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Edificio per abitazioni e uffici

Anno: 1947 - 1948

Località: Milano, Duomo

Indirizzo: via Broletto 37

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: Luigi Figini, Gino Pollini

L’edificio costruito in via Broletto sulle macerie dei bombardamenti dell’agosto del ‘43 è insieme poesia e prosa, come quasi sempre nelle opere di Figini e Pollini: la poesia di una trama che su ogni facciata, su ogni orientamento alla luce del sole, si distorce si adatta e si diaframma con figure diverse, e con materiali diversi; e la prosa di volumi intensivi, di altezze spregiudicate, di ricostruzioni post-belliche piene di attivismo e di ottimismo, in una città che per un momento non si pone limiti. Il fronte su strada, sobrio ma virtuosisticamente composto, nasconde la corte che stacca il volume alto retrostante, affacciato su via Cusani. Questa corte è un piccolo miracolo di equilibrio tra spinte contrastanti, in altezza e profondità; una situazione analoga a quella che sarà affrontata da Caccia Dominioni dieci anni più tardi nel complesso in corso Italia.

 

Dal punto di vista insediativo i problemi da risolvere sono particolarmente complessi: la forma irregolare del terreno, l’elevata volumetria edificabile e la necessità (sentita soprattutto da Figini) di conservare e valorizzare la vegetazione esistente, costringono il progetto ad un difficile equilibrio. Il risultato è ottenuto attraverso la disposizione di un corpo uffici alto sette piani su via Broletto, e di una torre di abitazioni alta undici piani al centro del lotto, affacciata su un giardino esistente, oltre a due piccoli corpi di fabbrica di collegamento alti uno e due piani. I piani bassi dei due edifici sono occupati dagli sportelli e dagli uffici della banca Manusardi, il cui proprietario è un vecchio committente ed amico di Figini e Pollini, che già li aveva incaricati di realizzare un appartamento a Milano e una villa a Cartabbia. L’androne d’ingresso del corpo su via Broletto e quello della “torre” sono allineati secondo l’asse prospettico che traguarda il giardino sul retro, sia per “avere una visuale di infilata sopra un fondale di verde”, sia per garantire un adeguato ricambio d’aria al cortile. Dal cortile una rampa dà accesso all’autorimessa sotterranea.

 

Il complesso di via Broletto si presenta dunque come il primo esperimento compiuto sul tema prediletto della facciata “tridimensionale”, con uno sforzo di approfondimento degli effetti di chiaroscuro e vibrazione luminosa dati dalla trasposizione della “pelle” di facciata su più piani arretrati. Non solo: questo gioco di sdoppiamento dei piani si svolge anche sulla verticale, raddoppiando gli architravi di ogni finestra per permettere l’alloggiamento delle tapparelle in corrispondenza di quelli inferiori, con un effetto generale di trama “scozzese”, nel tentativo di sviluppare la semplice trama ortogonale del razionalismo delle origini in direzione di una maggiore complessità costruttiva e percettiva.

 

Giacomo Polin