From 05.02.2013 to 14.03.2013
Più di 1000 persone, in rappresentanza delle imprese, degli operatori e dei professionisti dell’intera filiera delle costruzioni alla Giornata della Collera
Mercoledì 13 febbraio si è tenuta presso Palazzo Mezzanotte a Milano La Giornata della Collera, promossa da 20 associazioni del mondo delle costruzioni, un’occasione per dichiarare la volontà di fermare un inaccettabile declino e per rilanciare un settore fondamentale per la tenuta sociale ed economica dell’intero Paese: basti pensare che una domanda aggiuntiva di 1 miliardo di euro nelle costruzioni genera una ricaduta complessiva nell’intero sistema economico di 3.374 milioni di euro e un aumento di 17.000 occupati.
Alla giornata hanno preso parte più di 1000 persone, in rappresentanza delle imprese, degli operatori e dei professionisti dell’intera filiera delle costruzioni.
Con un gesto di protesta simbolica per denunciare lo stato di profonda crisi che il settore vive, l’intera Piazza Affari è stata ricoperta da caschetti gialli, che rappresentano idealmente i posti di lavoro persi a Milano nel 2012.
Ma la collera si è tradotta in un Manifesto con il quale il mondo delle costruzioni ha rivolto un ultimo appello alla classe politica perché trasformi le istanze del settore in concrete e rapide azioni e provvedimenti legislativi. A La Giornata della Collera sono intervenuti diversi esponenti del mondo politico e istituzionale: Umberto Ambrosoli, Nichi Vendola, Carlo Dell’Aringa, Gian Luca Galletti, Maurizio Lupi, Oscar Giannino, Roberto Maroni, Giuliano Pisapia, Guido Podestà e in collegamento telefonico il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Occorre far ripartire il settore per far ripartire il Paese e quindi bisogna: liberare le risorse disponibili bloccate da una burocrazia soffocante e da regole disincentivanti come il Patto di stabilità interno; valorizzare la qualità italiana del prodotto edilizio accentuandone il valore di sostenibilità ambientale; attrarre investimenti privati ridefinendo politiche fiscali che oggi deprimono l’investimento immobiliare rispetto a quello mobiliare e colpiscono maggiormente i processi di trasformazione e rigenerazione urbana; ridare equità ai contratti dando certezza ai tempi di pagamento; riportare le banche al loro storico ruolo di partner degli operatori e delle famiglie; definire una moderna politica industriale basata su credibilità, trasparenza, garanzie reali, qualificazione, merito, professionalità.
I numeri della crisi
La crisi economico-finanziaria sta trascinando il settore delle costruzioni – un’industria motore dell’intero sistema economico – nella recessione più grave dal dopoguerra. Sono necessarie una politica industriale nel medio-lungo periodo e misure strutturali in grado di invertire le tendenze in atto, con risposte alla domanda abitativa, infrastrutturale e di qualità urbana, per stimolare la crescita duratura del Paese.
Tra il 2008 e il 2012 il settore ha perso il 26% in termini reali di produzione, ovvero 43 miliardi di euro. Dalla fine del 2009, 40.000 imprese hanno chiuso e moltissime sono sull’orlo della chiusura o del fallimento. Nel 2012 gli investimenti in costruzioni registrano una flessione del 7,6% in termini reali e a fine 2013 il settore delle costruzioni avrà perso, in 6 anni, circa il 30% degli investimenti. Soffrono tutti i comparti, dalla produzione di nuove abitazioni, che in questi sei anni (dal 2008 al 2013) avrà perso il 54,2%, all’edilizia non residenziale privata, che segna già una riduzione del 31,6%, alle opere pubbliche, che registrano una caduta del 42,9%. Gli effetti sulle imprese e sull’occupazione sono pesantissimi: le costruzioni hanno perso, dall’inizio della crisi a oggi, 360.000 posti di lavoro. La perdita occupazionale supera i 550.000, se si considerano anche i settori collegati, senza tener conto degli studi professionali costretti a ridurre i collaboratori.
Perché Milano
E’ stata scelta Milano perché ospiterà l’Esposizione Universale del 2015 e sarà quindi la vetrina del nostro Paese in tutto il mondo; perché qui ha sede la maggior parte delle imprese della filiera delle costruzioni e degli studi professionali; perché qui è concentrato il più alto numero di lavoratori delle costruzioni; perché in questo territorio è il motore economico del Paese. Milano città da sempre motore e avanguardia del Paese, può e deve un esempio positivo e virtuoso di capacità di visione strategica, di cultura della trasformazione, della qualificazione, della rigenerazione urbana, di interventi che producano ricadute in termini economici, ma anche sociali ed ambientali.