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PGT: Primi passi

From 21.12.2012 to 22.01.2013

Si è svolta mercoledì 19 dicembre presso il Salone d’onore della Triennale la cerimonia ufficiale di presentazione del nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano

Si è svolta mercoledì 19 dicembre presso il salone d’onore della Triennale la cerimonia ufficiale di presentazione del nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano.
Insieme all’Assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris e al direttore del settore Pianificazione urbanistica generale del Comune di Milano Simona Collarini, sono stati invitati ad intervenire gli architetti  Vittorio Gregotti e Cino Zucchi. Coordinatore della serata Franco Sacchi, direttore del Centro Studi PIM, oltre che coordinatore della Consulta che ha alacremente lavorato alla revisione del Piano a partire dalle controdeduzioni alle osservazioni.

Franco Sacchi, invitato a fare gli onori di casa descrive il Piano come la testa di un vasto mosaico di strumenti e pratiche urbane. L’occasione dunque non vuole essere tanto una celebrazione quanto un modo per riprendere il filo con la realtà e le future tappe che lo riguardano. Un atteggiamento di persistenza con sguardo volto in avanti per un Piano, sia sempre chiaro, che di fatto è inserito nell’alveo di un PGT ridefinito e declinato in quadro riformista.
Dobbiamo ora occuparci di pratiche attuative, dei dispositivi complementari al Piano e dell’accompagnamento e cura di alcune rilevanze.
Le pratiche attuative sono in corso.  I dispositivi di complemento su cui si  sta lavorando sono: il Piano della Mobilità, che riguarda alcune scelte strategiche determinanti per il Piano stesso; il Regolamento Edilizio, che conterrà anche i dispositivi incentivanti; i meccanismi perequatori, già vigenti ma tutti da definire nella pratica.
Riguardo il terzo punto, ovvero la cura di alcune rilevanze, si riferisce alla trasformazione delle aree pubbliche con accordi di programma; l’edilizia residenziale sociale; la prospettiva metropolitana, con conseguente modifica della legge regionale 12/2005.

L’Assessore Ada Lucia De Cesaris sottolinea ancora una volta come la mediazione compiuta riguardo il PGT finalmente vigente sia legata ad una ferma scelta di equilibrio voluta dal Sindaco, mirante a essere operativi nel minor tempo possibile e, poi, nel tempo migliorare.
Nel ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questa avventura -tra tutti in particolar modo Giovanni Oggioni (ex direttore dell’ufficio di Piano) “Traghettatore tra le due sponde del Piano stesso”- invita tutti a scommettere sulla sua attuazione, a partire dal Regolamento Edilizio su cui tanto si sta lavorando in questi giorni. Ora bisogna lavorare sul campo, e farlo dedicando qualità. Per questo ha voluto invitare Vittorio Gregotti e Cino Zucchi, rappresentanti designati di questa auspicata pratica.
Come per tutte le mediazioni, ricorda, ci sarà qualche questione da aggiustare. Del resto il Piano vige per 5 anni, per cui presto capiremo cosa integrare o correggere.
Per questo chiede ancora pazienza, l’impegno dei professionisti a concentrarsi e capire cos’è questo Piano, da rodare con attenzione, per poi declinarne le regole.
Oggi è un giorno didattico, dedicato alle linee generali di attuazione, e per questo non ci sarà dibattito, ma presto ce ne sarà occasione.

Vittorio Gregotti, dichiara chiaro e tondo di non essere un urbanista, ma di parlare come un tecnico, pur avendo al seguito il suo socio, lui si fior di urbanista, Augusto Cagnardi. E come cittadino, per cui non può che apprezzare prima di tutto la rapidità del grande rammendo compiuto.
Ma il territorio dov’è? Stiamo parlando di uno strumento comunale e non territoriale, dove le necessitano connessioni fatali non solo coi comuni limitrofi, come del resto già 50 anni fa al PIM si diceva. Una incertezza non solo politica, ma di valore, su cui bisogna lavorare.
Parlando da architetto, rilancia i suoi moniti.
Sottolinea come l’assimilazione del carattere mercantile dello spazio sembri apparire oggi più importante dei luoghi. Un po’ come nelle forme contemporanee dell’archiettura prevale la calligrafia e non il linguaggio.
E poi: il verde, cos’è? Lo standard? La natura? In realtà non esite più, il parco agricolo non è confondibile con un parco naturale. Che alla stessa stregua di un parco industriale, è da considerare produttivo.
La città policentrica. La limitazione della crescita, così poco considerata nella precedente proposta.
E ancora i temi della manutenzione e del cohousing, di cui ricorda come si tratti in realtà di una vecchia idea di Moisej Ginzburg germinata nel 1920 in Unione Sovietica.
L’ossessione della flessibilità richiama il tema della provvisorietà, che a sua volta presuppone discrezionalità, un problema assai attuale.
Considera le 14 aree di grande trasformazione segnalate dal PGT priorità cui dare la precedenza. 11 sono legate al tema del verde, che è in vantaggio per il tema della flessibilità, ma cui andrebbero aggiunti alcuni aggiustamenti di linea, tra cui:

