From 12.02.2014 to 12.03.2014
Martedì 11 Febbraio 2014 è stato presentato a Palazzo Marino il progetto di restauro del Teatro Lirico di via Larga, istituzione culturale che verrà restituita ai milanesi
Il lungo piano sequenza iniziale dell’ultimo film di Roman Polanski, Venere in pelliccia, mostra la facciata di un teatro la cui insegna è mancante di una lettera. Il suo aspetto, vetusto e disabitato, può ricordare al passante l'attuale aspetto del Teatro Lirico di via Larga, un tempo punto nevralgico dell’offerta teatrale milanese e fino a oggi relegato in uno stato di abbandono.
Martedì 11 Febbraio 2014 si è tenuta , presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, la conferenza stampa di presentazione del progetto di restauro di quell'istituzione che, secondo le parole del Sindaco Giuliano Pisapia, "era luogo di ritrovo con Strehler e al contempo uno spazio per i dibattiti". Il primo cittadino si mostra soddisfatto e orgoglioso: “nessuno ci credeva più, dal mio primo giorno da sindaco ho avuto il bando sul tavolo e non si riusciva a trovare un vincitore che avesse la forza per portare avanti il progetto; spesso si scelgono giustamente grandi firme straniere e se un artista viene dall’estero, talvolta non conosce la storia, si dimentica di un pezzetto mentre il nostro obiettivo è restituire alla città proprio la sua storia”. Parole certamente vere, anche se spesso uno sguardo esterno riesce a carpire i caratteri dei luoghi più dei progettisti locali, Grafton Architects in Bocconi docet per fare un esempio ovvio. Ci sembra un'ennesima occasione mancata per un concorso. Il ‘gioiello dimenticato’, nella sua nuova veste, sarà aperto per spettacoli ma anche un bar e ristorante, oltre a essere flessibile per dibattiti e piccoli spettacoli.
L’intervento, ci tiene a ricordare anche Carmela Rozza, Assessore ai Lavori Pubblici, “è tutto interno al Comune, e ciò accade raramente. Il lavoro è infatti l’esito dell’Ufficio dei Lavori Pubblici e del Politecnico di Milano, in collaborazione con Autodesk e Leica per le tecnologie di rilevamento e rappresentazione".
Spiegate le ragioni del progetto, Massimiliano Papetti - Direzione Centrale Tecnica del Comune di Milano – racconta i primi passi dal punto di vista tecnico. Il teatro chiuse le porte nel 1999 e nel 2007 iniziarono i lavori solo per due mesi perché la società che se ne occupava entrò in crisi; seguirono contenziosi e finalmente nel 2012 il teatro rientrò di proprietà del Comune. Il primo bando andò a vuoto e l’Assessore affidò poi al gruppo l’incarico del progetto. Per rilevare gli spazi del teatro è stata usata la tecnologia laser scanner (Leica Geosystems Scan Station P20) e lo spazio è stato generato con Bim (Building Information Modeling), consentendo di individuare angoli remoti difficilmente stimabili con le classiche misure di rilevamento.
Alessandro Balducci – Prorettore del Politecnico di Milano – ricorda i 151 anni di storia dell’ateneo milanese, storia che è attuale in quanto ancora oggi le competenze della scuola sono di servizio per l’amministrazione e quindi la cittadinanza. Per i giovani studenti, lavorare per il progetto del Lirico è stata inoltre un’opportunità unica per cimentarsi su un problema reale.
La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano negli ultimi dieci anni ha visto sul tavolo molti progetti e finalmente si è giunti a un traguardo; “a un certo punto pensavamo fosse un’occasione persa” – sostiene il Soprintendente Alberto Artioli. In origine il Lirico avrebbe potuto costituire una Scala bis, un supporto al teatro principale considerando la sua vicinanza e peraltro entrambi disegnati dal Piermarini, “invece hanno costruito l’Arcimboldi, una cattedrale nel deserto, e non si trovavano opportunità operative per farlo ripartire".
Pasquale Marini Orlando –Settore tecnico cultura e beni comunali diversi dal Comune – racconta la storia dell’edificio fino al progetto contemporaneo, dalla sua nascita nel 1776 in sostituzione al Teatro Regio di Palazzo Reale che andò a fuoco a seguito di un incendio. Nella stessa parte di città venne individuata un’area sulle Scuole Cannobiane e Giuseppe Piermarini vi progettò il nuovo teatro, chiamato Piccolo e alla Canobbiana: un teatro per 2300 posti, composto da quattro ordini, loggioni e due ridotti, dall’impianto planimetrico a ferro di cavallo, marchio del teatro all’italiana.
Il progetto di restauro è partito con una ricerca storica in vari archivi – di stato, comunale, della sovrintendenza regionale – unita alle fonti dirette. Il figlio dell’architetto Cassi Ramelli ha infatti costituito una supporto fondamentale in quanto ha permesso di accedere ai documenti originali e poco noti.
E’ bastato ricordare alcuni fatti salienti della storia del teatro per capire quanto gli anni l’abbiamo modificato in termini di uso e spazio. Nel 1796 diventò sede di patrioti, tra il 1870 e il 1883 subì un degrado consistente finché nel 1894 venne effettuato il primo restauro e venne denominato Teatro lirico nazionale. Nel 1902 venne costruita la famosa pensilina, tanto contestata dalla cultura architettonica di quegli anni. Negli anni ‘10 si proiettarono anche film; nel 1926 il Comune ne divenne proprietario e ne godette per pochi anni dato che nel 1932 prese fuoco e venne demolito completamente.
Nel 1939 viene incaricato Cassi Ramelli che intervenne soprattutto demolendo e ricostruendo. La tipologia a ferro di cavallo venne modificata, i palchi vennero arretrati per avere più posti, la platea venne demolita così come le balconate. L’uso del cemento armato consentì sporgenze fino a nove-dieci metri. L’inaugurazione, nel 1940, presentò un teatro che fortunatamente venne risparmiato dagli ingenti bombardamenti bellici, gli stessi che non risparmiarono la Scala. Per un certo periodo infatti gli spazi del primo teatro vennero trasferiti al Lirico: un’immagine del dopoguerra mostra le ballerine che provano sulla copertura, favorite dalla leggera pendenza. Gli anni del secondo dopoguerra non costituirono un periodo felice: nel 1959 si tentò di riconvertirlo come cinema e nel 1963-64 ci fu addirittura una proposta per demolirlo, evitata grazie all’intervento del Ministro dei Beni Culturali.
Gli ultimi decenni raccontano di un iter ancora più travagliato il cui termine arriva con la riappropriazione del teatro da parte del Comune. Le immagini che mostrano il nuovo intervento rappresentano un restauro conservativo dell’esistente fedele alle soglie storiche; non emerge chiaramente un segno contemporaneo deciso, pur quanto rispettoso della tradizione culturale e sociale, ma coraggioso testimone e interprete del nostro tempo. Le scelte progettuali sono piuttosto tese a restituire le cromie e le decorazioni rimaste e danneggiate, riprendendo i rossi delle tappezzerie, le dorature degli stucchi etc. Lo spazio del teatro sarà diviso in quattro parti, per un totale di 8450 mq di spazi del teatro e 930 mq di spazi dedicati ad attività commerciali e pubbliche. Lo spazio del palco sarà di 290 mq, un consistente golfo mistico di 100 mq, per ospitare un totale di 1500 spettatori. L’importo complessivo è stato stimato in 16.510.000 €, e vedrà la luce dopo 600 giorni di lavoro.
Attendiamo l'inizio dei lavori.