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Monumento a Sandro Pertini

Anno: 1986 - 1988

Località: Milano, Brera

Indirizzo: piazza Croce Rossa

Destinazione d'uso: Sistemazioni urbane

Progettista: Aldo Rossi

Il monumento di piazza o largo Montenapoleone è terminato. Mi sembra molto bello anche se suscita le solite reazioni / ma io penso che in poco tempo sarà parte della città. È strano che io non riesca a comunicare la gioia del suo significato e sia invece quasi inteso come opera fredda ecc. per non dire il peggio
[Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 42, 23 aprile 1990 - 23 settembre 1990, in: Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di Francesco Dal Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999]

 


Il progetto per largo Croce Rossa ancor prima di identificare il monumento a Sandro Pertini è un piccolo e misurato progetto urbano di Aldo Rossi. Immaginato come una minima piazza lombarda, una scena teatrale, lo spazio libero, lastricato tra i volumi costruiti, raccoglie e fiancheggia le direttrici di due importanti assi milanesi; via Montenapoleone e via Manzoni. L’architettura regola la disposizione dei pochi segni proposti in un’ordinata composizione nella quale, i gelsi, i lampioni e le panche, allineati e paralleli costruiscono le quinte disposte nell’attesa del fondale. Il monumento, alla fine, è uno spazio abitato, un solido stereometrico, un cubo di otto metri di lato che si compone di tre pareti disposte ad accogliere una larga scala che supera la quota fino al podio, al belvedere.

 

L’inversione dello spazio si compie per la natura dell’oggetto scultoreo che sembra costruito tanto per accogliere chi guarda lontano quanto per essere guardato. Progettato e costruito alla fine degli anni ‘80, ultimato in occasione dell’inaugurazione della terza linea metropolitana milanese nel 1990, riprende e rende concreti gli studi e le ricerche compiute trent’anni prima per il monumento alla Resistenza a Cuneo del 1962, con Luca Meda e Gianugo Polesello. L’immagine iconica della sezione per il monumento ai partigiani ricompare nel progetto milanese come un riferimento antico che finalmente trova la sua verifica costruttiva. L’attitudine al monumento abitato, immaginato come macchina per guardare, sottolinea il carattere narrativo di un’architettura che attraverso percorsi e punti di vista instaura un rapporto stretto con il contesto e il paesaggio. Al lato opposto una fontana in forma triangolare, incastrata nel volume muto, completa lo spazio verso l’esterno della piazza chiudendo tanto i riferimenti alla natura lombarda del territorio quanto i segni espressivi propri del lavoro di Aldo Rossi. Una geometria ancor più raffinata disegna le misure dei singoli pezzi di pietra, (50 x 25 x 25 cm) sovrapposti come somma di conci in cui la vena interrotta, grigia e rosa, disegna l’immagine di una complessità costruita a partire da frammenti squadrati di cava; marmo di Candoglia come il Duomo di Milano.

 

Claudia Tinazzi