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Case Bonaiti e Malugani

Anno: 1935 - 1936

Località: Milano, Brera

Indirizzo: piazza della Repubblica, 5-9, via Marcora 8-12

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Giovanni Muzio

A metà anni ‘30 Muzio è ormai uno dei protagonisti della scena architettonica milanese, sulla quale si era messo in luce nel 1921 con il sorprendente apparato decorativo della Ca’Brüta. Le esuberanze giovanili, però, si sono ormai stemperate in un disegno sempre più rigoroso, che trova spazio soprattutto nell’architettura religiosa e per le istituzioni. Muzio sostiene, tanto nella pratica professionale quanto nella elaborazione teorica, la necessità di ristabilire un principio d’ordine nel rapporto tra architettura e urbanistica, secondo l’insegnamento dell’architettura neoclassica, insediato dall’individualismo esasperato dell’eclettismo, del liberty e delle avanguardie futuriste. A queste derive Muzio contrappone uno stile unificante, attento al principio tettonico della costruzione, caratterizzato dal frequente ricorso al clinker. Nel caso delle abitazioni civili, però, il riferimento al Neoclassico e gli echi metafisici si diradano, per avvicinarsi ad un linguaggio di assoluta semplicità stilistica di matrice razionalista.

 

Le case Bonaiti e Malugani sono palazzi distinti, ma unificati nel disegno, che si estendono per i tre lati di un isolato definito dal nuovo piano regolatore: è  l’occasione, per Muzio, per realizzare uno stralcio dell’ordine urbano tanto invocato.
Casa Bonaiti ha una pianta a pettine, ed è divisa in tre blocchi separati da muri tagliafuoco. Le case Malugani (Berica I e II) sono più piccole e affacciano su piazza Repubblica e via Martora. Prevale il clinker rosso scuro, sopra un paramento di marmo di Musso bordato da una fascia di granito a contatto del marciapiede. I portali sono decorati con bassorilievi di Giacomo Manzù, che più tardi realizzerà anche il fonte battesimale di Santa Maria in Chiesa Rossa.
Le facciate ripetono un tema tipico di Muzio, con le finestre isolate in riquadri che segnalano il modulo di costruzione dei prospetti. Le grandi dimensioni degli edifici vengono gestite inserendo diverse serie di logge sporgenti o rientranti, con quelle più in alto in Marmo bianco venato di Lasa, generando un calcolato effetto chiaroscurale. A causa della dimensione straordinaria si è ricorso allo spostamento del baricentro degli edifici verso il basso realizzando i primi sei solai in cemento armato pieno e i successivi in laterizio alleggerito. Le fondazioni, formate da uno zatterone di travi rovesce, sono disegnate per attutire le vibrazioni del vento e del traffico. L’alto livello delle abitazioni, dotate di impianti particolarmente aggiornati per l’epoca, culmina negli attici, dotati  ciascuno di terrazza, giardino pensile e piscina.

 

All’angolo della piazza con via Vittor Pisani sorge la torre di Mario Bacciocchi (1936-39) alla quale avrebbero dovuto corrispondere altre tre di uguali dimensioni. Il grattacielo di Luigi Mattioni, Eugenio Soncini ed Ermenegildo Soncini (1951-1955) introduce un’asimmetria imprevista, alla quale Muzio è chiamato a rispondere, insieme al figlio Lorenzo, con la torre all’angolo di via Turati (1966-1969).

 

Paolo Brambilla