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Edificio per abitazioni, uffici e negozi

Anno: 1956 - 1957

Località: Milano, Brera

Indirizzo: Via Legnano 4-6-8

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: 

Il lungo fronte completamente rivestito in clinker della casa di Gigi Gho’ svetta sereno a fare da contraltare alla sagoma imponente dell’Arena Civica, tra il verde del parco Sempione. L'edificio è impostato su una planimetria ad H in cui i due corpi paralleli appaiono leggermente traslati. Dal parco lo sguardo va agli otto piani fuori terra caratterizzati da una tripartizione ‘classica’, ottenuta grazie alla varietà dimensionale delle aperture: il basamento su due livelli con uffici e vetrate, la fascia di quattro piani a porte- finestre e il coronamento, costituito da altri due livelli di finestrature fitte e regolari, più l’ultimo, arretrato e segnato da un’unica infinita vetrata. La serie di pilastri ritmati portati in facciata, pensati per caratterizzare la base dell’edificio e la zona ad uffici, annegano ai piani superiori nella superficie del fronte, completamente rivestito in clinker, per ricomparire, in un solo caso – come fosse un’antica nervatura che si conclude in una pensilina – attraversando l’unica balconatura, asimmetrica rispetto alla scansione del prospetto.

 

Osservando l’edificio di scorcio se ne nota l’ulteriore raffinatezza nella concezione del ‘doppio fronte’ che sembra aggettare rispetto al corpo vero e proprio. Qui Gho’ sceglie la strada del funzionalismo senza abbandonare la tradizione lombarda della copertura a falda e al tempo stesso riprende il ritmo serrato di pieni e di vuoti secondo una composizione che si fa più intensa all’interno degli atrii, quasi simmetricamente opposti, dove quello su via Legnano ai civici 4 e 6 presenta una soffittatura che riprende il tema dell’origami o di una cassettonatura decostruita. Marmo nero per la pavimentazione, marmo Calacatta per le pareti quando non sono trattate in boiserie, scala sospesa in legno e metallo, leggermente obliqua per creare un ulteriore effetto di profondità come piaceva tanto anche ad Asnago e Vender o a Malchiodi. Una presenza nella città solo apparentemente silenziosa, opera di alta qualità con continui rimandi culturali e suggestioni tratte dal clima artistico coevo, quello di Melotti e di Dova.

 

Un edificio da scoprire e che al suo tempo meritò una descrizione come quella apparsa su “Domus”: “nell’antologia di Milano moderna, questo edificio tiene un posto ragguardevole per la sua aderenza ad una estetica motivata dall’impiego dei materiali che noi preconizziamo perché la città si mantenga ‘nuova’. Le superfici sono in alluminio ed in litoceramica Piccinelli smaltata in verde, con effetto bellissimo”.

 

Maria Vittoria Capitanucci