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Edificio per albergo e abitazioni

Year:  1961 - 1965

Town: Milano, Duomo

Address: largo Augusto 2

Destinazione d'uso: Strutture ricettive

Designer: Luigi Figini, Gino Pollini

Brutalista”; così venne definito questo grande edificio al suo apparire. Infatti, tanto l’edificio di via Circo, di pochi anni prima, è “grazioso”, tanto questo isolato quasi completo di largo Augusto è “antigrazioso”. Tanto quello è limitato nelle sue dimensioni, tanto questo è grande e incombente, con logge a sbalzo e quattro ordini di balconi su via Francesco Sforza. Tanto l’edificio di via Circo è “caldo” confortevole e cromaticamente omogeneo all’intorno, tanto quello di largo Augusto è alto, massiccio, cromaticamente grigio. Se poi si analizzano le diverse versioni preliminari del progetto, ognuna rappresentata da un diverso plastico di studio, si scoprirà il carattere “nordico” dell’intervento, che si compone di un grande albergo, negozi, uffici e abitazioni più l’autorimessa sotterranea, occupando i tre quarti di un lotto intero in fregio alla cerchia dei Navigli.

 

Venne anche fatta costruire una campata di progetto alta tre piani completa di loggia a sbalzo e di ogni dettaglio al vero, e nel materiale prescelto: ma sarà il granito bianco di Montorfano, che a Milano è già sporco, sarà l’abbondanza del calcestruzzo a vista, pur molto ben gettato e finito, saranno i serramenti in alluminio anodizzato color oro, frutto peraltro di una successiva manutenzione malaccorta, resta il fatto che questo complesso alto più di nove piani è di una durezza inusitata; tiene benissimo il suo posto nella scena urbana, ma non offre un’immagine accattivante.

 

La casa di largo Augusto, o meglio “il Jolly Hotel” come veniva comunemente chiamato, appare più compiuta nel fronte sui Navigli, dove il brutalismo del telaio in cemento armato a vista domina senza mediazioni o distorsioni la facciata, mentre il fronte su largo Augusto, con i suoi masselli di granito e i suoi parapetti a nido d’ape in granito non riescono a qualificare il lungo fronte come una quinta urbana. Gli arretramenti in copertura, i pilastri sdoppiati sugli angoli del lotto che ripartiscono i due piani ortogonali delle logge in aggetto, il vasto foyer a due piani dell’albergo fanno parte del collaudato vocabolario di Figini e Pollini, ma in una declinazione “hard” che non fa nulla per compiacere l’occhio.

 

Giacomo Polin