From 24.05.2012 to 24.06.2012
A seguito dei recenti eventi calamitosi, il CNAPPC ha indirizzato al Governo una lettera nella quale ha avanzato proposte finalizzate sia alla prevenzione che all'analisi del rischio sismico
A seguito degli eventi calamitosi recentemente occorsi, il CNAPPC ha indirizzato al Governo Monti una "Lettera aperta", nella quale ha avanzato le proprie proposte finalizzate sia alla prevenzione e analisi del rischio sismico, sia alla ricerca di soluzioni mutualistiche a sostegno delle popolazioni colpite e a favore del ripristino del patrimonio edilizio, storico e culturale italiano.
Oggetto: lettera aperta sul Decreto riguardante la Protezione Civile e i terremoti
Gentile Presiclente e Ministri
Noi crediamo che il Decreto del Governo sulla Protezione Civile che solleva lo Stato dal pagare i danni causati dagli eventi sismici, rinviando ad una assicurazione volontaria, sia da riformulare perché è stato approvato senza tenere conto del quadro complessivo della situazione italiana, così drammaticamente evidente, ancora una volta, dopo il terremoto in Emilia Romagna.
Dalla ricerca Cresme 2012 sulla Rigenerazione Urbana Sostenibile si evince che in Italia le aree ad elevato rischio sismico sono il 50% del territorio nazionale e il 38% dei Comuni; quelle a elevata criticità idrogeologica il 10% del territorio e 1'82% dei Comuni.
Nelle prime risiiedono 24 milioni e 147 mila persone, nelle seconde 5 milioni e 772 mila per one; 6 milioni e 267 mila edifici risiedono in area sismica, 1 milione e 259 mila in area a rischio idrogeologico.
Inoltre in Italia dal dopoguerra ad oggi ci sono stati oltre 4 mila morti provocati da terremoti e i danni da sisma o eventi idrogeologici calamitosi hanno portato a costi complessivi (dal 1944 al 2009) stimabili in un valore tra i 180 e i 220 miliardi di euro.
Entro dieci anni i 4/5 dei cittadini italiani vivranno in edifici anteriori al 1970, ovvero precedenti alle normative sismiche moderne e dall'indagine Cresme-Cnappc 2012 si evince con chiarezza che solo una piccola percentuale dei nostri concittadini ha contezza della sicurezza statica della casa in cui abita.
Questi i dati reali, da cui vi chiediamo di ripartire per un intervento più meditato, per il quale vi facciamo le seguenti proposte:
- l'introduzione obbligatoria del libretto dell'edificio che, come quello dell'automobile, certifichi lo stato di sicurezza dell'immobile, così da rendere consapevoli i cittadini della realtà del proprio habitat e degli eventuali interventi necessari;
- introdurre nel Piano per le Città incentivi per la messa a norma antisismica delle strutture, integrandola al risparmio energetico, rendendo sicuri e passivi gli edifici;
- riconsiderare la recente decisione sull'intervento economico dello Stato, nel non poter rifondere più i danni agli edifici causati dai terremoti, introducendo almeno una norma progressiva decennale, collegata al libretto dell'edificio, alle incentivazioni e creando un fonclo pubblico attingendo ad una quota dell'IMU.
Se così non fosse, le conseguenze sarebbero disastrose.
Infatti, l'assoluta inconsapevolezza dello stato dell'edificato da parte dei cittadini e delle autorità, effetto di non aver voluto - in passato - istituire illibretto immobiliare e la verifica periodica delle strutture, farà sì che la maggior parte degli italiani non saranno in grado di valutare se vivono e lavorano in luoghi sicuri, mentre le Assicurazioni imporranno premi proibitivi, considerando -giustamente - che il rischio sarà massimo,
Il risultato sarà che coloro che potranno subire gli effetti devastanti di un terremoto non assicureranno e tanto meno i più poveri, che abitano in case che hanno avuto minor manutenzione e nella zone più depresse del Paese, che sono proprio quelle più esposte al rischio sismico e idrogeologico (Campania, Sicilia, Calabria, ecc)
Gentile Presidente,
noi crediamo che questo Paese si sia sempre fatto carico della necessaria solidarietà ai concittadini colpiti dalle calamità, anche in periodi di grave crisi economica, come ad Avezzano nel 1915: chiediamo perciò che l'intervento del Governo e del Parlamento siano utili a analizzare in modo scientifico la condizione del patrimonio edilizio e monumentale, a rendere i cittadini consapevoli dei rischi dell'abitare, a fare sì che la prevenzione sia applicata dovunque e pervicacemente, ad avviare soluzioni mutualistiche che risolvano il problema di grandi esborsi non programmati da parte dello Stato.
Ma abbandonare coloro che con la casa perdono anche un congiunto, la memoria di una vita e, spesso, la speranza è contro i principi di civiltà e solidarietà che hanno fatto grande il nostro Paese.
Roma, 21 maggio 2012
arch.Leopoldo Freyrie