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Nell’architettura contemporanea il vetro è indubbiamente uno dei materiali privilegiati dai grandi studi di progettisti, soprattutto per questioni legate alla possibilità di amplificare la presenza della luce negli interni, per la ricerca di un rapporto più diretto e fluido tra interno ed esterno ed ancora per l’applicazione di tecnologie di climatizzazione ambientale. L’uso del vetro in architettura richiede la medesima maestria di certi artigiani veneziani: è un sottile gioco di superfici e volumi. È dosaggio di contrapposizioni, dove il pieno, l’opaco, il solido sorreggono ed esaltano il vuoto, il trasparente, l’evanescente. Questo breve itinerario vuole suggerire uno sguardo diversamente attento su alcuni edifici che, nella Milano moderna e contemporanea – una città certamente non di vetro, se paragonata a Berlino o Londra o New York – sanno esprimere un’attenzione spesso discreta eppure raffinatissima alle potenzialità e all’uso di questo nobile materiale da costruzione, che fa della sua apparente assenza il paradossale punto di forza e che inevitabilmente corrode, buca, asporta la massa piena affinché luce ed aria compiano il loro incontro con l’architettura.
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