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Una tavola rotonda per cento numeri

From 23.11.2011 to 24.12.2011

Interessante dibattito sulle riviste di architettura nella celebrazione dei primi cento numeri de Il Giornale dell'Architettura lo scorso martedì presso i Frigoriferi Milanesi: qui il report

Pubblichiamo una breve sintesi della tavola rotonda del 15 novembre e il video realizzato da Ultrafragola.

Martedì 15 Novembre, presso la Sala conferenze del complesso ex-Frigoriferi milanesi in via Piranesi, si è celebrato il centesimo numero del Giornale dell’Architettura con una tavola rotonda a cui hanno partecipato direttori di importanti riviste italiane e autorevoli personaggi del mondo dell’architettura. Prestigiosi i nomi coinvolti: assieme a Carlo Olmo (Direttore del Giornale dell’Architettura) erano presenti al tavolo Francesco Dal Co (Direttore di Casabella), Mario Piazza (Direttore di Abitare), Roberto Zancan (vice-Direttore di Domus), Stefano Casciani (ex-Direttore di Abitare e Domus), Leopoldo Freyrie (Presidente Consiglio Nazionale degli Architetti), Mauro Galantino (Architetto) e Italo Lupi (ex-Direttore di Abitare). Si è trattato di un’iniziativa significativa, in un momento difficile per l’editoria italiana, che ha trasformato un’occasione di celebrazione in un utile momento di dibattito.

Il panorama attuale presenta una serie di criticità, legate ad un più generale processo di riforme degli apparati economici e produttivi, di fronte alle quali le riviste di architettura devono necessariamente fornire delle risposte condivise. Il primo fattore di analisi, forse il più importante, sottoposto da Carlo Olmo in apertura è la perdita di centralità della rivista rispetto al mondo della cultura: se nel corso del Novecento essa ha rappresentato il luogo privilegiato per ragionamenti più ampi sul ruolo della professione nel rapporto con la società civile, oggi si è più propensi a considerare l’architettura come un qualunque bene economico, sostituendo all’analisi critica i meccanismi auto-referenziali di pubblicità e promozione. Le riviste oggi, con le dovute eccezioni, sembrano veicolare più volentieri i personaggi rispetto ai concetti, le immagini piuttosto che i filoni di pensiero, con il rischio di trasformarsi in vetrine dove conta semplicemente esserci, indipendentemente da cosa si vuole comunicare.

Non si tratta di argomenti isolati da un ragionamento più generale legato alla disciplina: un aspirante architetto inizia oggi il suo percorso scegliendo tra un sistema formativo miniaturizzato in una miriade di Facoltà di Architettura, non sempre all’altezza, dove il corpo docente ha sempre meno punti di contatto con quello della professione, per poi giungere in un mercato del lavoro affollatissimo i cui numeri, ricordati da Leopoldo Freyrie con grande trasparenza, fanno decisamente impressione.

Anche il mondo dell’editoria, di fronte alla rete che avanza ed erode concessioni pubblicitarie, necessita di una riforma consistente come sottolinea Roberto Zancan, ma c’è anche chi vede in questo una nuova opportunità: portare le riviste sul web, lasciando che carta rimanga un bene legato ad un collezionismo colto ed appassionato. La questione, tuttavia, non appare così semplice: un passaggio del genere, epocale, da un contenitore (carta stampata) ad un altro (internet) dotato di specifici requisiti di fruizione, può svilupparsi indifferentemente dai contenuti? La questione, posta da Stefano Casciani e Mauro Galantino con differenti posizioni, appare controversa.

Il paradosso è che, per usare le parole di Francesco Dal Co, ci troviamo obbligati a pensare nuove vie di sviluppo proprio in un momento in cui lo sviluppo sembra impossibile. Tuttavia, le importanti questioni poste all’attenzione pubblica durante l’incontro costituiscono un passaggio obbligato per immaginare, prima ancora di mettere in pratica, un futuro per le riviste di settore, che hanno contribuito in maniera decisiva alla formazione della cultura architettonica dello scorso secolo.

Alessandro Sartori

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