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Sud Ovest

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Edited by Christian Novak, Docente in Progettazione Urbanistica presso il Politecnico di Milano

Photographs by Gaia Cambiaggi, Anna Positano | Studio Campo

Gli interventi unitari che si sviluppano dal 1950 ancora oggi caratterizzano questo territorio. La loro matrice si innesta su una storia di lunga durata, legata al latifondo agricolo della pianura irrigua, dove la terra, di grandi famiglie nobiliari milanesi, è fertile e ben irrigata. Gli interventi residenziali determinano il passaggio da un paesaggio rurale ad uno urbano e da un'economia agricola ad una industriale e di servizi, modificando il DNA dei territori. Una trasformazione avvenuta in una fase di crescita economica, fiducia nel futuro, chiara convinzione del ruolo sociale dell’architettura. (materiale protetto da copyright, vietata la riproduzione)

(Materiale protetto da copyright, vietata la riproduzione)

Itinerario Sud Ovest, la controversa eredità delle grandi trasformazioni nel sud ovest milanese fra gli anni '60 e '80

Nel settore sud ovest dell’area metropolitana milanese, dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ‘80 si sviluppano estese trasformazioni urbane, che modificano radicalmente il destino di interi Comuni un tempo rurali. Milano e il suo hinterland vedono in questi anni aumentare velocemente sia gli addetti all’industria che i residenti, con importanti fenomeni migratori che non investono solo la città centrale, ma anche e soprattutto i comuni di prima cintura. Il censimento del 1961 registra nella sola città di Milano, rispetto al decennio precedente, un incremento di 104.565 addetti nel settore delle attività industriali (+32,38%) ed un incremento della popolazione residente di 308.292 unità (+ 24,19%); nello stesso periodo, nei Comuni del comprensorio del Piano Intercomunale milanese, escludendo Milano, gli addetti all’industria sono aumentati di 77.287 unità (+57,17%), mentre la popolazione è aumentata di 290.892 unità (+40,78%). 

Al contrario della città centrale, nel comprensorio, fra il 1961 ed il 1971, gli addetti nel settore dell’industria aumenteranno di 115.690 unità (54,45%) ed i residenti di 502.178 unità (56,60%). Il boom economico ed edilizio investe, quindi, i comuni dell’hinterland con forme e quantità inedite.

Tre sono le forme e le modalità di questa veloce trasformazione: la realizzazione di nuove grandi arterie di penetrazione della città baricentriche rispetto alle storiche strade di accesso, come la nuova Vigevanese, la Nuova Comasina e la Nuova Valassina, realizzate dalla Provincia di Milano che permetteranno nuove espansioni; la realizzazione di grandi interventi residenziali e produttivi, più tardi terziarii, commerciali e a servizi, sia pubblici che privati, che si appoggiano alle nuove infrastrutture, ed infine una continua e pulviscolare azione diffusa di autocostruzione o di piccoli interventi residenziali e artigianali. 

Di particolare interesse nel sud ovest milanese sono i grandi interventi unitari, che si sviluppano a partire dalla fine degli anni ’50 e che ancora oggi caratterizzano questo territorio. La matrice dei grandi interventi si innesta su una storia di lunga durata, legata al latifondo agricolo della pianura irrigua, dove la terra, di poche grandi famiglie nobiliari milanesi, è fertile e ben irrigata. 

Solo la scarsità di terreni edificabili nella zona nord dell’hinterland, la frammentazione della proprietà e il costo crescente delle aree hanno spinto gli imprenditori immobiliari a rivolgere le proprie attenzioni al sud, alla ricca pianura irrigua, acquistando ampie proprietà da famiglie pronte ad abbandonare la storica attività agricola. 

Dal tracciato del Naviglio Grande fino alla strada Vigentina questo settore un tempo agricolo vive in quegli anni il suo processo di modernizzazione, con i suoi aspetti positivi, di progresso, di sviluppo economico e sociale, ma anche con i suoi aspetti negativi, la perdita di ampie superfici agricole e l’impoverimento della qualità del paesaggio.

Alcuni Comuni subiscono repentine crescite demografiche: Trezzano sul Naviglio passa dal censimento del ’61 a quello del ’71 da 1.452 abitanti a 13.559, anche grazie alla realizzazione del nuovo quartiere Zingone; Rozzano passa da 6.313 a 32.915 abitanti soprattutto grazie alla realizzazione del nuovo grande quartiere di edilizia sociale pubblica; Basiglio fra il censimento del ’71 e quello dell’81 passa da 808 a 6.552 abitanti, grazie al nuovo quartiere residenziale Milano 3. Altri comuni vivono crescite importanti anche se più diluite nel tempo: Pieve Emanuele passa da 1.424 abitanti del ’61 a 15.634 nel ’91 grazie a due grandi interventi, il quartiere INCIS prima e gli interventi di Ligresti dopo. Corsico passa dal ’61 all’’81 da 9.060 a 37.379 abitanti, Buccinasco passa da 3.590 abitanti del ’61 a 20.085 nel ’91. Assago vive uno sviluppo molto più tardo passando da 2.410 abitanti del ’81 a 6.632 del ’91. Opera passa da 3.249 abitanti del ’61 a 11.465 del ’81. 

I grandi interventi residenziali hanno determinato in pochi anni il passaggio da un paesaggio rurale ad uno urbano, e da una economia agricola ad una industriale e di servizi, modificando il DNA di alcuni territori in un solo decennio, con uno stress demografico e sociale senza precedenti, con la necessità di realizzare nuovi servizi, scuole, chiese, spazi e strutture pubbliche, infrastrutture, trasporto pubblico. Una trasformazione avvenuta in una fase storica di crescita economica, di fiducia nel futuro, di chiara convinzione del ruolo sociale dell’architettura.

