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Opere di Caccia Dominioni in Valtellina e nei Grigioni

From 03.06.2011 to 03.07.2011

Resoconto dell'incontro dello scorso 9 Giugno, dedicato alle opere di Caccia Dominioni in Valtellina e nei Grigioni raccolte nel libro di Gavazzie e Ghilotti

Giovedì 9 Giugno 2011 presso la Biblioteca dell'Ordine si è svolto un incontro di presentazione del volume “Caccia Dominioni in Valtellina e nei Grigioni” a cura di Alberto Gavazzi e Marco Ghilotti, edito da Skira. Il libro, attraverso un ricco compendio di disegni d’archivio, passa in rassegna un corpus progettuale, in larga parte sconosciuto, in grado di arricchire in maniera sorprendente il profilo del maestro milanese. Ne scaturisce un’immagine complementare a quella delineata dalla critica nei pochi contributi monografici dedicati ma non priva di elementi di originalità, che racconta di un rapporto intimo e profondo con il territorio. E’ un Caccia Dominioni più castigato, lontano dallo sperimentalismo e dall’esibita modernità di alcune sue opere milanesi – come evidenzia Maurizio Carones introducendo la conferenza – interessato a tessere un rapporto di continuità stretto e quasi ossessivo con il contesto e la tradizione, come se l’architettura potesse generarsi spontaneamente dal patrimonio di esperienze dei luoghi.

Nel contributo che apre la conferenza, Giulio Barazzetta sottolinea come, per gli architetti milanesi attivi nel secondo dopoguerra, abbia rivestito un ruolo importante il rapporto con il territorio, inteso non solo come insieme di manufatti ma come patrimonio di esperienze e di cultura: ha comportato la necessità di confrontarsi con la concretezza dei luoghi, di visitarli e conoscerli in profondità, per instaurarvi un rapporto dialettico con le proprie opere. Da questo punto di vista, in Valtellina e nei Grigioni Caccia ha trovato molto dell’abaco di elementi che concorre alla formulazione del suo linguaggio, soluzioni figurative sottoposte ad un abile processo di manipolazione – come sottolinea Marco Ghilotti riprendendo le parole di Rogers – su cui fondare una propria espressività.

Impressiona la quantità dei progetti presenti nel libro e che vengono proiettati durante gli interventi dei relatori: sommati alle già numerose architetture costruite tra Milano e hinterland, danno l’idea di una febbrile attività professionale che attraversa mezzo secolo di storia del Novecento. E impressiona soprattutto il rapporto tra quantità e qualità in anni – come nota Alberto Gavazzi – di grande disponibilità del mercato edilizio.

Accanto ai più noti progetti della Biblioteca civica di Morbegno (1965-1966) o del Monastero di S. Maria Presentata a Poschiavo (1968-1972), vengono illustrate opere poco conosciute come il complesso residenziale Parravicini a Morbegno (1965-1972), il condominio di via Vanoni (1957-1959) e tutta la produzione per le sedi della Banca Popolare di Sondrio. In alcuni casi, le commesse qui trattate sono l'occasione di verificare elementi espressivi poi riutilizzati in altre e più “auliche” occasioni: è il caso della fontana di piazza San Babila a Milano, che viene precedentemente sperimentata - in scala ridotta - a Cosio e a Sondrio. In altre situazioni, invece, il percorso si ribalta, come per alcuni mosaici di Francesco Somaini che ritornano con i loro motivi a “vortice” o a raggiera, ben inseriti nella natura curvilinea delle sue piante: è il caso della Sede Centrale della Banca di Sondrio che è impreziosita dal motivo “esploso” della goccia, già realizzato nella pavimentazione del milanese Teatro Filodrammatici.

Chiude l’incontro il contributo di Vincenzo Martegani, che ha raccontato di come, scattando la campagna fotografica a corredo del libro, abbia cercato di restituire la maestria con la quale il maestro milanese colloca gli edifici nello spazio, interpretando la morfologia urbana e le potenzialità dei luoghi.

Alessandro Sartori

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