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Marco Romanelli

From 10.02.2021 to 01.03.2021

Si è spento il 10 febbraio nella sua casa a Milano Marco Romanelli, progettista e critico di architettura. Lo ricordiamo con un pensiero dell'architetto Franco Raggi

Si è spento il 10 febbraio 2021 nella sua casa a Milano Marco Romanelli, progettista e critico di architettura iscritto all'Ordine di Milano.
Nato nel 1958 a Trieste, ha aperto il suo studio di Milano nel 1986. È stato redattore di Domus, di Abitare e di Inventario e durante la sua carriera si è distinto nel campo degli allestimenti e della curatela di mostre. Nel 2010 la Triennale di Milano gli dedica l’esposizione “Modificazioni impercettibili in una tipologia immodificabile”, incentrata sugli oggetti per la tavola. Sono numerose inoltre le monografie da lui pubblicate, dedicate, tra gli altri, a Gio Ponti, Bruno Munari, Joe Colombo, Antonia Astori, Gino Sarfatti, Paolo Ulian, Lorenzo Damiani, Donata Paruccini. 


Oggi lo ricordiamo con un pensiero dell'architetto Franco Raggi:

Marco era persona eclettica e affrontava la cultura del progetto dai diversi punti di vista del progettista e del curatore. Cosa che si poteva permettere di fare con qualità perché soprattutto era anche uno studioso e un divulgatore attento alle evoluzioni della cultura del design, senza preconcetti né schieramenti elusivi. Ho avuto con lui una frequentazione saltuaria, ma intensa e legata principalmente ai suoi progetti di mostre alle quali mi ha invitato. Le mostre, si sa, sono spesso delle visioni parziali e squilibrate con inclusioni ed esclusioni sempre soggettive. Le mostre di Marco non facevano eccezione ma erano anche dei punti di vista originali e vitali sorretti da una passione per la ricerca, l’interpretazione, la documentazione e la scoperta che andava al di là dell’accidente personale. Ricordo una mostra e un episodio Veneziano. La mostra è stata quella sui tavoli di Ico Parisi alla Villa Reale di Monza quattro anni fa. Forse per la prima volta veniva rivalutato con attenzione, anche attraverso un catalogo ragionato, un progettista sperimentatore straordinario la cui propensione alla riservatezza e al basso profilo l’avevano quasi escluso dalla storia della nascita del design italiano negli anni 50/60. L’episodio veneziano riguarda invece un mio vaso che Marco voleva esporre in una notevole rassegna sull’arte vetraria ma che la vetreria muranese che lo produceva non voleva prestare per ripicche molto “lagunari” verso le istituzioni veneziane. Marco fu così convincente nel raccontarmi la mostra e nel volerlo esporre che io… comprai il mio vaso e lo mandai a Venezia. Grazie Marco.

Franco Raggi, 10 febbraio 2021

 

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