From 12.04.2012 to 13.05.2012
L’esperienza internazionale dell’architetto e la sua capacità di vedere risorse esistenti al futuro, innesta il processo che porterà a realizzare un nuovo Parco Scientifico Tecnologico
L’esperienza internazionale maturata dall’architetto e per questo la sua capacità di vedere proiettate risorse esistenti nel futuro, la caparbietà di sostenerle con le autorità di competenza inventandosi interlocuzioni via via più concrete, riescono ad innestare un processo che porta con successo a realizzare questo nuovo grande ‘incubatore d’impresa’.
Un’operazione che dimostra la propria efficacia attraverso i risultati ottenuti: in solo un anno ha raggiunto gli obbiettivi previsti in 3. Tanto è vero che ripartono i lavori per il successivo stralcio.
Cui a sua volta si collega un ulteriore lotto a destinazione residenziale, legato ad altro operatore, che porterà al completo recupero funzionale di questa area industriale da tempo dismessa ma che insiste nel cuore della cittadina di Lomazzo, restituendo identità collettiva a tutta la città, oltre che un immenso parco cittadino che usufruirà di parte dei servizi del Parco Tecnologico.
Dopo la laurea al Politecnico con Enrico Mantero, Ado Franchini lavorando tra Milano e Como, ha modo di coordinare i primi scambi interuniversitari Erasmus ed entra così in contatto con molti colleghi tedeschi. Alcuni lo invitano a collaborare per alcuni anni ad una esperienza professionale a Dortmund, dove in seguito collabora ad alcune esperienze anche con Josef Paul Kleihues, padre della grande trasformazione innestata negli anni ’80 dell’IBA-Berlin, che avviò la rinascita di Berlino e delle città post-industriali tedesche, in particolare della grande area industriale della Ruhr.
Rientrato a Milano nel 2002, vede opportunità del tutto analoghe anche in Italia - e soprattutto nelle regioni tradizionalmente manifatturiere alle prese con grandi aree e grandi fabbricati produttivi dismessi, che non hanno più la loro ragione d’essere originaria, ma spesso un ruolo nevralgico riguardo dinamiche urbane e territoriali locali, per cui è necessario immaginare un recupero virtuoso e non puramente speculativo/immobiliare.
Molte Amministrazioni, spesso senza risorse economiche da investire, dopo alcuni timidi tentativi di creare raggruppamenti da insediare a costi agevolati, non riescono a far fronte all’imponenza dell’investimento necessario e magari non hanno idea di quello che già da decenni avviene negli altri paesi europei. E come sempre quando l’uso non accompagna la vita degli edifici questi decadono rapidamente.
Ado Franchini però insiste, attraverso interventi sui giornali locali e pressione sugli amministratori che appaiono più avveduti, mostrando che qualcosa si può fare, come in Germania: pensare ad un Parco Scientifico Tecnologico, per creare nuova imprenditoria in un territorio che sta perdendo la sua storica identità produttiva. Un modo per pensare al futuro usando le risorse del passato, senza rassegnarsi alla immobilità presente: è di fronte alle idee che si capisce come le amministrazioni con cui si è alle prese sono realmente ricettive, o meno.
Ed infatti nel 2005, dopo alcuni inutili tentativi con l’amministrazione di Como, città per tradizione legata al comparto manifetturiero del tessile, ora in seria crisi economica, incontra un alleato possibile nel nuovo Presidente della locale Camera di Commercio, con il quale discute e studia le potenzialità di un luogo apparentemente decentrato rispetto alle situazioni urbane più visibili,ma ben servito dalle ferrovie TRENORD, dall'Autostrada internazionale A9 e la futura Autostrada Pedemontana:una zona che Ado conosce bene poichè vi ha già lavorato sia per incarichi privati che con una propria iniziativa immobiliare.
A Lomazzo in quegli anni, ma da oltre 20 anni, sono bolccati dal PRG e abbandonati a se stessi quasi 22.000 mq di fabbricato industriale.
Si tratta delle antiche filande del cotone della famiglia Somaini, attivi nel comparto tessile sin dalla seconda metà dell’800, che hanno appunto costruito in fasi successive a cavallo del secolo la poderosa struttura di cui ci stiamo occupando.
Negli anni ’70 si interrompe il ciclo produttivo tessile per cui erano nati questi fabbricati, vengono ceduti, ma rapidamente decade ogni loro utilizzo.
Fino a che, appunto, l’ostinazione e l’impegno della Camera di Commercio e del nostro architetto hanno il sopravvento, come spesso per le idee più logiche: nel 2007 attraverso la convenzione legata al Piano Integrato di Intervento, da lui redatto con il collega Paolo Scapolo, per conto della società di promozione “Sviluppo Como Spa” della Camera di Commercio comasca, sblocca la situazione di impasse in cui si trovava la precedente proprietà nei confronti dell’amministrazione comunale, introducendo come funzione di servizio e di interesse per la collettività un polo di laboratori di impresa, previsto sottoforma di “Parco Scientifico Tecnologico e Incubatore di Impresa”.
