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Palazzo della Provincia

Anno: 1938 - 1941

Località: Milano, Guastalla

Indirizzo: via Vivaio 1-5, corso Monforte 33

Destinazione d'uso: Centri Civici

Progettista: Giovanni Muzio

La sede del quotidiano “Il Popolo d’Italia” fu realizzata in concomitanza del riordino di piazza Cavour, dopo la demolizione del vecchio Politecnico e dell’Hotel Cavour. Del riordinamento della zona Muzio e i colleghi Architetti-Urbanisti del Novecento si erano già occupati per più di un decennio. Per garantire anche la realizzazione di un modernissimo palazzo di stampa, Muzio fu inviato con una commissione d’esperti a visitare le sedi dei principali quotidiani d’Europa e d’America. L’intenzione fu quella di adottare le più innovative tecniche di stampa e di realizzare una struttura architettonica avanzata dal punto di vista tipologico e costruttivo. Il compito era di notevole rilevanza, poiché si trattò non soltanto della sede di un importante quotidiano, ma di quella dell’organo del Partito Nazionale Fascista, fondato dal duce e diretto dal fratello Arnaldo.

 

Il vasto complesso fu suddiviso in due corpi: un volume principale e rappresentativo verso piazza Cavour e uno secondario lungo via del Vecchio Politecnico. Il palazzo rappresentativo accoglieva tutti gli spazi di direzione, amministrazione e quelli destinati al pubblico, l’ala adiacente invece ospitava la redazione e la produzione, seguendo con la tipologia la logistica del lavoro editoriale. Inoltre il complesso prevedeva una vasta gamma di attrezzature collettive utili per facilitare la vita quotidiana di redattori e impiegati: mense, palestre, docce, televisione e un cinema per seicento persone, a cui si aggiungono servizi postali e bancari, un’agenzia di viaggio e uno sportello delle ferrovie dello stato.

 

La composizione architettonica delle facciate e la scelta dei materiali rivelano la gerarchia funzionale e il significato urbano dei singoli fabbricati. Il Palazzo in piazza Cavour, di severa simmetria e monumentalità, è completamente rivestito di marmo vicentino. I primi tre piani sono formalmente raccordati dall’ordine gigante dei pilastri. L’ingresso centrale con il soprastante balcone e il grande bassorilievo di M. Sironi accentuano con chiarezza l’asse principale. La sua doppia larghezza si ritrova nelle due fasce verticali sui margini della facciata, dove le superfici chiuse venivano utilizzate per la proiezione di comunicati stampa e propaganda. Soltanto qui ordine e regola architettonica furono derogati, tuttavia, non senza significato politico. Inoltre fu previsto un faro rotante sul tetto, quale simbolo dell’ininterrotta attività pubblicistica anche nelle ore notturne. Come nei palazzi di abitazione Muzio utilizza parti del tetto come terrazza, luogo di accoglienza in diretto collegamento con le sale di riunione. Particolarmente interessante fu anche l’ala su via del Vecchio Politecnico, sede di una produzione modernissima dotata di avanzati supporti tecnologici. Otto delle più moderne macchine di rotazione al seminterrato stampavano centoventicinquemila giornali l’ora; l’energia elettrica ad alta tensione veniva trasformata da una centrale interna; un sistema di posta pneumatica collegava gli uffici e due centrali telefoniche mettevano in contatto quindici linee esterne e centocinquanta interne. La facciata di mattoni a vista, più modesta di quella rappresentativa, rispecchiava la funzione tecnica a cui era adibita.

 

Annegret Burg