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Year: 1948
Town: Milano, Duomo
Address: piazza S. Ambrogio 14
Intended use: Edifici residenziali
Designer: M. Asnago, C. Vender
Asnago e Vender progettano, nel 1934, un intervento di ristrutturazione per il palazzo di piazza Sant’Ambrogio 14 appartenente alla famiglia Boretti, con aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica all’interno del giardino retrostante, prospiciente via Carducci. La famiglia Boretti, legata a Claudio Vender da parentela, era già stata committente dello studio per la cappella funeraria di Rancate (1938) e per l’edificio di via Col Moschin 3 (1939).
Durante le incursioni aeree del 1943 il palazzo viene severamente danneggiato, imponendone la totale ricostruzione dopo la fine del conflitto: il progetto per un nuovo edificio per abitazioni viene affidato ai due architetti, in sostituzione della precedente ipotesi di riforma dell’intero lotto. Il palazzo fronteggiante piazza Sant’Ambrogio, che nell’ipotesi originaria si elevava per quattro livelli fuori terra, viene sopralzato da Asnago e Vender tra il 1958 e il 1961, con l’aggiunta di un quinto piano.
L’impianto planimetrico dell’edificio, incastonato nel lungo e stretto isolato tra la piazza ed il tracciato dell’antico naviglio di San Gerolamo (oggi via Carducci), è molto semplice: il piano terreno è occupato dall’atrio di ingresso, dalla portineria e dalla rampa carrabile che conduce all’autorimessa interrata; al primo livello trova spazio un solo appartamento, mentre i restanti sono suddivisi in due unità residenziali ciascuno. Il rivestimento della facciata è stato realizzato, nonostante le manifeste perplessità della commissione edilizia, in lastre di travertino di dimensioni tali da coincidere con il reticolo generato dall’impaginazione delle aperture. Una fascia marcapiano disegna un’interruzione tra il primo ed il secondo livello. Sebbene non simmetricamente centrate rispetto alla facciata, le aperture sono posizionate ad interassi regolari, ed incolonnate dal quarto piano fino alle basse finestre del piano interrato. Le aperture più larghe, corrispondenti alla rampa carrabile ed all’ingresso principale, sono allineate a bandiera. Il piano sommitale, realizzato in una fase successiva, sfugge da ogni regola della preesistente facciata: tre logge di dimensione variabile, disallineate rispetto all’impaginazione delle aperture ai livelli sottostanti, chiudono il volume terminando in corrispondenza del filo di gronda.
Le due falde inclinate del piano di copertura, che ospitano le finestrature ed inquadrano le logge, non terminano con un colmo, ma sono raccordate da un piano orizzontale che coincide con l’emergenza dell’ascensore. Il rovere scuro del portone di ingresso contrasta con il colore chiaro del paramento in pietra, degli infissi in alluminio e degli oscuramenti: al contrario dell’ingresso carrabile, reso mimetico dalla colorazione chiara, il portone principale è marcato attraverso il colore, ma anche con l’aggiunta in sommità di un arco a sesto ribassato, incassato nel rivestimento. La casa di piazza S. Ambrogio, proprio per il palinsesto urbano in cui si inserisce, manifesta una composizione nel segno della continuità con i canoni classici, piuttosto che la ricerca di forme e soluzioni innovative tipica di opere inserite in contesti con minore stratificazione storica.
G. Ponti
in "Domus n.289, pagg. 14-18, febbraio 1953