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Management per lo studio

Dal 25.10.2011 al 25.11.2011

Pubblichiamo un articolo di Paola Pierotti de Il Sole24Ore sulla scuola di management per gestire lo studio

Pubblichiamo un articolo di Paola Pierotti de Il Sole24Ore sulla gestione dello studio

Giovedì 13 Ottobre 2011.
Scuola di management per gestire lo studio

La creatività non basta: gli architetti analizzano i processi produttivi per innovare il business.
Successi e fallimenti degli studi di architettura non possono essere un effetto casuale: vanno indirizzati e monitorati. L'Italia ha più architetti di qualsiasi altro Paese europeo ed è tra i primi dieci paesi al mondo per volume d'affari dei servizi di progettazione; ma la dimensione e il fatturato medio di impresa sono tra i più bassi d'Europa. L'architettura è un processo produttivo che va gestito attingendo a professionalità manageriali, come in altri Paesi. Una riflessione che emerge anche dalla recente ricerca su «Architettura e management» elaborata dall'università Bocconi di Milano, da Leonardo Caporarello e Beatrice Manzoni.

«Soddisfare le richieste di una clientela sempre più attiva nell'esprimere esigenze, lavorare in un contesto dove la normativa evolve in modo rapido e scegliere i materiali e le tecnologie migliori. Tutto questo richiede un aggiornamento continuo da parte degli architetti, che costa fatica, tempo e denaro. Per questo motivo – racconta Federico Barbero dello studio Wip Architetti srl – gli studi si devono strutturare con le logiche di un'azienda». Il ruolo di un bravo manager diventa importante come quello di un bravo progettista. Non solo per le grandi corporate modello Foster+Partners o per le strutture che offrono servizi commerciali, ma anche per gli studi di scala minore, più votati all'avanguardia e alla ricerca pura.

Per presentare i risultati della ricerca, la Bocconi ha scelto l'architetto olandese Rem Koolhaas come modello di successo. Koolhaas è il progettista della sede del distretto televisivo Cctv a Beijng. A Milano, in Bovisa, firmerà un maxi intervento per Prada. Un nome di sicuro richiamo, maestro della comunicazione e dell'innovazione nel modo di fare business con l'architettura. A 31 anni ha fondato Oma (Office for Metropolitan Architecture) e nel 2000 ha fondato Amo, il gruppo creativo di Oma che tratta progetti che spaziano dall'informatica all'editoria. Oma e Amo sono due società che concretamente dimostrano l'interdisciplinarietà di una professione in continua evoluzione, la necessità di un'organizzazione integrata, la sintesi di performance economiche e simboliche.

«Come architetti siamo chiamati a essere bravi coordinatori e organizzatori del progetto, delle sue fasi sempre più complesse, dei molti attori presenti nella progettazione e realizzazione di un'opera». Valeria Bottelli, consigliere dell'Ordine degli Architetti di Milano, è convinta che il percorso formativo nel nostro paese aiuti in questo senso. «Peccato però che non siamo affatto formati – continua – per rivolgere questa expertise all'interno delle nostre strutture professionali, spesso male organizzate, con risorse poco valorizzate e armonizzate, con obiettivi strategici ed economici vaghi, non espliciti, confusi».

Barbero e Bottelli sono due architetti che hanno frequentato la scorsa primavera il primo corso specialistico promosso dalla Bocconi sul rapporto architettura e management. Un'esperienza pilota in Italia, ma già promossa da anni in altre università da Londra a Madrid. A novembre la Bocconi ha in calendario due nuovi appuntamenti: nel primo saranno presentati e discussi i principali indicatori economico-finanziari utili a leggere lo "stato di salute" dello studio; nel secondo si studierà come gestire al meglio le relazioni con clienti, partner, collaboratori e dipendenti.

Parlare di regole e indici confrontabili, valorizzare le risorse umane, controllando il loro lavoro ed evitando sprechi, significa importare negli atelier di architettura un metodo capace di rianimare una gestione professionale obsoleta. «Il management permettere di capire se la barca affonda, prima che sia troppo tardi – dice Matteo Faguzza fondatore dello Studio Associato Fugazza – e soprattutto indirizzare scelte di correzione del business verso un obiettivo efficace, potendone verificare i risultati».

Paola Pierotti

In allegato l'articolo in formato pdf.


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