La Camera di Commercio, in cambio dell’acquisto dai privati di oltre 22.000 mq a prezzo contenuto, ottiene per le restanti superfici private (circa il 70% servizi e 30% residenza) la destinazione residenziale. Il gioco è fatto.
O meglio, a questo punto incomincia il vero lavoro dell’architetto.
Nel 2008 il progetto viene dunque suddiviso in 3 lotti distinti: residenza, che come abbiamo visto rimane di iniziativa dell’operatore privato originario; laboratori e servizi all’impresa, che a loro volta, data l’entità delle opere, vengono frazionate in 2 stralci successivi, di 12.ooo mq il primo realizzato, di 10.000 mq il secondo, oggi in fase di attuazione.
Gli edifici esistenti, in generale composti da una struttura con murature perimetrali in laterizio pieno e struttura in c.a. su pilastri in ghisa, appariva complessivamente in buone condizioni. Le nuove norme antisismiche hanno però imposto l’iserimento di controventi che hanno condizionato sensibilmente l’impianto, risolto tuttavia in modo ottimale e caratteristico, come vediamo nei disegni.
Il catratteristico disegno interno a “navata concava”, stabilito dall’inserimento di questi tralicci in acciaio che di fatto sono annegati nelle murature di perimetro dei vari laboratori, consente di lasciare in vista i pilastrini orginiari in ghisa, ma soprattutto permette nel suo nucleo centrale la percezione della profondità di questi grandi spazi industriali, vera identità di questi edifici. in esso vengono inserite varie sale riunione –senza dunque permanenza di persone e non necessariamente illuminate in modo naturale-, cinta sui lati dai vari laboratori, a loro volta suddivisi in diverse pezzature e parzialmente soppalcati.
Le zone di distribuzione sono quelle più caratteristiche dell’intervento di Ado, la dove lo sventramento dei solai ha permesso la realizzazione di pozzi di luce molto efficaci a illuminare le varie aree di attesa, di incontro e di riunione dei diversi piani intermedi, attigui alle nuove scale.
L’estensione dell’intervento, stante anche l’acquisto compiuto, impone un costo di esecuzione incredibilmente basso per il risultato ottenuto, considerato che con 700€/mq si è completato in 14 mesi, dal marzo 2009 al maggio 2010, il primo stralcio di 12.000mq.
Un successo, come ci racconta l’ing. Stefano Porretta, direttore di Comonext e del gruppo di tecnici che assiste e accompagna l’avvio delle attività delle diverse attività insediate: già 40 piccole nuove aziende con circa 260 addetti, quasi tutti giovani con attività rivolte alla innovazione produttiva e tecnologica.
Il cantiere ora prosegue con il secondo stralcio all’interno degli edifici più antichi, risalenti al 1880, in cui i solai non sono in cemento armato ma sono composti da voltini molto ampi in mattoni e putrelle.
Al loro interno, nella nave principale, in cui vediamo già l’inserimento dei tralicci di controvento secondo il caratteristico disegno concavo già utilizzato nel precedente stralcio, oltre ai laboratori, trovernno luogo alcune altre sale per corsi di formazione, spazi per meeting aziendali, ma anche il nuovo “Incubatore d’Impresa”, immaginato per lanciare le nuovissime aziende dei più giovani imprenditori (selezionate ogni anno con un bando della CCIAA di Como), mentre nella ex-centrale elettrica del cotonificio sarà realizzata la mensa/cafetteria, luogo di incontro e di socializzazione per tutti i nuovi imprenditori/inventori di ComoNext.
La strada di spina che attraversa tutti i fabbricati diventerà un percorso pubblico che porta dalla Stazione ferroviaria TRENORD, ma è soprattutto il collegamento tra il centro storico di Lomazzo e il parco pubblico attorno al Parco Scientifico Tecnologico, rimasto comunale, in cui sono tradizionalmente organizzati eventi per la primavera e l’estate.
Un intervento virtuoso sia in termini architettonici che urbani, un esempio che andrebbe diffuso per la sua efficacia funzionale e soprattutto di riqualificazione urbana.
Recupero di edifici industriali a Parco Tecnologico
Via Cavour n.2,, Lomazzo (CO)
Superficie lorda pavimento: mq 22.000
Importo totale opere: € 15.000.000 circa
PII-Piano Integrato di Intervento: 2006-2007
Progetto Architettonico: 2008
Realizzazione primo lotto: 2009-10
Realizzazione 2° lotto:2012-2013 (in corso)
Progetto architettonico e DL: Ado Franchini, ADM Architettura Milano
Progetto strutture e D.L.: Michele Colombo, Colombo Engeenering, Cantù (Como)
Impresa Costruttrice: Carboncini Costruzioni & C. Spa, Lomazzo(Como)