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Riforma delle Professioni: siamo liberi architetti

Dal 21.07.2011 al 10.09.2011

Il Presidente del Consiglio Nazionale scrive al Governo opponendosi all'emendamento sulle Professioni proposto nella manovra Finanziaria. Un nuovo Manifesto per proseguire la discussione

Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Leopoldo Freyrie, in merito alla proposta di emendamento riguardo la liberalizzazione delle Professioni da inserire all'interno della manovra Finanziaria annunciata dall'on. Luigi Casero -PdL, sottosegretario di stato all'economia e alla finanze- in occasione del seminario dedicato alle dinastie professionali svoltosi il 4 luglio alla Bocconi, scrive al Presidente del Consiglio ed al Governo il 13 luglio 2011:

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori  esprime la sua più  ferma opposizione all'emendamento sulle liberalizzazioni delle libere professioni presentato al testo della Manovra in quanto esso non distingue tra professioni già regolamentate per motivi di interesse generale e quelle che non lo sono.

A seguito di questo vizio sostanziale applica in senso lato il principio di libertà d'impresa, subordinandovi  l'interesse generale e  andando, così,  contro i principi costituzionali ed europei.

Per quanto riguarda la legislazione europea, infatti, il Consiglio Nazionale sottolinea che la "Direttiva Qualifiche Professionali" (2005/36/CE) all'articolo 43, prevede espressamente che  "nella misura in cui si tratta di professioni regolamentate, la presente direttiva riguarda anche le professioni liberali che sono, secondo la presente direttiva, quelle praticate sulla base di pertinenti qualifiche professionali in modo personale, responsabile e professionalmente indipendente da parte di coloro che forniscono servizi intellettuali e di concetto nell'interesse dei clienti e del pubblico. L'esercizio della professione negli Stati membri può essere oggetto, a norma del trattato, di specifici limiti legali sulla base della legislazione nazionale e sulle disposizioni di legge stabilite autonomamente, nell'ambito di tale contesto, dai rispettivi organismi professionali rappresentativi, salvaguardando e sviluppando la loro professionalità e la qualità del servizio e la riservatezza dei rapporti con i clienti".

Sempre riguardo alla legislazione europea, la Direttiva 2006/123/CE, all'art. 4 (punto 8) individua la nozione di "motivi imperativi d'interesse generale", ovvero "motivi riconosciuti come tali dalla giurisprudenza della Corte di giustizia, tra i quali: l'ordine pubblico, la sicurezza pubblica, l'incolumità pubblica, la sanità pubblica, il mantenimento dell'equilibrio finanziario del sistema di sicurezza sociale, la tutela dei consumatori, dei destinatari di servizi e dei lavoratori, l'equità delle transazioni commerciali, la lotta alla frode, la tutela dell'ambiente, incluso l'ambiente urbano, la salute degli animali, la proprietà intellettuale, la conservazione del patrimonio nazionale storico ed artistico, gli obiettivi di politica sociale e di politica culturale".

Gli architetti italiani ribadiscono la disponibilità a discutere e a condividere una riforma di modernizzazione delle professioni, nel superiore interesse del Paese - anche in tempi molto brevi -  che sia coerente con i principi di etica e di qualità ai quali si ispirano i professionisti italiani.  

Affinchè essa sia un investimento in termini di competenze e di capacità, e, quindi, - ribadiscono - lo sia per il Paese, chiedono a maggioranza e a opposizione di salvaguardare i diritti della collettività e dei cittadini, escludendo le professioni regolamentate dall'emendamento e indicando, invece, un termine ordinativo di sei mesi per legiferare separatamente in materia di professioni intellettuali.


il giorno dopo quindi non ha potuto che commentare positivamente il successivo cambio di rotta del Governo, proponendo, come pubblichiamo di seguito, un tavolo di confronto riguardo la realtà delle professioni intellettuali in Italia.

Roma, 14 luglio 2011.
“Siamo grati a tutti coloro - come il Ministro Alfano, i deputati e senatori del Pdl e dell'Udc - che hanno ritenuto che una riforma così importante non potesse essere
"liquidata" attraverso un emendamento di poche righe a un provvedimento di natura puramente economica.
Siamo, altresì soddisfatti, che la modifica del testo dell’emendamento distingua tra le professioni costituzionalmente regolamentate e le altre attività intellettuali o di impresa.”

“Resta, comunque improrogabile e quanto meno urgente per gli architetti italiani riformare il proprio vetusto ordinamento. Per questo motivo dopo la pausa estiva proporremo - a tutte le forze politiche, economiche e sociali del Paese, perché la qualità del mestiere di architetto incide sulla vita quotidiana dei cittadini, sull'habitat e sull'ambiente - un progetto di riforma innovativo, capace di contemperare i principi dell'etica, del merito e della qualità con le esigenze del mercato globale”.

“Sarà poi importante disegnare, con le università, iter formativi e di tirocinio adatti alle nuove esigenze della collettività così come – continua ancora - dialogare con il mondo produttivo per fare sistema. In questa ottica invitiamo ancora una volta Confindustria a sedersi ad un tavolo di confronto per collaborare insieme allo sviluppo del Paese: mettendo ciascuno a frutto – come avviene, ad esempio, in Germania - le rispettive diversità. Se noi architetti, infatti, ci omologassimo ad una natura aziendale uccideremmo la nostra capacità di innovazione e di progetto”.

“Gli architetti italiani hanno a cuore il futuro del Paese, e mettono al suo servizio un ordinamento professionale che vogliamo moderno, fondato su etica, merito individuale e qualità del servizio ai cittadini: tutto ciò ci permetterà di contribuire ad uno sviluppo ordinato e sostenibile”

 
Nel frattempo pubblica il manifesto: "siamo liberi architetti", accompagnandolo ad un blog che inaugura da parte del CNAPPC la raccolta di opinioni riguardo il tema della riforma delle Professioni

 

 

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