From 05.01.2013 to 05.02.2013
Dopo l'incontro con i Tecnici Comunali milanesi del 6 dicembre, in cui è emersa la proposta di un iscritto per la semplificazione delle procedure, lo abbiamo intervistato
Dopo l’incontro con alcuni Tecnici Comunali svoltosi il 6 dicembre presso la nostra sede di via Solferino, riguardante modalità e strumenti dedicati alle procedure edilizie, di cui siamo in attesa dei documenti utili alla pubblicazione degli atti, proponiamo una intervista all’architetto Paolo Mistrangelo, citato dai tecnici comunali nel corso dell’incontro, in riferimento all’aggiornamento degli assetti telematici e informatici che dovrebbero mediare la relazione tra professionisti e ufficio tecnico.
Lo abbiamo prontamente rintracciato per chiedergli lumi riguardo lo stato dell’arte e le esperienze già esistenti sul territorio, oltre che un approfondimento delle proposte da lui fatte all'Amministrazione di cui accennato.
Paolo Mistrangelo, come ci racconta, è architetto dal 1991, e collabora ormai da anni con diverse amministrazione come consulente sui temi dell’informatizzazione delle procedure in uso negli uffici tecnici comunali.
Dai sistemi informativi geografici a supporto dell’urbanistica, ai temi inerenti la smaterializzazione delle pratiche autorizzative.
Finalmente si esce allo scoperto -afferma Paolo- dopo anni che parliamo di moduli di supporto alla pratica professionale, iniziamo a vedere un orizzonte in cui il disegno può tornare al centro della scena nel processo autorizzativo.
Perchè se è vero che Pec e firma digitale hanno molto accellerato il processo di smaterializzazione delle pratiche, è altrettanto vero che sulla condivisione e redazione dei disegni siamo rimasti al palo.
Incapaci, ad esempio, di mutuare quanto di buono ha fatto l’Agenzia del Territorio con i software Docfa e Pregeo che, pur con tutti i loro limiti, hanno il pregio di affrontare il tema dell’accatastamento integrando alla parte documentale anche le informazioni planimetriche trattate in forma digitale. Solo se percorriamo questa strada possiamo pensare di far davvero “sparire la carta”. Dobbiamo ripartire proprio dalle modalità con cui realizziamo i disegni, ripensando alcune modalità di lavoro che l’uso ormai consolidato del Cad rende superflue.
D: Puoi farcene un esempio concreto ?
R: Proviamo a pensare al concetto di tavola dei disegni richiesta dall’amministrazione. E’ chiaramente legata ad una modalità di disegno che non ha nulla a che vedere con gli strumenti digitali attuali. Perfetta e funzionale ad un modo di disegnare che non è più quello attuale con i computer. Se iniziassimo a pensare in termini di fascicolo invece che di tavole, se provassimo cioè a immaginare di documentare un progetto per le finalità autorizzative come se dovessimo presentare il materiale per la pubblicazione su una rivista, forzando i disegni a stare nel formato A3, ad esempio, potremmo iniziare ad impostare un linguaggio comune tra pratica professionale e obblighi normativi, in cui “il passaggio su carta” del progetto possa avvenire con modalità automatiche, condivise e certificate. Che diventi un opzione, e non un obbligo.
D: Spiegati meglio. Vorresti dire che il disegno potrebbe venir condiviso elettronicamente con gli Uffici?
R: Esatto. Prova a pensare alla documentazione di un progetto come ad un insieme di file di diverso formato. Disegni Cad, moduli compilati, copie di autorizzazioni da allegare.
Il desiderio di ogni progettista sarebbe quello di spedire elettronicamente questi file, ‘as is’, all’ufficio tecnico preposto. E il sogno quello di ricevere, sempre via mail, l’autorizzazione o il diniego dell’Amministrazione.
Ma per far questo, l’Amministrazione deve necessariamente chiedere un “evidenza non ripudiabile” del rispetto di ogni norma, e da qui la necessità di “fissare” sulla carta ogni documento, compresi i disegni, con la firma del progettista.
Ma se queste informazioni contenute nei disegni Cad venissero prese in carico da un software capace di interpretare tali disegni, recuperandone la geometria, le specifiche destinazioni e le interrelazioni tra le parti, il database del disegno che si verrebbe a costituire potrebbe rappresentare esso stesso l’oggetto dell’autorizzazione e non il disegno stampato su carta.
D: Se capisco, è quello che succede ora quando si compila on-line un qualsiasi modulo, in cui l’insieme delle informazioni che dichiariamo occupano la riga di un database, e se vengono certificate con firma digitale non vi è più alcuna necessità di produrre il pezzo di carta con la tua firma per darne evidenza. Però fatico a capire come faresti a “far sparire i disegni”
R: I disegni non spariscono, ma possono essere generati in modo automatico a partire dal database del progetto. Esattamente come da un documento compilato on-line puoi ottenerne una copia da stampare su carta.
Dobbiamo solo metterci d’accordo su come definire, nel Cad, le entità del disegno che andranno a formare una planimetria, una sezione, un prospetto. Senza voler rifondare la grammatica del disegno, ma al contrario ritornando all’abc del disegno. Un vano, fino a prova contraria, ha un perimetro che lo definisce e un etichetta che ne specifica la destinazione d’uso.
