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Headquarters Pirelli RE

Year:  1989 - 2005

Town: Milano, Bicocca

Address: Viale Sarca 222

Intended use: Edifici per uffici

Designer: Gregotti Associati

Nell’ambito del progetto di riqualificazione della Bicocca, prima grande operazione di riuso di un’estesa area dismessa a Milano ed ultimo progetto urbano in cui si registra un tentativo di dare continuità al tessuto della città consolidata, la proprietaria società  Pirelli conserva alcune aree per sé per ricavare qui il Centro Ricerche Pneumatici e l’Headquarters del gruppo immobiliare. Unendo la necessità di costruire un edificio altamente rappresentativo per il Centro direzionale della committenza e la scelta di conservare alcuni elementi dei vecchi stabilimenti in memoria della storia produttiva del luogo, lo Studio Gregotti propone la conservazione e il parziale riuso della vecchia torre di raffreddamento posta sul viale Sarca, proprio in prossimità della quattrocentesca Bicocca degli Arcimboldi.

 

Il progetto prevede un edificio di nuova costruzione, sviluppato tutt’attorno alla torre, che resta però visibile dall’esterno attraverso una grande e spettacolare vetrata alta 40 metri: una sorta di scatola-scrigno cubico che conserva al suo interno il prezioso reperto, frammento estraniato e valorizzato dal nuovo. Sulla base di un corpo a due piani ricoperto a verde che contiene i parcheggi, l’edificio avviluppa  la torre sui tre lati con uffici a ciascun piano, e resta invece trasparente nell’area più prossima al viale di ingresso alla città. Insieme landmark e memento, la torre di raffreddamento tinteggiata di bianco, messa in teca, protetta dal vetro, si presenta nel paesaggio urbano come un potente monumento all’industria e alla storia produttiva, particolarmente suggestivo con l’illuminazione notturna. L’elemento è tuttavia utilizzato anche in modo funzionale: al suo interno vi sono infatti ricavati una sala conferenze per 350 persone al piano terra e sale riunioni collegate agli uffici tramite passerelle aree nelle parti più alte. Molto suggestivo anche l’interno della hall altissima, illuminata con luce naturale dalla copertura in vetrocemento. Il cantiere di costruzione ha avuto «momenti di particolare spettacolarità, come la posa ad oltre 40 metri dal suolo dell’unica trave in acciaio, alta tre metri e pesante 50 tonnellate, che sostiene la facciata di vetro da 1600 metri quadrati». Alcuni critici hanno insistito sul valore allegorico del progetto che sarebbe «il segno di una condizione di trasferimento dal mondo della produzione materiale ad un mondo di servizi.[…] Simbolicamente la messa in evidenza di una contraddizione non risolta tra questi due mondi»

 

Laura Montedoro