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Fair Working: lealtà e correttezza nell’azione dei professionisti

From 04.07.2021 to 04.08.2021

Il Presidente dell’Ordine di Milano risponde ad alcune sollecitazioni circolate sui social networks negli ultimi giorni sulle collaborazioni negli studi professionali.

In questi giorni sui social media è nuovamente emerso con insistenza il tema della collaborazione tra professionisti negli studi di architettura, soprattutto al di fuori dei rapporti di lavoro più tradizionali. La questione è ampia e delicata, e si inquadra in un più generale processo di precarizzazione dell'attività intellettuale che caratterizza il mondo del lavoro contemporaneo.

Nel rapporto tra professionisti iscritti agli albi, questo tema assume però connotati specifici che ci sembra giusto richiamare: la collaborazione, anche continuativa nel tempo ma comunque non subordinata, è infatti prevista dalle normative con uno sguardo proprio alle professioni regolate. Questa è però una forma molto diversa dal rapporto di dipendenza e porta con sé diritti e doveri differenti nella relazione tra le parti. Autonomia e orientamento al risultato sono forse le caratteristiche fondamentali di questo modo di collaborare e andrebbero sempre tenute in conto. Così come, soprattutto, il fatto che ogni Professionista ha l’obbligo anche deontologico di compensare la collaborazione in proporzione all’apporto ricevuto.

Questo modo di collaborare e lavorare è l’esperienza quotidiana in molti studi di architettura. Luoghi dove lo scambio di esperienza e la crescita professionale, sono la norma; dove la lealtà è un ingrediente fondamentale. Il progetto recentemente avviato dal nostro Ordine dedicato al tirocinio per l’Esame di Stato ci ha confermato la natura sana e virtuosa di moltissimi studi.

Eppure sappiamo che le eccezioni negative ci sono, a volte anche di una certa gravità.

A questo proposito è importante ribadire che il rapporto tra professionisti iscritti agli Ordini deve essere improntato alla lealtà e alla correttezza e che ogni violazione di questi principi, presenti in maniera chiara ed esplicita nel Codice Deontologico che ogni professionista deve osservare, si configura come un illecito disciplinare che, se segnalato, verrà analizzato e del caso censurato dal Consiglio di Disciplina dell’Ordine. Non ultimo, è bene ricordare che i professionisti che sfruttano i propri collaboratori turbano il mercato della professione, concorrendo slealmente con i colleghi che, comportandosi in maniera corretta hanno inevitabilmente costi più alti.

Rapporti corretti tra titolari e collaboratori, anche e soprattutto quelli che come loro sono professionisti iscritti agli albi, sono uno dei fondamenti di una professione sana, capace di crescere e di consolidarsi nel tempo. Marginalizzare chi si comporta scorrettamente, quando possibile perseguendolo e censurandolo, è interesse di tutta la categoria che rischia prima di tutto perdita di affidabilità e credibilità ed è possibile solo con lo sforzo congiunto delle istituzioni e degli stessi colleghi.

                                                                     Paolo Mazzoleni, Presidente dell’Ordine Architetti PPC Provincia di Milano

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