Se già lo rappresentassimo come poligono e non come insieme di linee, di questo vano i software potrebbero calcolarne automaticamente la superfice, differenziarla per destinazione, verificarne il rispetto dei valori minimi.
Del resto gli urbanisti che lavorano con i Gis ben conoscono le potenzialità di questo metodo. I numeri del Pgt vengono generati da questi sistemi, automaticamente. Mentre ai professionisti viene ancora oggi chiesta la dimostrazione delle superfici con quote e tabelle !
D: Questo tuo entusiasmo mi ricorda però gli albori del Cad e le tanto sbandierate capacità di automazione degli aspetti computistici, che nella pratica professionale però non sono mai diventati uno strumento così diffuso
R: Non solo concordo con te, ma ti confesso che ho sempre avuto un certo scetticismo nei confronti dei pacchetti specialistici “per architetti”, molto focalizzati sugli aspetti esecutivi del progetto e dove a mio parere manca un approccio per scale e per step successivi.
Pur tuttavia non possiamo non riconoscere nei sistemi BIM (Building Information Model, i software che trattano l’edificio come un insieme correlato di parti, comunemente utilizzati per progettare gli elementi strutturali e impiantistici, NdR), ancora poco diffusi, una risposta di grande efficacia certamente irrinunciabile per progetti di un certa complessità, ma assolutamente sovradimensionati per interventi minori. La proposta che stiamo sostenendo è quella di una sorta di BIM molto semplificato e orientato agli aspetti autorizzativi piu che a quelli impiantistico-strutturali. Capace di semplificare il dialogo con la PA.
D: Una sorta di rivoluzione copernicana dunque... Ma dal tuo punto di vista, pensi si possa trovare un linguaggio condiviso tra amministrazione e professionisti per arrivare ad un obiettivo comune ?
R: La vera rivoluzione sta in una “nuova alleanza” tra professionisti e Amministrazione. Mi immagino una piattaforma condivisa capace di semplificare la redazione di una pratica, e che dia ai tecnici comunali degli strumenti di controllo un po più evoluti del righello e della calcolatrice che ancora oggi sono costretti ad utilizzare.
Una piattaforma in grado di crescere grazie anche al contributo dei professionisti, della loro capacità di integrare informazioni, dati, regole, in un processo di sussidiarietà capace di grande accelerazione tanto più è capace di aprirsi al contributo dal basso, pur mantenendo il controllo e la validazione saldamente nelle mani dell’Amministrazione che lo promuove.
D: La piattaforma che ci stai descrivendo appare nelle tue parole già testata e funzionante: è forse già utilizzata da qualche amministrazione?
O siete ancora in fase di programmazione di questi moduli ?
E a che punto sono i contatti con il comune di Milano posto che nel corso dell’incontro del 6 dicembre è stato fatto da parte di un Tecnico Comunale il tuo nome?
R: La piattaforma a cui ti ho accennato esiste, funziona, ed è in corso di sperimentazione in una città capoluogo dove collaboro da tempo, e dove oltre alla fiducia nei nostri confronti nello sperimentare procedure totalmente nuove, sono stati capaci di riunire intorno ad un unico tavolo tutti gli assessori e i dirigenti comunali interessati al progetto, nonchè i rappresentanti dei quattro Ordini piu direttamente coinvolti con gli uffici tecnici.
Ad oggi, il sistema consente l’upload di una planimetria disegnata seguendo le poche semplici regole di disegno stabilite, a cui segue l’elaborazione automatica per generare una serie di moduli grafici necessari al fascicolo di documentazione del progetto. Dalle planimetrie di inquadramento territoriale sulla base della Carta Tecnica Regionale all’inquadramento catastale. Dalla rappresentazione in scale e simbolizzazioni diverse delle planimetrie alla generazione automatica delle quote, dalle tabelle numeriche di dimostrazione delle superfici al calcolo dei RAI, dai gialli e rossi al calcolo automatico del contributo commisurato sul costo di costruzione. Una prima, significativa, serie di moduli che dimostrino in modo fattivo le potenzialità della piattaforma.
Con il comune di Milano, grazie all’intercessione appassionata di Clara Rognoni, siamo riusciti a mostrare i risultati di questa sperimentazione ad alcuni dirigenti del settore tecnico, e in particolare con Stefano Bollani siamo in contatto già da tempo per capire quali possano essere le modalità per poter lanciare una futura auspicabile sperimentazione, sopratutto in concomitanza della revisione prossima del Regolamento Edilizio.
Ma al tavolo dei Tecnici non ci siamo ancora arrivati, e forse l’Ordine potrebbe aiutarci ad accedervi...
D: sarebbe interessante organizzare un incontro pubblico per raccontare la tua esperienza di questo lavoro, in modo da discuterne apertamente dando spazio alle domande e alle curiosità dei colleghi che sicuramente saranno stimolati da questo tuo racconto. Magari con qualcuno dell’Osservatorio Edilizio?
R: Ben lieto di poterlo fare!