natura. Vinse il premio Pritzker nel '97.
Corriere
della Sera
25-02-2009
Luci,
marciapiedi e parcheggi piano antidegrado in Buenos Aires
La
più lunga via dello shopping d' Italia, quarta in Europa dopo
Oxford Street, la Diagonal e gli Champs Elysées, si rifà il look.
Dopo anni di richieste e diversi progetti arenati per problemi di
budget, finalmente i commercianti di corso Buenos Aires avranno una
via tutta nuova. Con marciapiedi più larghi, in pietra invece che
in asfalto, parcheggi su strada per le moto e una nuova
illuminazione. Ma questo è solo il primo passo verso la
riqualificazione del corso che, in un secondo tempo, prevede anche
un intervento di arredo urbano e la sostituzione dei dehors di bar e
ristoranti con un modello uguale per tutti come già avvenuto in
corso Sempione e sui Navigli. Dopo una serie di incontri iniziati
prima di Natale, giovedì le due associazioni dei commercianti di
Buenos Aires e l' assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini hanno
trovato un accordo su un progetto di massima e già all' inizio del
2010 i lavori potranno iniziare. Costo dell' operazione: due milioni
di euro. «Siamo partiti fotografando la situazione esistente -
racconta Simini - e costruendo una serie di planimetrie metro per
metro di tutto il corso che ora è molto disordinato: ci sono pali
inutili, marciapiedi che si restringono e allargano continuamente,
parcheggi in linea e a lisca, tavolini dei bar che intralciano il
passaggio e asfalto dei marciapiedi molto rovinato. L' idea è
quella di uniformare tutto il corso per favorire il passaggio dei
pedoni ma anche delle auto». Prima di partire con il progetto
definitivo l' assessore ha incontrato i rappresentati dei
commercianti e dei residenti per raccogliere i loro suggerimenti. E
ora, dopo mesi di confronti, si è arrivati a una sintesi. «Verranno
rifatti tutti i marciapiedi sostituendo l' asfalto con la beola -
continua Simini - . Toglieremo i parcheggi delle auto a lisca di
pesce e inseriremo posti dedicati alle moto in modo da liberare i
marciapiedi. Finiti i lavori delle infrastrutture partiranno quelli
per la nuova illuminazione, come è già stato fatto per viale
Monza». Luce bianca in sospensione anche sui marciapiedi ed
eliminazione dei pali in eccesso. «Il progetto - aggiunge l'
assessore alla Mobilità Edoardo Croci - renderà il traffico più
fluido e sicuro. Allargheremo la carreggiata all' inizio del corso
su piazza Oberdan dove ora c' è un imbuto che rallenta le auto e
riporteremo tutti i parcheggi in linea. In questo modo i posti auto
nelle strisce blu scenderanno da 130 a 100». Il progetto è stato
accolto con soddisfazione dai commercianti. «Finalmente dopo anni
di richieste il Comune ha deciso di intervenire - spiega Luigi
Ferrario, presidente di Buenos Aires Futura, associazione che
raccoglie anche professionisti che lavorano sul corso - . L'
assessore ha raccolto tutti i nostri suggerimenti su come migliorare
la via. È la prima volta che succede e mi sembra un ottimo
risultato». «È un progetto che aspettiamo da tempo - gli fa eco
Gabriel Meghnagi presidente di AscoBaires - . I marciapiedi di
Buenos Aires sono disastrosi, pieni di pali doppi e tripli del tutto
inutili e in alcuni punti troppo stretti per accogliere il flusso
dei pedoni. Ora finalmente i bar potranno avere dei dehors decenti
senza intralciare il passaggio». Per Carlo Montalbetti, consigliere
comunale e storica voce dei comitati milanesi, però questa potrebbe
essere l' occasione per rivedere anche la viabilità della zona «con
scelte strategiche come la pedonalizzazione di alcune vie laterali
al corso sul modello di via Spallanzani, che ha dato ottimi
risultati. Ma è anche l' opportunità per piantare gli alberi
chiesti da sempre da commercianti e residenti».
Teresa
Montestiroli
La Repubblica
01-03-09,
pagina 2 sezione MILANO