  • Piano d’area per i grattacieli

  • Ridisegno di aree periferiche tipo

  • Aree ferroviarie e ipotesi d’uso

  • Area expo e per il dopo expo

Alla flessibilità non si può rispondere con la bizzarria dell’architettura fatta da oggetti ingranditi, bisogna essere contro la città generica: bisogna invece riconoscere le regole senza le quali le eccezioni non hanno senso.
E anche tutelare il mix sociale quando ci sono accampamenti ostili (Jon Calame e Esther Charlesworth “Devided Cities: Belfast, Beirut, Jerusalem, Mostar, Nicosia”).
Invita infine a considerare questo suo sguardo utopico un bene necessario per portare avanti in senso concreto le premesse di questo piano.

Anche Cino Zucchi si dichiara un semplice utilizzatore finale. Per questo prende spunto dalla definizione di “Città bene comune” utilizzato nell’intervento introduttivo al Piano dall’assessore, per parlare di città. Si tratta infatti di una buona definizione di città. se guardiamo ai centri antichi, possiamo considerarli alla stregua di una seconda natura, in cui si nascondono i conflitti che li hanno generati.
Caratteri che sulla lunga durata dell’elemento fisico, sono assiomatici della forma della città: essa viene ben prima di noi, e va ben oltre, in un processo di continuo aggiustamento.
Nella città di Ficino -noto astrologo della corte Medicea-, tra la città di pietra e la città degli uomini, avviene uno sfalsamento: oggi spesso i luoghi rilevanti della città storica vengono abbandonati, e magari altri sono saturi. E fa l’esempio dei centri commerciali come attrattori sociali di aggregazione.
Oggi a berlino trovi casa a Kreuzberg di 200 mq con 700 €, anche se è una realtà che rischia di cambiare rapidamente. Come anche l’aeroporto di Tempelhof, sempre a Berlino, di cui molto si dicute se conservarlo o costruirvi sopra, stante la rendita di posizione che gli appartiene, così come la memoria storica.
A Milano Giuseppe De Finetti e il determinismo storico non sono più in grado di descrivere la città contemporanea, non è più possibile descrivere quanto accade in città attraverso l’analisi morfologica.
Questo Piano vede il presente e sta nel futuro. Risponde in modo attuale, senza soluzioni ideologiche, ma con flessibilità, una voluta attenzione alla qualità architettonica e ai luoghi di interesse pubblico.
Zucchi vede il Piano come un grande spartito, in cui è possibile introdurre microregolazioni per qualificarlo.
Conclude con un aneddoto. Una inquilina si è lamentata della scarsa privacy legata a un divisorio di alcuni balconi da lui realizzati. Si è sentito di risponderle che stare in città significa anche convivere, altrimenti la soluzione per non avere fastidi di vicinato è andare in una bivilla in brianza.
Questo è il bene comune, da collaudare tra la miriade di individualismi e valori collettivi.
Cita il recentemente tradotto “Il capitalismo contro il diritto alla città” di David Harvey, dove la proprietà privata appare al di sopra dei diritti umani, un diritto collettivo più che soggettivo, ma ricorda anche che nella progettazione partecipata la somma dei desiderata non genera città. per questo il concetto di città bene comune non è filosofico ma estremamente pratico.
Chiude come consuetudine citando questa volta W. Churchill: “noi diamo forma ai nostri edifici, poi gli edifici ci formano”...

Simona Collarini infine presenta il nuovo Piano, premettendo come dal ’42 -dalla legge urbanistica ancora vigente...- sia il terzo strumento di pianificazione generale della nostra città.
Se nel ’51 Steno Baj denunciava le difficoltà centuplicate dalla novità del Piano, e nel piano del ’78 con azzonamento e vincoli di previsione, si è arrivati a  353 varianti, sufficienti forse a dire che c’era qualcosa che non andava, nel 2012 si vuole uno strumento di sviluppo equilibrato e sostenibile.
8 gli elementi principe:

  • Indice unico

  • Indifferenza funzionale

  • Cambio di destinazione d’uso

  • Bonifica

  • Perequazione

  • Premialità

  • Edilizia residenziale sociale

  • Servizi

Che trovate descritti sinteticamente nel piccolo apparato predisposto dall’aministrazione e che accompagna i documenti di Piano, distribuito per l'occasione. 

A dire: poche regole e più flessibilità. Il PGT è fatto per buona parte di lettura del tessuto urbano, ed è –vorrebbe essere?- una tappa verso lo scavalcamento dei confini amministrativi, verso l’area metropolitana.

Francesco de Agostini

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