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Year: 1937 - 2009
Town: Milano, Duomo
Address: Piazza Duomo
Intended use: Edifici con funzione espositiva
Designer: Griffini, Magistretti, Muzio, Portaluppi. Studio Italo Rota & P.
Negli anni Venti, quando prendono avvio gli studi per il nuovo piano della città, la piazza del Duomo era ancora avvertita come una questione irrisolta. La mancata realizzazione del Palazzo dell’Indipendenza lasciava aperto il tema della dimensione e delle proporzioni del sagrato. Il mancato completamento monumentale della Manica Lunga del palazzo Reale (la Loggia Reale) ne lasciava incompiuto il fianco meridionale e irrisolta la variazione angolare con il sistema stradale di origine romana. In questi anni, matura lo sventramento della zona meridionale della piazza, che sollecitato da forti pressioni speculative, porterà a prefigurare la futura piazza Diaz e alla parziale demolizione della Manica Lunga, eseguita tra il 1936 e il 1937. L’ennesimo concorso per riformare la piazza del 1937, vide prevalere la proposta di un raggruppamento composto da Muzio, Portaluppi, Griffini e Magistretti, che trovò l’appoggio e il sostegno del Podestà. Sorprese e, insieme, convinse il sodalizio di quattro architetti affermati e spesso culturalmente contrapposti sulla scena milanese, che dovette apparire come una e preventiva ragionevole mediazione programmatica. Il progetto non prolungava i portici meridionali del Mengoni, proponendo due corpi gemelli, che, alti più di otto metri rispetto alla cortina mengoniana, come propilei, segnavano il passaggio verso la nuova city fascista. I due edifici erano caratterizzati da aperture architravate nel gusto della monumentalità romana e dalla spiccata allure metafisica.
L’edificio di sinistra costituiva il vero e proprio Arengario, planimetricamente ampliato per collegarsi direttamente alla piazzetta Reale. Le facciate, completamente rivestite di marmo di Candoglia, riprendevano al primo e secondo livello il tema dell’arco a tutto sesto caro a Muzio; alla base dei fabbricati si aprivano, invece, portali rettangolari con cornici decorate, opera dello scultore Arturo Martini. La vicenda costruttiva dei due padiglioni dell’Arengario, iniziata nel 1939, si dipanerà solo nel dopoguerra (1956), quando le motivazioni politiche e funzionali saranno ormai irrimediabilmente mutate e i due edifici faticheranno a trovare un ruolo all’interno della piazza. L’Arengario, danneggiato dai bombardamenti, privato dell’arengo nel 1947, subirà negli anni successivi l’adeguamento degli interni per far posto all’Ente Provinciale del Turismo.
Con il piano di riordino dei musei civici, il Comune ha avviato nel 2001 il progetto di restauro dell’Arengario, affidato all’architetto Italo Rota (vincitore di un concorso), per la realizzazione del nuovo Museo del Novecento, sede stabile delle collezioni civiche dell’arte italiana del ventesimo secolo. Il progetto si fonda su due obiettivi. Organizzare un sistema distributivo museale semplice e lineare; restituire un’immagine sulla piazza forte e attraente, così da trasformare il museo in uno dei luoghi culturali privilegiati della città. Lo spazio verticale della torre è stato alleggerito dai mezzanini e dalle superfetazioni degli anni cinquanta e organizzato intorno a una rampa a spirale, che dal livello della metropolitana raggiunge la Sala delle Colonne e la terrazza affacciata su Piazza del Duomo. La spirale vetrata, “tubo catodico” della comunicazione del Museo del Novecento, diviene il fulcro del percorso espositivo. Un’ascesa che si dipana per i quattro piani del corpo edilizio affacciato su via Marconi, raggiungendo i due nuovi livelli soprastanti la Sala delle Colonne, che ospitano la collezione di Lucio Fontana e il suo grande neon luminescente sulla scena del Sagrato.