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Edificio residenziale

Year:  1953 - 1954

Town: Milano, Brera

Address: via dei Giardini 16

Intended use: Edifici residenziali

Designer: C. De Carli, A. Carminati

L’edificio, immerso nel verde, sorge su una porzione di terreno adiacente a via dei Giardini, originariamente compresa nel parco privato di Palazzo Borromeo d’Adda in via Manzoni e ceduta dapprima al Comune di Milano e in seguito alla società Alvisco, proprietaria dell’immobile.

 

Il progetto, le cui prime soluzioni risalgono al 1952, è impostato su uno schema planimetrico che si estende entro un perimetro rigidamente fissato da una convenzione privata tra il Comune di Milano e i conti Borromeo d’Adda risalente al 1940, che stabiliva che su tale area era possibile costruire “soltanto una villa costituita da un piano semi interrato regolamentare, da un piano terreno e da altri due piani, fino a raggiungere l’altezza complessiva insuperabile di m. 13”. Sulla base di tale accordo e attraverso successive modifiche e varianti viene definita la soluzione realizzata.

 

Lo schema planimetrico, composto da un rettangolo innestato in un ottagono traslato, è determinato anche dall’intento di valorizzare il rapporto dell’abitazione col verde ed “assume forma irregolare per inchinarsi quasi ad abbracciare, rispettandolo in pieno, un magnifico albero” (A. Danusso, 20 ottobre 1952). L’ottagono, corrispondente al corpo dei soggiorni, sporge infatti verso il giardino, creando una concavità attorno al grande platano che ombreggia la casa. La zona notte è invece collocata verso il parco che separa la casa da Palazzo Borromeo.

 

La costruzione si eleva per tre piani. Ad ogni piano corrisponde un appartamento di circa 280 mq. La composizione poligonale, scandita orizzontalmente dalle fasce marcapiano, determina una diversa incidenza della luce sui fronti ed è caratterizzata dall’alternarsi delle superfici vetrate a griglie scorrevoli esterne in legno, di quelle piene e delle leggerissime ringhiere metalliche dei balconi. La critica contemporanea sottolinea il carattere di sobrietà e rigore di questa residenza borghese: “una semplice, civilissima Architettura urbana, desiderosa, se mai, di passare inosservata tra i più ingombranti volumi edilizi che le sorgono attorno” (E. Gentili Tedeschi, 1958).

 

L’edificio è stato recentemente alterato nei fronti, originariamente in klinker color terra chiaro, ora tinteggiati di giallo, e nella copertura piana in travertino a opus incertum, sulla quale è sorto un vistoso coronamento in cemento.

 

Elena Demartini