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L’italia cerca casa/Housing Italy. Padiglione Italiano, Biennale di Venezia 2008

Dal 15.09.2008 al 15.09.2009

Tra le proposte più attuali all’interno della faticosa Biennale 2008 il Padiglione Italiano, dove 12 studi si confrontano a partire dallo slogan 'dalla casa per tutti alla casa per ciascuno'

Il tema dell’housing appare sempre più centrale nel dibattito contemporaneo.
In pochi mesi, come ci ha ricordato Irace in occasione della presentazione del volume dedicato al Premio Rivolta, si sono avvicendate numerose quanto eterogenee iniziative espositive a riguardo, tra Triennale di Milano, Moma di NY e ora Biennale di Venezia.

Proprio in questa prospettiva credo che la proposta più attuale –malgrado il concetto di avanguardia fosse centrale nell’allestimento all’arsenale e nel controverso padiglione Italia dei giardini - all’interno della faticosa Biennale di quest’anno sia quella del Padiglione Italiano dove il curatore, l’architetto romano Francesco Garofalo, ha invitato 12 studi di architettura delle più varie estrazioni a presentare progetti sostenibili a partire dallo slogan ‘dalla casa per tutti alla casa per ciascuno’.

Tra gli architetti invitati alcuni interventi dedicati alla nostra città. Primo fra tutti, per lucidità e chiarezza di intenti, l’intervento dello studio Albori, di cui incontriamo Giacomo Borella cui chiediamo lumi a proposito del progetto di riuso, dal titolo esplicativo:

Ecomostro addomesticato. Uno scheletro edilizio abbandonato diventa una casa.
Riprendo la sua descrizione del progetto: ‘La struttura incompiuta di una stazione ferroviaria, progettata da Aldo Rossi e Gianni Braghieri per ampliare lo scalo di San Cristoforo a Milano negli anni ‘90, offre l’occasione di utilizzare il grande scarto edilizio, evitando ogni demolizione, approfittando della sua condizione bucolica lungo il Naviglio, usandolo come palinsesto per un aggregato di abitazioni di varia natura – dal canone sociale alla residenza in vendita libera.

Anche la strategia costruttiva ruota attorno alle possibilità di riutilizzo di materiali di scarto, sia provenienti dalla filiera edilizia, che esterni ad essa, in una prospettiva di un utilizzo sobrio delle risorse costruttive ed energetiche.

Anche l'allestimento che realizziamo alla Tesa delle Vergini costruisce un frammento in scala reale di questo progetto: una stanza -dove su tavoli, pareti e librerie è esposto il progetto- e la porzione di facciata che vi corrisponde.

Dei vari progetti presentati, possono essere come inquadrate tre grandi aree di interesse: una estremamente pratica, in cui la sostenibilità è sia di programma che di prassi, come è nel caso di Albori e, sia pur al suo contrappunto, Mario Cucinella, di cui mostriamo un'immagine; ma anche Stalker, Marco Navarra, e a scala urbana Baukuh e Ian+. Una invece utopistica, antropologica quali le proposte di Andrea Branzi, Italo Rota, di cui vedete un'immagine, o Salottobuono di Venezia.

Certamente quella di studio Albori è tra le proposte più articolate e letterali rispetto al programma della mostra, avendo progettato l’intero edificio, approfondito alcune sue cellule e infine allestito un modello 1:1, in cui ancora una volta il bricolage pratico-domestico che contraddistingue lo studio riesce a non scivolare nel vernacolo o nell’improvvisazione.

 

Francesco de Agostini

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