La presente ricognizione vuole porre al centro della propria riflessione proprio l’eredità di quella stagione, della sua idea di modernità e di sviluppo e riflettere sulla prova del tempo. 

La trasformazione per grandi interventi è l’esito di un mosaico di storie, in parte trattate nelle seguenti schede, storie di riuscite e di sconfitte, ma più spesso storie di parziali successi, adattamenti, metamorfosi. 

Sono anche e soprattutto storie di imprese e imprenditori, di amministrazioni pubbliche, di scelte urbanistiche, di sperimentazioni, di persone (Ligresti, Berlusconi, Cabassi, Zingone) che nel bene e nel male hanno fatto la storia delle trasformazioni a sud di Milano.

Un primo aspetto da mettere in evidenza è che questi episodi sono per molti versi come delle isole, episodi geograficamente isolati, nati in mezzo alla campagna, distanti dalla città consolidata, e che sono stati in parte raggiunti dalla città o inseriti in un sistema urbano grazie al rafforzamento del sistema di trasporto solo in un secondo momento. 

Un secondo aspetto rilevante è che tali interventi hanno introdotto temi e tecniche innovative, hanno sperimentato nuovi formati, i primi quartieri terziari suburbani, i primi uffici openspace, il primo quartiere multifunzionale extraurbano, rischiando e talvolta imponendo nuovi formati. 

Una particolarità di cui tenere conto è la qualità di alcune delle architetture che queste trasformazioni hanno depositato nei quartieri del sud ovest milanese. Talvolta ancora figlie del movimento moderno e dei suoi esponenti, soprattutto della seconda fila, meno noti ma altrettanto interessanti come Carlo Biaggi, o di esponenti di spicco della riflessione sulla modernità come Guido Canella o come i tanti anonimi architetti che hanno progettato edifici IACP. 

Un ulteriore aspetto è legato alla ricchezza dei servizi (in particolare scolastici e civici) realizzati per questi quartieri e che ancora oggi denotano, seppur impoveriti e talvolta in situazione di grave stato manutentivo, la fiducia nella capacità dell’architettura di migliorare la vita dell’uomo. Si pensi ad esempio alla notevole opera di Canella, Achilli e Brigidini a Pieve Emanuele, ma anche ad Opera e Noverasco e il Municipio di Rozzano (1965-1970) di Virgilio Vercelloni.

Un ulteriore elemento di interesse è legato al tentativo di costruzione di un paesaggio verde, che lascia in eredità in alcuni di questi quartieri un patrimonio arboreo e talvolta un modello di paesaggio di grande qualità. Si pensi come due situazioni opposte per molti versi, come Milano 3 o i quartieri IACP di Rozzano abbiano prodotto due attrezzature verdi così rilevanti. Milano 3 rimane un modello nella progettazione del verde con i suoi circa 10. 000 alberi ad alto fusto, che oggi hanno un’età media di 40 anni. I grandi parchi di Rozzano, contraltare verde della grande espansione degli anni ’70, sono oggi un patrimonio di tutti e contribuiscono a migliorare la vita dei cittadini di Rozzano, più della metà inquilini ALER. Per contro si pensi al problema della gestione del fine vita del patrimonio arboreo, che piantato nello stesso periodo, può necessitare di essere sostituito in larga misura nel giro di pochi anni, come sta avvenendo a San Donato Milanese nella città fondata da Mattei per l’ENI.

Un ultimo aspetto è legato all’invecchiamento del patrimonio edilizio. La particolarità dei grandi interventi unitari è proprio quella di un invecchiamento contemporaneo delle strutture, che può porre problemi di adeguamento impiantistico, strutturale, energetico o anche solo estetico e che necessita, inevitabilmente, di ingenti investimenti e di un coordinamento delle operazioni più controllato rispetto ad ambiti in cui lo sviluppo è avvenuto per addizione di interventi medio piccoli. Si pensi ad esempio cosa possa voler dire un intervento di efficientamento energetico sulle architetture residenziali di Milano 3, sulle architetture terziarie di Milanofiori, o ancora sulle architetture moderne del villaggio Zingone di Trezzano sul Naviglio il cui grattacielo è stato recentemente ricoperto da un cappotto isolante.

Infine, quegli anni di straordinario sviluppo edilizio hanno lasciato sul campo non pochi fallimenti, che sono degenerati in dismissione, abbandono, degrado, talvolta in demolizione. Lo sviluppo edilizio mancato del centro i Girasoli di Lacchiarella, altra impresa, meno fortunata, di Berlusconi, dove i parcheggi abbandonati si sono spontaneamente rinaturalizzati, i molti interventi di Ligresti a Pieve Emanuele, nel quartiere delle Rose, oggi in larga misura demoliti o a Noverasco. Lo straordinario impatto iconico anni ’80 del residence Ripamonti di Pieve Emanuele, figlio di una modernità oggi già invecchiata. 

Non è da escludersi che altri grandi interventi possano affrontare in futuro fasi di crisi, così come non è impossibile che altri possano trovare nuove traiettorie.


Christian Novak



1. Centro civico, Pieve Emanuele - 2. Spazio pubblico e Comprensorio di Milano 3, Basiglio - 3. Edificio ponte, Quartiere Zingone a Trezzano sul Naviglio. - 4. Istituto Comprensivo di Basiglio - 5. Piazza tra la chiesa di Maria Immacolata e la scuola, Pieve Emanuele - 6. Edifici terziari visti dalla Autostrada dei Giovi, Milanofiori. - 7. Edifici terziari a Milanofiori