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Guidarini & Salvadeo – al Centro di riabilitazione fisioterapica del C.D.I.

Dal 03.09.2008 al 03.09.2009

In un afoso pomeriggio di luglio incontro, nel loro studio di via Cagnola, Stefano Guidarini e Pierluigi Salvadeo

In un afoso pomeriggio di luglio incontro, in una profetica via Cagnola, Stefano Guidarini e Pierluigi Salvadeo nel loro studio. Sopralluogo di oggi il cantiere del nuovo Centro di riabilitazione fisioterapica del Centro Diagnostico Italiano, zona Baggio, proprio accanto alla sede principale di tale istituto.

Approfittiamo per dare un’occhiata al progetto prima di recarci in cantiere. Abbiamo così occasione di vedere allestito in studio un primo campione al vero dei materiali di facciata, oltre che i disegni di progetto, tra cui il modello di una prima versione.
Ma una cosa per volta.

Stefano e Pierluigi mi spiegano quanto questa occasione li ha visti, in qualità di progettisti, ‘mediatori’ tra gli interessi della proprietà, esecutrice delle opere, e quelli del futuro locatario, che di fatto ha dettato il programma funzionale.
Il programma – palestra e ambulatori, due piscine per idroterapia e servizi- impone una struttura importante, costituita da luci di circa 11 metri, in c.a. con solaio in predalles per il primo livello, mentre copertura e struttura verticale del piano primo hanno invece struttura in ferro.
Trattandosi di un’area precedentemente occupata da un’autorimessa, il progetto, traslando la cubatura al piano alto, mantiene il sedime originale dell’edificio preesistente e modifica radicalmente il fronte su via Saint-Bon.
Tale impianto esplicitamente ‘trilitico’ si evidenzia già nel primo modello, in cui Guidarini & Salvadeo riprendono il tema della facciata permeabile da loro già affrontato nell’edificio Coop di via Arona, un tema che in questo progetto sarà però abbandonato per un diverso e più raffinato gioco di schermi sovrapposti.

Le principali preoccupazioni della committenza riguardano la difesa dai graffiti sulla facciata verso strada e la sicurezza anti-intrusione. Le suggestioni nate da questo problema hanno segnato il tema della sua composizione.
Il disegno finale del prospetto, come si evince dal disegno allegato, considerato sicuramente uno dei temi emergenti del progetto, è paradossalmente tridimensionale, caleidoscopico, grazie alla ‘fodera’ semi trasparente costituita non più da una lamiera metallica prestirata –come suggeriva il primo studio- ma da una cancellata di acciaio inox alta 4,5 metri, composta da tubolari quadri posti in diagonale, inclinata e curvata verso l’alto, dove la densità di materiale via via aumenta. Protetta da tale cancellata, la cortina cieca del piano terra rivestita di lamiera ondulata grigia gioca con queste trasparenze e nello stesso tempo sta lontana dai potenziali imbrattatori, diventando appunto schermo caleidoscopico di luce cangiante.
Di tale zoccolo cieco, unica evidenza è il volume della bussola di ingresso a doppia altezza, che seguendo il disegno della sezione dell’inferriata, riconquista l’allineamento alla cortina degli edifici limitrofi, sottolineata altresì dal rivestimento in tessere di mosaico nero.
Ad essa si giustappone la sagoma della schermatura curvata verso l’alto, curva che si carica di maggior densità raddoppiando gli elementi che la compongono, a sottolineare la grande vetrata inclinata del piano superiore delle piscine, a sua volta schermate da grandi tende scorrevoli all’esterno.

Insomma, tutta la composizione si gioca su questa sezione, compreso il lucernario di copertura che la attraversa longitudinalmente e che funge proprio da raccordo tra i diversi piani –inclinati e no- che la compongono.

La distribuzione interna è imperniata al piano terra attorno alla palestra –circa 600mq- aperta con vetrate a tutta altezza verso una corte interna.
Attorno ad essa gli studi per le varie terapie e i servizi annessi, mentre sul fronte cieco è collocato il grande locale tecnico legato alle speciali piscine sovrastanti.
Tali piscine, se infatti in un primo momento mi appare forzata la loro collocazione al piano superiore, hanno invece grande efficacia sia per la bella luce naturale di cui fruiscono sia che, appunto, per la strategica collocazione degli impianti nella zona sottostante.
A completamento del piano alto, uno spazio aperto a mo' di patio -su cui purtroppo le piscine non affacciano- costruito dai vari locali impianti che lo circondano.

 

2006-2008

Centro di riabilitazione fisioterapica del Centro Diagnostico Italiano.
via Saint-Bon, Milano


Progetto architettonico: Guidarini & Salvadeo architetti associati

Collaboratori: Simona Boneschi, Massimo Cattaneo, Davide Fabio Colaci, Stefania D’Onofrio, Alessandro Fusetti.

Progetto strutture: FV Progetti, ing. Filippo Valaperta

Progetto impianti: Studio Emme

Committente: Immobile Lydia Berna s.a.s.

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