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Due case Ina al quartiere Comasina

Year:  1956 - 1957

Town: Milano, Comasina

Address: via Teano

Intended use: Edifici residenziali

Designer: Piero Bottoni, Pietro Lingeri

Il quartiere Comasina è stato concepito nel 1953 da Irenio Diotallevi (coadiuvato da Max Pedrini e Camillo Rossetti) come un quartiere autosufficiente articolato in quattro comparti (ciascuno con un fulcro di servizi) agganciati a un cuore centrale, marcato dalla presenza della chiesa. Se è apprezzabile il tentativo di ridurre l’incidenza delle strade automobilistiche per favorire le relazioni affidate ai percorsi pedonali, la disposizione dei corpi di fabbrica secondo l’asse eliotermico ha avuto il sopravvento sull’esigenza di dare all’insieme un disegno chiaro e unitario. La disattenzione al rapporto fra vuoti e pieni, e in particolare all’architettura della strada, ha finito per dare all’insieme un aspetto caotico e disorientante. Rilevanti poi le difficoltà incontrate sul versante della coesione sociale , conseguenza inevitabile della scelta, per altro apprezzabile, di rispondere a diverse forme di fabbisogno abitativo: «gli “sfrattati”, i senzatetto, gli “ex-baraccati”, gli “impiegati” ecc.» . Ma il problema di fondo era e resta la «carenza di determinate caratteristiche urbane».

Bottoni progetta per l’Ina-Casa due coppie di edifici residenziali identici: la prima corrispondente ai fabbricati n. 81 e 82 (in prossimità di via Madre Clelia Merloni) e l’altra, firmata con Lingeri, corrispondente ai fabbricati n. 64 e 64a (in prossimità di via Teano). Nella prima coppia di edifici la ricerca di economie nell’impianto distributivo  va a scapito dell’architettura. Ben diverso il risultato conseguito nei due edifici di via Teano progettati con Lingeri. Qui la limpidezza dei caratteri distributivi trova una coerenza notevole con la figurazione. Ogni organismo di 9 piani fuori terra è disimpegnato da due scale che servono ciascuna due o tre alloggi per piano. Entrambe le facciate si basano su una sapiente combinazione delle tensioni verticali e orizzontali. Un gioco di arretramenti (le logge) e di sporgenze: un telaio di penombre e aggetti in cui risaltano le superfici chiare: quattro blocchi ritmati dalle finestre, che paiono sospesi e in perfetto equilibrio con l’insieme. Coerente è il trattamento dei fianchi, differenziati nelle parti centrali: nel fianco sud con il divaricarsi della muratura, come a rimarcare la ricerca di uno spicchio di luce; a nord con un arretramento che, oltre a catturare la luce, accentua la tensione verticale. Penombre orizzontali, infine, vanno a rimarcare il carattere eccezionale dei piani quarto e ottavo, dove trovano spazio aree per il gioco dei bambini.

 

Giancarlo Consonni