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Rispetto alle riviste del settore MODO, fondato nel 1977 e chiuso nel 2006, realizzò una formula innovativa trattando il design come una forma di tecnica, di cronaca e di cultura, usando un linguaggio piano, non certamente aulico; la rivista nasceva come un progetto trasversale parlava di moda arte arte visiva kitch, affrontando il design in modo eterodosso. Anche nella grafica si rifaceva all’immagine dei settimanali di cronaca: cominciò a fare documentazione sistematica sulla post avanguardia del design, dell’architettura radicale coprendo anche l’architettura nelle sue forme spontanee e colte dal luna park a Bob Venturi, ad usare lo strumento delle interviste in modo sistematico e la tecnica del reportage fotografico come la memorabile campagna di ricerca di Gabriele Basilico sul tema delle discoteche emiliane. Negli anni si susseguirono diversi direttori: il primo era Alessandro Mendini il cui caporedattore era Franco Raggi che gli sarebbe succeduto alla guida della rivista; poi un periodo co-diressero in tre Andrea Branzi, Clino Castelli e Restany; successivamente rimase Branzi, poi Cristina Morozzi ed infine Almerico De Angelis, che ne rimase direttore fino alla fine. Hanno scritto per MODO Andrea Branzi, Enrico Regazzoni, Lea Vergine, Barbara Radice, Ettore Sottsass e tante altre figure di rilievo del design. La rivista per primi anni fu finanziata da 10 importanti marchi dell’industria e del design italiano che ne condivisero il progetto sin dall’inizio creando appositamente una Società, la RDE (Ricerche e Design Editrice). Da un’intervista ad Alessandro Mendini (1987): “Per quanto riguarda Modo, l’idea di base fu quella di voler contaminare la purezza asettica del discorso sul progetto elitario, tipica della storia delle riviste di architettura, facendola reagire con l’energia del profitto di massa. Volevo superare il moralismo tipico della letteratura del Movimento Moderno, usando (appunto) un MODO e delle moralità diverse, volevo mettere il progetto in relazione diretta con la vita, con le gioie, i dolori, i comportamenti delle persone. Questo era il tema: pensare agli “strumenti” adatti agli uomini di “altre” realtà, a un nuovo infinito (e capovolto) mondo di oggetti non solo giusti, necessari, anti-autoritari, ma anche allegri, fantasiosi, rituali, divertenti da comperare, vendere, scambiare, prestare, regalare e distruggere. Questo era il metodo: dare al lettore stimoli critici ed esporgli documenti, notizie, dubbi, verità e anche paradossali falsità perché egli potesse elaborare la propria sintesi personale. Riuscì quell’intenzione? Una rivista è un atto di entusiasmo che solo il lettore può giudicare. Ma una rivista è anche un contenitore che i vari direttori uno dopo l’altro riempiono di idee differenti: e proseguendo la sua vita, so che Modo ora inizia un nuovo ciclo, che spero molto fortunato!”.