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Carlo Rivi Architetto – Con Carlo Rivi ad Inverigo

Dal 18.03.2010 al 18.03.2011

la materia adeguata: perché, a guardare bene, la lingua morta è dove non vi è comunicazione con il proprio intorno

Mi aveva parlato del cantiere di Inverigo attorno a Natale, sotto la neve. ‘Ci vado un giorno si e uno no’, mi ha detto, con la  semplicità delle cose normali. ‘Quando vuoi’. Così ci siamo trovati l’altro giorno nel suo studio, mi ha raccontato il progetto, mostrandomi alcune foto, di cui alcune, belle, d’archivio, qualche disegno e il modello. Caffè, e siamo andati.

L’edificio progettato da Carlo Rivi sorge a margine di una strada a rapido scorrimento, al colmo di un dosso che guarda verso Inverigo a oriente, dove era un villino, rimaneggiato senza particolare passione e un po’ di ferro a casaccio, nei tardi anni ’50, ma che, nella memoria locale –oltre che nella muratura e nel cuore delle sue fondazioni in forma di cantina di sasso e laterizio- nascondeva un vecchio Roccolo.
I Roccoli sono “Appostamenti fissi di uccellagione, con reti verticali collocate in un pergolato a forma di semicerchio, di solito impiantato in montagna o in zone collinari -probabile dim. di ròcca”(Devoto-Oli). 
Torri da avvistamento insomma, utilizzate per la caccia agli ‘osei’: Carlo mi mostra alcune foto di un roccolo attorno a cui sono impiantati a cerchio un filare di alberi fitti in cui evidentemente venivano nascoste delle reti. In esse, mi spiega, i poveretti finivano, prima attratti da qualche lusinga, o meglio granaglia, e poi spaventati da una qualche minaccia proveniente proprio dalla torre.

Il progetto parte proprio dalla volontà di rendere evidente questa struttura, conservandola.
Ma di questo elemento, di cui era la parte muraria originaria, non è rimasto nulla. Nel corso delle demolizioni della porzione ‘modernetta’, si è capito infatti che i muri e con essi i solai originali non erano più solidi come era inizialmente sembrato.
Si è voluto lo stesso conservare memoria, decidendo in corso d’opera di costruire, all’interno, solo in questo corpo di fabbrica, i solai in legno a vista e gli sguinci delle finestre modanati all’antica.
Ma non solo.
Questo elemento emerge in altezza rispetto al precedente, rendendosi così facendo del tutto adeguato alla sua matrice tipologica, secondo proporzioni e fattezze di un vero e proprio Roccolo insomma, cui è accostato, con apparente indifferenza, un nuovo corpo di fabbrica, che dice semplicemente: ‘casa’.
Un accostamento che piuttosto definisce con chiarezza le gerarchie dello spazio, sia del suo intorno, legato ai diversi dislivelli del terreno, verso le montagne a est a configurare il principale affaccio, opposto all’ingresso verso la strada di grande scorrimento a ovest; sia del suo interno, nel gioco di relazioni, limpide, che crea nella distribuzione degli ambienti della casa.

All’interno, varcata la porta di ingresso, il fronte verso le montagne è completamente vetrato, 8 e più metri di trave perfettamente dissimulata nella cortina muraria. Discosto, nel volume minore, all’interno dell’ex-roccolo leggermente ruotato, la cucina e la dispensa. Basta.
Scala, al piano superiore distribuzione su 2 camere con interposto bagno, il cui lato lungo è caratterizzato dall’avvio della falda molto inclinata del volume, e, nel volume leggermente ruotato, l’innesto della camera principale, a doppia altezza con soppalco/pensatoio, sotto cui è un bagno dedicato. Fine.
Nessuna forzatura, come se così fosse stata, da sempre, in quel luogo. Lavoro di fino e idee chiare, nel pensiero come nella realizzazione.

Per quanto riguarda le dotazioni di impianto la climatizzazione è affidata ad un sistema geotermico che si sviluppa nel terreno antistante l’edificio, e che permette di regolare caldo e freddo mediante pompa di calore e pannelli radianti a pavimento, oltre che da un sistema di deumidificazione che rende efficace il sistema a basse differenze di calore descritto. In questo modo anche il gravoso allacciamento al gas municipale viene meno, a tutto beneficio del risparmio complessivo.

Più forzato appare  il lavoro al piede, di scavo, per ottenere, accanto alla bella cantina di fondazione del Roccolo, per i vini naturalmente, una auto rimessa ‘condominiale’ e la lavanderia. Se non fosse per questo taglio, davvero la casa sembrerebbe essere li da quando si cacciavano gli uccelli con la fionda.
Ma, mi spiega Carlo, il trattamento a verde di tutti i muri la renderanno presto parte della sistemazione del terreno, con rampiacanti a contenere la terra e piantumati lungo il muro della trincea su entrambi i lati, con vasca a raso delle rampe, a loro volta in acciotolato.
Mi mostra le campionature di finitura interne ed esterne, terre e intonachino colorato in pasta, qualche nuances di azzurro o verde, bianco più o meno caldo all’esterno. Copertura in zinco titanio, aggetto di gronda minimo, lo stesso sulle testate, là dove le due falde si ‘baciano’ e l’incastro dei due volumi si esplicita come d’incanto in una cerniera, che non ammette errori di approssimazione.

Trovo che il lavoro di Carlo Rivi sia in quel gruppo di buoni esempi prodotti dalla scuola del cosidetto razionalismo milanese, dove l’idea, anche distante dalla figura, sopraggiunge all’opera senza maniere, con la materia adeguata: perché, a guardare bene, la lingua morta è dove non vi è reale comunicazione con il proprio intorno.


Francesco de Agostini



Edificio Residenziale,  Milano 2007-10
Intervento di ristrutturazione
via Don Gnocchi 50, Inverigo (CO)

Progetto Architettonico:2007 – 2009
Realizzazione 2009 – 2010
Progetto architettonico e direzione Lavori: arch. Carlo Rivi
Progetto strutture e D.L.: ing. Michele Colombo – Colombo Engineering s.r.l.
Progetto impianti e D.L. :  CITI s.r.l.   
Committente: Privato
Impresa Costruttrice: Ruggeri Costruzioni s.r.l.

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