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Casa in via Cimarosa

Anno: 1954 - 1956

Località: Milano, Washington

Indirizzo: via Cimarosa 7

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: G. Belotti, S. Invernizzi e G. Casentino

In un vuoto di modeste dimensioni all’interno della cortina ottocentesca di via Cimarosa, a metà degli anni ’50, Giandomenico Belotti ottiene l’incarico di progettare un edificio per abitazioni di otto piani con un appartamento per piano. La stretta spaccatura sul fronte strada non coincide con lo sviluppo del lotto al suo interno che, infatti, si allarga secondo un disegno che si approssima a quello di un triangolo rettangolo in cui ipotenusa e cateto rappresentano i due lati confinanti con gli edifici esistenti, i due lati ciechi. È proprio questa condizione così vincolata a determinare la ricchezza del progetto. L’idea di Belotti è costruire una casa in cui la distinzione dei luoghi di cui si compone – spazi pubblici dei soggiorni e privati delle zone notte – sia efficacemente rappresentata a partire dalla facciata. Lungo la via Cimarosa prospetteranno, dunque, tutti i locali di soggiorno della casa, sulla corte interna i servizi e le zone notte. Con l’obiettivo di rendere evidente questa differenza, anche i due prospetti assumono carattere differente: un fronte totalmente vetrato guarda la strada pubblica mentre sulla corte interna, trattata a giardino, affaccia un prospetto segnato dagli elementi della struttura in cemento armato e dai tamponamenti in mattoni.

 

Il sistema costruttivo scelto è di tipo tradizionale: una maglia regolare di pilastri e travi in cemento armato segue il disegno del lotto e viene portato in facciata a definire il carattere e la misura dell’edificio. In questo modo elemento caratteristico del prospetto su strada diviene il pilastro centrale, arretrato rispetto al filo stradale, che, unico elemento verticale, dal punto di vista funzionale, ha il compito di dividere in due l’atrio d’ingresso distinguendo l’accesso alle abitazioni da quello alla corte interna e ai garage. Il basamento dell’edificio risulta costruito per così dire in negativo: un grande spazio coperto, in ombra, libero lungo la strada e definito dai muri perimetrali delle case confinanti e dal pilastro, necessario sia dal punto di vista strutturale che rappresentativo. Sopra al basamento una superficie leggera, totalmente vetrata, continua, mette in rappresentazione l’affaccio dei soggiorni. Diversamente sulla corte interna, il prospetto si chiude, a caratterizzare lo spazio privato della casa.

 

Scriveva Belotti che “(…) il linguaggio, in quanto strumento specifico di comunicazione, appare come il passo iniziale da compiere. Linguaggio con il quale rappresentare in un grande quadro unitario, attraverso l’uso dei valori segnici e storici della contemporaneità, principalmente la cultura del luogo e, assieme, seppure in modo sfumato, i riferimenti a quel vasto intorno culturale del quale il mondo dell’informazione trasmette incessantemente caratteri, immagini, avvenimenti. Linguaggio, del quale sono da cogliere le indicazioni illuminanti che compaiono nelle inarrivabili opere di architettura partecipata dei grandi Perret, Corbusier, Mies, nelle quali la purezza dello “spazio” comunica, unitamente al suo volto e alla sua natura, i valori e i contenuti più significativi di quest’epoca”. Il progetto in via Cimarosa, in questo senso, rappresenta un chiaro documento di come teoria e pratica, in architettura, siano momenti inscindibili.

 

Martina Landsberger

BIBLIOGRAFIA SULL'EDIFICIO:

 

Sergio Crotti

Giandomenico Belotti Opere e progetti

Electa, Milano, 1996

 

Giandomenico Belotti

Spazio struttura linguaggio. L’architettura partecipata

Hoepli, Milano, 2000