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Inaugurata la nuova sede della Bocconi

Dal 31.10.2008 al 30.11.2008

E' milanese il World Building of the Year firmato Grafton Architects. E’ iniziata giovedi 30/10/08 alle 17:00 la 3 giorni dedicata all’inaugurazione della nuova sede della Bocconi

L’ampio foyer ha illuminato attraverso le sue trasparenze le vie limitrofe e l’Aula Magna si è aperta agli ospiti.

E fin da subito sono citazioni e metafore che individuano la nuova opera come il terzo monumento milanese dell’architettura recente, dopo la Torre Velasca a il Grattacielo Pirelli.

Stefano Casciani vice direttore di Domus e moderatore della serata, citando la coppia Jannacci-Fo in “Il Giudizio di Dio”, ci fa sentire come “testimoni di fatti importanti che neanche se ne accorgono”…

E la parola passa ai relatori:

Severino Salvemini, professore ordinario e presidente della SDA Bocconi, conduce un interessante intervento che descrive la nuova realizzazione dell’ateneo come risultato di una decisione di un insieme pluralistico di teste che ha creduto in un coraggioso investimento per un nuovo “spazio come attrazione del talento” poiché, si sa, anche la bella architettura aumenta l’attrattiva di una città.

L’insegnamento non avviene solo attraverso i testi, ma è costituito anche da elementi simbolici ed evocativi di apprendimento, e compito della Bocconi è quello di educare, di parlare e di insegnare la contemporaneità: l’opera di Yvonne Farrell e Shelley McNamara ha interpretato al meglio questa impostazione, dandone efficacemente concretezza e forma.

Compito dell’università è quello di formare la nuova classe dirigente, che deve affiancare alla conoscenza di competenze specifiche la sensibilità nei confronti dell’arte, dell’architettura, dell’estetica in generale. Solitamente questo tipo di formazione umanistica e' un bagaglio che deriva dall'ambiente famigliare, un apprendimento sottopelle che non viene acquisito tra i banchi di scuola. Poiche' tuttavia la Bocconi raccoglie talentuosi studenti di provenienze sociali assai diverse, desideriamo che lo spazio innovativo della nuova sede possa somministrare "sottopelle" questa attenzione alle arti.

Concludendo il suo intervento Salvemini sottolinea il “contenuto denso che deriva dall’osservazione di questi nuovi spazi”, pieni di luce, squarci e vedute, ma soprattutto capace di ospitare importanti opere di arte contemporanea.

La parola passa poi ad un architetto di fama internazionale, Mario Cucinella, che da esperto conoscitore del processo che conduce alla realizzazione di un edifico, da subito riconosce, in modo molto accorato, il valore del progetto realizzato da Grafton Architects, sottolineando le difficoltà cui una simile realizzazione è inevitabilmente soggetta.

Cucinella, ricordando che l’architettura è espressione della cultura, denuncia come l’Italia sia purtroppo carente di esempi in tal senso, e riconosce alla nuova Bocconi una auspicata inversione di tendenza: la bellezza degli spazi realizzati deriva da un raffinato e attento studio progettuale che conferisce qualità all’edificio. E questa non è una dinamica scontata né marginale.

La progettazione vive oggi in un’epoca straordinaria in cui l’innovazione degli strumenti informatici permette la prefigurazione virtuale di progetti il cui fine ultimo è, tuttavia, la concreta realizzazione: da qui il valore sociale dell’architettura, degli “edifici empatici” che instaurano un rapporto empatico con l’ambiente urbano dando concretezza ad un sogno.

Infine l’intervento di Gabriella Belli, direttore del MART di Rovereto, e testimone, in modi e tempi diversi, di un’altra importante genesi progettuale.

Decisamente orgogliosa di poter ripercorrere la storia del Museo di Arte Contemporanea trentino, ci racconta come il fuori scala dell’edificio, se paragonato alle dimensioni urbane in cui si colloca, rappresenti anche la metafora dell’iniziativa che l’ha promosso e che l’ha vista protagonista di un progressivo raggiungimento di obiettivi professionali.

Anche in questo caso non vi è dubbio che il successo del museo sia connesso anche alla sua progettualità.

Dopo un excursus delle tappe essenziali della cronaca pluridecennale che ha condotto all’inaugurazione del MART nel dicembre 2002, Gabriella Belli sottolinea l’importanza degli spazi dedicati al pubblico, all’incontro sociale, quali presìdi in una società che sta evolvendo in modo sempre più tecnico.

L’incontro si protrae con altri giri di microfono, mentre noi abbandoniamo l’Aula Magna per raggiungere la prima visita guidata che ci porterà alla scoperta degli spazi aperti al pubblico: spazi ampi, bianchi, luminosi, armoniosi. Sapientemente misurati.

Chiara Odorizzi, Susanna Conte

 

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