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Cinquant'anni di professione

From 14.03.2012 to 14.04.2012

Lunedì 12 Marzo alle 18.30 si è svolto un incontro per la presentazione del libro a cura dell'Ordine dedicato al lavoro dei suoi iscritti da almeno cinquant'anni

Serata dedicata ai cinquanta anni di professione dei  64 iscritti al nostro Ordine, attraverso una medaglia appositamente disegnata da Italo Lupi e la pubblicazione di un volume di tributo e presentazione del loro lavoro, che sarà in vendita presso la nostra sede e nelle principali librerie specializzate.

Daniela Volpi nell’aprire la serata cita alcune definizioni di architettura, tutte legate alla coscienza critica e civile dell’agire sociale del nostro mestiere, espressione culturale che attinge insieme a valori etici ed estetici. L’architetto è un muratore che ha studiato il latino, diceva Loos. E forse forse sapevano più di latino e di mattoni i laureati di cinquanta anni fa. Una generazione che ha fatto propri gli obiettivi del Moderno di interpretare il nuovo in continuità con la storia del nostro paese.  Questo piccolo libro è allora un contributo affinché questa lezione non vada perduta.

Maurizio Carones, curatore del volume insieme all’arch. Alessandro Sartori, evidenzia la continuità con la precedente edizione del 2006, dedicata agli iscritti  da cinquant'anni a partire dal 1955, e sottolinea come si siano privilegiate le opere realizzate tra Milano e Provincia, dove la cultura architettonica si è manifestata come esperienza collettiva, tanto da far riconoscere una scuola milanese nella storia dell’architettura moderna.

Marco Biraghi, professore associato di storia dell’architettura al Politecnico di Milano parla del piacere di rileggere questa stagione, una sorta di arazzo composto da fili individuali che non si dirimono con facilità, a sottolineare il valore complessivo di quest'opera. Naturalmente non nega il lavoro individuale e paziente che vi sta dietro, ma ne sottolinea il valore nella costruzione dell’identità della città, che è appunto espressione di un opera necessariamente collettiva, dove le diversità si compongono.
Il lavoro dello storico è mettere in evidenza le differenze, ricostruendo una storia e non riportando cronachisticamente gli eventi, e quello che qui si vede è un lavoro rivoluzionario, una rivolta al sapere costituito, in cui i caratteri comuni permettono appunto di mostrare le differenze. La stratificazione di questi 50 anni di professione mostra la tenacia del fare.

È quindi la volta della committenza, qui rappresentata dal Presidente Assimpredil ing. Claudio De Albertis, che mette a confronto questo libro con quello edito recentemente dalla sua associazione e dedicato a 66 anni di storia delle costruzioni. Confessa quanto lo abbia toccato vedere come le imprese che hanno fatto la storia in italia e nel mondo non ci siano più – la sua (Borio Mangiarotti) forse è l’ultima rimasta. La crisi che stiamo attraversando miete vittime forse innocenti, e questo accomuna professionisti ed imprese, un patrimonio che non deve essere disperso. Un accoppiamento che deve tornare ad essere uno scambio continuo, poichè la parcellizzazione non fa innovazione. Questo vale per i lavori pubblici e le infrastrutture, in cui vi è una unicità di interesse rappresentato dall’industria delle costruzioni, di fronte ad una committenza pubblica che spesso non sa quello che vuole.
Come neo-Presidente della Triennale invece, si è trovato di fronte alla proposta di fare una mostra sui modelli di progetti non realizzati: emerge tutto l'orgoglio del costruttore quando afferma che la gente si misura su quanto vede intorno a se di costruito.

Alessandro Maggioni, Presidente Confcooperative, condivide l’analisi di De Albertis, vede nel lavoro rappresentato in questo libro come la tradizione sia un valore di fondamento e non di zavorra, in cui la crescita non è solo economica ma civile, consapevole della propria responsabilità diacronica del fare. La crisi che attraversiamo è sistemica e non temporale, e queste radici culturali sono un buon riferimento anche per la formazione delle generazioni future.

Infine Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, considera un onore oltre che un piacere essere rappresentante anche di questa generazione "di padri". È vero che stiamo attraversando un momento di crisi profonda, ma oggi siamo qui per una festa, e le immagini dei lavori sche scorrono sul grande schermo la raccontano più di qualunque parola. Questa generazione è stata una elite culturale che ha scelto il mestiere per una passione che forse oggi si è un po’ persa. Allora chiede rinnovato impegno affinché si compia la trasmissione del sapere e soprattutto di questa passione, che viene prima di tutto.
Il nostro mestiere serve a migliorare l’ambiente in cui viviamo, e la passione guida la volontà di fare bene.

Come ci avete insegnato tutti voi:
Michele Achilli
Mario Antonio Arnaboldi
Riccardo Arpino
Matilde Baffa Rivolta
Luigi Bandini Buti
Lorenzo Banfi
Anna Benanti
Adelaide Bonati
Emilio Borgazzi Barbò
Piero Calori
Vittorio Caneva
Carlo Carozzi
Paolo Castelli
Francesco Vittorio Castiglioni
Carlo Cattaneo
Ferruccio Cerutti
Demetrio Costantino
Luigi Danova
Enrico De Munari
Andrea Disertori
Mario Erba
Giovanni Fabbricotti
Giovanni Faggioli
Antonio Ignazio Faranda
Carlotta Federspiel
Giovanni Fragapane
Aldo Frigerio
Guido Gai
Diano Galimberti
Virginia Galimberti Scoccimarro
Vittorio Garatti
Enzo Hybsch
Giorgio Magister
Ippolito Malaguzzi Valeri
Angelo Mangiarotti
Giorgio Marchi
Egle Marcolini
Alessandro Mendini
Giovanni Mistretta
Dario Beniamino Montagni
Mario Morganti
Maria Teresa Morosati Aloi
Ranieri Nocera
Fulvio Olivieri
Pellegro Promontorio
Gizio Purchiaroni
Pier Giuseppe Ramella
Giovanni Rasnesi
Anna Risari Marchegiani
Anna Maria Rusconi Missaglia
Giovanni Luigi Sala
Annig Sarian
Alberto Scarzella Mazzocchi
Antonio Scoccimarro
Raffaele Selleri
Lidia Selva Frigerio
Luciana Sicco Faggioli
Anna Speranza
Giuseppe Spinelli
Cesare Tacchio
Mario Tagliapietra
Silvano Tintori
Roberto Valmassoi
Ermanno Zoffili

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