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Rifkin ridisegna l'architettura «Niente nuovi edifici che sprecano, meglio riciclare i vecchi»

Dal 09.09.2008 al 20.09.2008

Corriere della Sera - Nazionale - 2008-09-09 num: - pag: 43 L'economista americano presenta la sua «Carta» venerdì alla Biennale di Venezia.

La terza rivoluzione industriale, quella che dovrebbe coinvolgere direttamente l'architettura, comincerà in maniera ufficiale venerdì prossimo alle tre del pomeriggio nel Teatro Piccolo della Biennale di Venezia. Quando Jeremy Rifkin (l'economista americano presidente della Foundation of Economic Trends nonché responsabile di saggi in cui ha più volte analizzato l'impatto del progresso sull'economia e sull'ambiente) presenterà la sua «Carta per l'architettura del prossimo millennio ». Una Carta che per certi versi ricorda l'appello lanciato poco tempo fa dal Nobel per la pace Muhammad Yunus dal Congresso mondiale degli architetti di Torino: «I progettisti si confrontino realmente con quello che c'è nelle nostre città — aveva detto Yunus —. Tutto il resto, per quanto bellissimo, è destinato a rimanere soltanto un esercizio di stile». All'apparenza quasi una contraddizione visto che il curatore di questa edizione, l'americano Aaron Betsky, ha scelto di dedicarsi alla «progettazione dell'utopia».

Dopo anni di grattacieli con pannelli solari «ecologicamente corretti», Rifkin ha deciso in qualche modo di fare ordine nel mondo della sostenibilità facendosi promotore, all'inizio dell'anno, di questa «Carta» poi affidata (per la redazione) ad un piccolo gruppo internazionale di architetti particolarmente sensibili alle tematiche dell'ambiente e dell'ecologia, scelti dallo stesso Rifkin: gli spagnoli Enric Ruiz Geli del Gruppo Cloud9 (suoi i giochi d'acqua dell'Expo di Saragozza) e José Luis Vallejo di Ecosistema urbano (esperto soprattutto di «edifici verdi »); l'olandese Jan Jongert di 2012Architecten (tra i suoi progetti anche uno per il riciclaggio dei rifiuti a Napoli); l'italiano Stefano Boeri di Boeri Studio (che firma il Bosco Verticale all'Isola di Milano). La rivista «Abitare», diretta appunto da Boeri, presenterà tra l'altro nell'ambito della medesima Biennale un'installazione denominata «Sostenibili distopie» che si propone di riflettere sulle nuove prospettive del rapporto tra natura e città. Rifkin si propone così di presentare nell'ambito della Biennale di Venezia (il progetto è però «solo ospitato» ed è «autonomo» rispetto alla manifestazione come spiega Emiliano Gandolfi coordinatore del Padiglione Italia e «interfaccia» di Rifkin nella realizzazione di questa «Carta») «un rivoluzionario concetto di architettura in cui case, uffici, shopping center, industrie e parchi tecnologici dovranno essere rinnovati oppure costruiti ex novo come luoghi dove vivere ma anche come fonti di energia». Naturalmente sostenibile. Per questo i nuovi edifici «non potranno soltanto raccogliere ma anche produrre energia dal sole, dal vento, dai rifiuti, dal mare».

Proseguendo la sua riflessione sul mondo dopo Internet, Rifkin (autore di libri come L'era dell'accesso

o Il sogno europeo editi in Italia da Mondadori) ha individuato proprio nell'architettura «la base» per quella «parcellizzazione energetica » che assicurerebbe il futuro della nostra civiltà. Appunto per questo Rifkin lancia un invito, nemmeno tanto velato agli architetti, in particolare a quelli (o meglio sarebbe dire contro quelli) «che costruiscono edifici magniloquenti di grande impatto visivo ma anche dal notevole dispendio energetico» (chiaro il riferimento alle archistar), invocando invece la costruzione di nuovi edifici o il riciclaggio di vecchi spazi che siano comunque «autosufficienti», «associati in una rete decentralizzata che si ispira al Web» e che dovrebbe rappresentare la base di questa Terza Rivoluzione Industriale. Per giustificare la propria scelta l'economista americano ritrova concetti di cui si è più volte fatto portatore. Ad esempio: «la drammatica crescita delle emissioni di diossina» o «il minaccioso incremento della temperatura terrestre» che mettono a rischio la nostra umanità. Perché se è vero che l'architettura rappresenta un elemento di possibile sviluppo, altrettanto vero è che «gli edifici sono oggi tra i maggiori responsabili dell'assurdo consumo di energia» (come delle emissioni di anidride carbonica) e del «terribile aumento della temperatura terrestre».

Rifkin conclude lanciando un appello verso possibili forme di collaborazione tra le industrie e il potere in genere (economico ma anche politico) con l'intenzione di sviluppare forme di energia sostenibile. Ma anche per trasformare «la rete mondiale dell'energia in tante piccole reti secondarie ispirate al modello di Internet» che consentano «alle istituzioni, ai produttori ma anche ai semplici consumatori di produrre energia e di scambiarla attraverso regioni e continenti» (generando al tempo stesso sviluppo e democrazia). Quali saranno le reazioni all'appello di Rifkin? I primi effetti saranno comunque immediati: subito dopo la presentazione sarà già possibile firmare quella «Carta».

di STEFANO BUCCI

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